
La canzone è scaricabile su YouTube al seguente link.
Si chiede se la società Hydrodata, che ha sede a Torino, abbia compiuto dei sopralluoghi sul territorio per verificare direttamente la situazione. Si riferisce che rappresentanti della società erano presenti casualmente a Cagliari il giorno dell'alluvione ed hanno potuto assistere di persona agli eventi in corso. Inoltre, per la realizzazione dello studio, sono stati incaricati dei tecnici per i sopralluoghi.
Le scogliere in massi: non sporgono dal piano di campagna e non hanno funzione di arginare la piena ma di protezione delle sponde dall'erosione. L'ancoraggio e il consolidamento delle stesse, oltre che da materiali come cemento e terra, specie nel nord Italia dove questa pratica è molto usata, è garantito dalla messa a dimora di piantine di salice, a crescita rapida e con radicazione molto sviluppata. Nel nostro clima, meno piovoso, l'attecchimento delle essenze vegetali (anche se locali) è difficoltoso e richiede una particolare costanza nell'irrigazione (quindi personale e fondi per la manutenzione), altrimenti le scogliere resteranno inevitabilmente scoperte e con ancoraggio inadeguato.
Molti manifestano particolare disappunto per la proposta di realizzazione, con spesa ingente, delle difese spondali per l'edificio Hydrocontrol. Si ritiene che tale misura sia del tutto inutile, perché essendo l'edificio realizzato nell'alveo fluviale (addirittura ne restringe pericolosamente il corso) e le simulazioni di modello realizzate da Hydrodata dimostrano che l'edificio sarà comunque esposto ad alluvioni anche per piene inferiori a quella dell'ottobre 2008, nessun dipendente, si presume, sarebbe disposto ad averla come propria sede di lavoro. Si propone di risparmiare per opere più utili gli 800.000 euro necessari.
Molti manifestano perplessità anche per l'affermazione contenuta nelle schede del Piano Hydrodata sulla presunta azione svolta dalle piscine di Poggio nella deviazione delle acque verso la casa più a valle che è stata interessata dalle acque in piena e verso il ponte. E' opinione comune che le piscine non costituissero ostacolo alle acque e che l'erosione spondale che ha colpito l'abitazione di un socio della Cooperativa Poggio dei Pini sia stata causata dalla scomparsa dell'abbondante vegetazione presente in alveo, in conseguenza di un incendio.
Si manifestano perplessità anche sul fatto che lo studio Hydrodata, in questa fase, abbia definito degli interventi senza aver compiuto le opportune indagini sugli affluenti in destra idrografica che hanno avuto un ruolo molto significativo soprattutto nel determinare l'entità del trasporto solido, conoscendo i quali, probabilmente, le scelte sugli interventi (es. Hydrocontrol) avrebbero potuto essere diverse.
Si esprime notevole preoccupazione sul fatto che le ampiezze dell'alveo e dei ponti in questo primo tratto di fiume siano notevoli (70 m per il ponte presso Hydrocontrol e 110 m per il ponte delle piscine Poggio), mentre a valle, dove la portata idrica del fiume è molto maggiore, il corso d'acqua e i ponti si restringono drasticamente nel passare per l'abitato di Rio S. Girolamo.
Secondo Hydrodata, l'accesso al ponte piscine Poggio dovrebbe avvenire attraverso la strada 24 (strada per le scuole di Poggio). Questa strada, oltre a complicare il percorso, presenta una larghezza inadeguata a sostenere l'impatto del traffico che attraverserebbe Poggio verso Cagliari e verso Capoterra (il punto più difficile si ha dove la carreggiata si restringe molto nel passare tra quattro case che distano dai 5 ai 10 metri dalla strada e dove è presente una scarpata in roccia granitica che dovrebbe essere necessariamente abbattuta per poterla ampliare; la strada inoltre è utilizzata abitualmente dagli scolari per rientrare a casa a piedi e sopporta già con difficoltà il passaggio dell'autobus per le scuole e dei mezzi per il ritiro dei rifiuti urbani, ndr).
Ci si chiede se sia possibile spostare il ponte un po' più a valle, mantenendo ed eventualmente ritracciando l'attuale strada di accesso in sinistra idrografica.
Si manifestano dubbi sull'effettiva utilità del canale di derivazione che escluderebbe il lago di Poggio dal corso principale del Rio San Girolamo. Se il canale è dimensionato per un tempo di ritorno di 200 anni (circa 100 m3/s di portata), esso può funzionare solo in regime normale, mentre in caso di piena pari a quella del 22 ottobre 2008 il canale non potrebbe contenerla e l'acqua potrebbe di nuovo tracimare dalla diga. L'unico effetto che se ne otterrebbe sarebbe quello di portare a morte lenta il lago.
Ci si chiede se non sia possibile, invece, fornire ad esso uno sbocco adeguato alla piena del 22 ottobre, possibilmente anche con un certo margine di sicurezza, scavando nel granito in sinistra idrografica per allungare adeguatamente la linea di sfioro del lago e per ricavare in roccia un canale profondo a sufficienza da accogliere un tale volume di acque da porre la diga al riparo da nuove tracimazioni. Una soluzione di questo genere è stata già prospettata nell'ambito di una relazione tecnica sulla stabilità della diga, non facente parte dello studio Hydrodata, commissionata ad un esperto del campo.
Si evidenzia ancora una volta l'importanza del lago come bene identitario delle comunità residenti nella zona e come risorsa idrica strategica fondamentale in caso di incendi.
Ci si è chiesto il motivo della scelta di rimuovere la traversa in calcestruzzo sul lago piccolo: si ritiene che la scelta sia giustificata dal timore che un aumento del livello delle acque in questo punto possa interferire con le strutture della diga in terra a monte, causando danni alla struttura.
Si esprime profondo disappunto per le scelte fatte nell'area urbana di Rio San Gerolamo. E' particolarmente preoccupante la scelta di non operare alcuna delocalizzazione di edifici, a parte la scuola materna. Si osserva che la disposizione di due sistemi di argini a contorno di intere aree abitate creerebbe una sorta di quartieri-ghetto, con strade di accesso sugli stessi.
Si osserva che l'altezza e la disposizione degli argini non garantisce che le acque non possano scavalcarli o aggirarli e soprattutto non garantisce che le acque possano defluire, con il rischio di un pericolosissimo effetto "vasca" che porterebbe le acque a ristagnare senza sbocco proprio in corrispondenza delle aree "protette".
Si osserva che i due argini in progetto sono disposti in opposizione al flusso in arrivo dal fiume. Le acque, per defluire, dovrebbero aggirarli e passare in un ristretto varco tra di essi. E' prevedibile che, contrariamente al giorno dell'alluvione, quando la piena ha potuto defluire liberamente tra le case su un ampio fronte verso la foce, le acque ora si potrebbero accumulare a monte degli argini, con un aumento di livello che potrebbe superarne l'altezza di 2 metri (il livello delle acque osservato il 22 ottobre era di 1,5-1,8 m).
Preoccupa anche la velocità raggiunta dalle acque il giorno della piena: lo studio Hydrodata ha calcolato una velocità elevatissima, pari a 7 m/s, alla sezione del lago di Poggio. In condizioni di maggiore velocità delle acque è molto più probabile un accumulo in corrispondenza di eventuali ostacoli.
Il superamento degli argini da parte delle acque potrebbe inoltre causare dei franamenti improvvisi degli stessi, con la formazione di locali ondate di piena che potrebbero investire le abitazioni circostanti.
Molti si sono espressi in favore della delocalizzazione di un numero significativo di abitazioni in modo da lasciare al fiume lo spazio necessario al deflusso delle acque in piena. Gli abitanti delle aree colpite dall'alluvione del 2008 vivono una situazione di stress continuo e bisogna avere il coraggio di delocalizzare dove sia possibile. Chi scrive ha espresso la necessità di delocalizzare tutti gli edifici di rio S. Gerolamo colpiti dall'alluvione del 22 ottobre, più un'ampia fascia di edifici di Frutti d'Oro II presso la foce (intorno a 130 costruzioni in tutto).
Tra le altre considerazioni, si è espressa la necessità di effettuare uno studio idrogeologico anche nel bacino di Masoni Ollastu, nel quale pure si sono verificati danni, e che contribuisce ad incrementare i volumi idrici presso la foce del Rio S. Girolamo.
Si osserva che i ponti previsti nell'area più valliva sono fortemente sottodimensionati, ad eccezione del viadotto sulla 195.
Si osserva che 35 milioni di euro non possono essere spesi per realizzare opere dimensionate alla piena ipotizzata per il tempo di ritorno di 200 anni, perché tali opere rischiano di essere inutili se non dannose, mentre ogni somma risparmiata potrebbe contribuire alla delocalizzazione delle abitazioni.
Si evidenzia il fatto che la valutazione dei tempi di ritorno degli eventi alluvionali è fatta secondo algoritmi di calcolo sicuramente rigorosi, ma la base dati storica sulla quale tali calcoli sono effettuati non può essere considerata adeguata. In queste condizioni, i tempi di ritorno possono costituire un utile riferimento per definire le priorità degli interventi mentre considerarli alla stregua di previsioni può portare a grossi errori nel dimensionamento complessivo delle opere.
c) Esiste un rischio diretto per gli operatori di forza pubblica che vengono inviati a costituire i punti di presidio (cancelli), posti all'interno o nelle immediate adiacenze delle aree soggette ad inondazione?
d) Saranno effettuate verifiche nei confronti dei soggetti privati e pubblici che devono predisporre propri piani di emergenza (es. le scuole)?
Tra le priorità urgenti dell'Associazione 22 ottobre c'è l'istituzione di un piano della sicurezza comunale che consenta ai cittadini di convivere in maggior tranquillità con la possibilità che si verifichino nuove alluvioni.
La mattina del 22 ottobre 2008 migliaia di persone uscirono di casa per le quotidiane occupazioni o rimasero in abitazioni che stavano per essere investite dalla piena, totalmente ignare di essere esposte ad una catastrofe imminente. Dopo poche ore si contavano già dei dispersi, 5 dei quali poi risultati deceduti. Molti si sono trovati in situazioni di grave pericolo. Molti altri si sono resi conto di aver scampato il peggio per puro caso o per decisioni prese d'istinto.
Tenuto conto del fatto che, a 10 mesi dall'evento, non risulta ancora che siano stati presi opportuni provvedimenti per mettere al sicuro la popolazione, pensiamo che sia nel nostro diritto fare quanto è ragionevolmente in nostro potere affinché le nostre famiglie non debbano di nuovo essere esposte a rischi così estremi.
Vogliamo fare quanto è possibile perché chi vive nelle aree che sono state inondate non debba passare le notti nell'incertezza di venire spazzato via dalle acque del fiume con tutte le proprie cose. Vogliamo sapere che i nostri bambini non dovranno da un momento all'altro affrontare incredibili fiumi di fango e massi su strade, ponti e ponticelli che si trovano sul percorso di rientro a casa dalla scuola.
Cosa sta facendo l'ente pubblico
Con un considerevole ritardo, considerate le emergenze, è stato affidato lo studio idrogeologico necessario alla realizzazione delle principali opere di ripristino. Contestualmente, è stata affidata anche la redazione delle linee-guida per il piano della sicurezza locale.
La società incaricata sta lavorando e si prevede una consegna degli elaborati in tempi relativamente brevi. Solo in seguito (non si sa quanto ci vorrà) le autorità potranno emanare il piano della sicurezza definitivo.
Il Comune di Capoterra, inoltre, ha predisposto un servizio di SMS, riservato ai cittadini che aderiscano all'iniziativa, finalizzato all'emissione di comunicati in caso di nuove criticità:
(www.comune.capoterra.ca.it/index.php?option=com_content&task=view&id=382&Itemid=223)
Quindi, non esiste, ne' esisterà ancora per un pezzo, un piano della sicurezza adeguato al livello di rischio sperimentato. La stagione autunnale si avvicina rapidamente senza che si sappia esattamente cosa fare in caso di un nuovo evento alluvionale.
Per esempio, non si sa chi deve restare in casa e chi invece deve allontanarsene. Non si sa come fare a rendersi conto dell'arrivo di un evento critico e dove trovare in tempo utile informazioni attendibili. Non si sa quali siano i comportamenti da tenere e quali da evitare in un tale frangente. Non si sa come prepararsi ad una simile eventualità.
Non si sa se succederà di nuovo che qualcuno chiami aiuto nel mezzo della corrente con la propria auto e all'altro capo del telefono ci sia un addetto che non sa cosa rispondergli.
Non basta, poi, limitarsi a misure di prudenza che investano solo chi è già stato colpito: precipitazioni localizzate potrebbero cadere più intense su altre parti dei bacini limitrofi, altri insediamenti potrebbero essere colpiti. Perturbazioni più estese e persistenti potrebbero interessare aree molto più vaste e/o per un tempo più lungo e molte più persone potrebbero essere coinvolte.
Inoltre, il territorio è in rapido cambiamento: ogni intervento di ripristino, ogni nuova casa, se realizzati senza tutti gli opportuni criteri, possono introdurre modificazioni nel percorso dei deflussi superficiali ed esporre anche chi, per le esperienze precedenti, pensava di essere al sicuro.
Non è responsabile l'atteggiamento di chi cerca di tranquillizzare gli animi parlando di un evento fuori dal comune, che ha poche probabilità di ripetersi.
Il fatto che l'ottobre scorso si sia verificato un evento pluviometrico di dimensioni mai viste da quando si registrano i dati in Sardegna (85 anni) non può in alcun modo garantirci che un evento analogo non si presenti di nuovo a breve termine. Ricordiamo poi che anche per l'alluvione del 1999 si parlava di un evento straordinario, con ben poche possibilità di verificarsi di nuovo.
Cosa vogliamo fare
Il gruppo di lavoro meteo-protezione dell'Associazione si propone di intervenire sul tema della sicurezza in caso di eventi di piena con i seguenti intenti:
Cosa NON vogliamo fare
Cosa stiamo facendo adesso
Siamo semplici genitori e lavoratori e, nei limiti delle nostre possibilità e competenze tecnico-scientifiche, ci siamo attivati da qualche tempo su alcuni temi che riteniamo particolarmente urgenti, di cui si dà descrizione nel seguito.
Dati della stazione meteo OAC
Creazione di procedure di elaborazione automatica dei dati pluviometrici gentilmente trasmessi dall'Osservatorio Astronomico di Poggio dei Pini, per rendere in ogni momento consultabili (finché le reti elettrica e telematica funzionano) gli ultimi valori di pioggia registrati, da confrontare con i dati storici relativi alle precedenti alluvioni.
Rete pluviometrica privata
Predisposizione di una rete pluviometrica privata, da finanziarsi con una raccolta di fondi presso soci e non soci. Se il progetto risulterà realizzabile, sarà costituita da centraline di monitoraggio da installare in abitazioni di volontari, con trasmissione e gestione centralizzata dei dati che pensiamo di rendere pubblici su web insieme ai dati dell'Osservatorio. E' in corso di ultimazione la fase di valutazione delle specifiche tecniche strumentali. Siamo attualmente in fase di progettazione preliminare della rete (ricerca dei siti e dei volontari, valutazione delle caratteristiche tecniche del sistema di trasmissione e gestione dati, stima preliminare dei costi).
Rete di osservazione fluviale privata
Predisposizione di una rete webcam di osservazione del reticolo fluviale, da installare in abitazioni di volontari. Anche in questo caso con trasmissione e gestione centralizzata e in tempo reale delle immagini riprese, da inserire su web insieme ai dati della rete pluviometrica. In fase di progettazione preliminare.
Pagina meteoweb
Creazione di uno strumento integrato dati pluviometrici/immagini webcam per fornire a chiunque disponga di una connessione Internet un'informazione di rapido accesso (per quanto i nostri mezzi potranno consentire), semplificata e in tempo reale sullo stato delle precipitazioni e dei deflussi nei corsi d'acqua principali.
Archivio siti interessati da esondazione
E' stata avviata la realizzazione di un archivio di singoli eventi di esondazione avvenuti, con danni a persone e cose, nel Comune di Capoterra. I siti saranno localizzati, con la precisione consentita dalla qualità dei dati recuperati, mediante un sistema di coordinate geografiche. Per completare le informazioni finora disponibili, si intende procedere ad una raccolta dati che dovrebbe coinvolgere quante più persone possibile attraverso la compilazione di una scheda (che verrà inserita al più presto nel blog) nella quale ognuno potrà riportare informazioni e testimonianze dirette. Le informazioni potranno essere utili ad individuare eventuali fattori capaci di aumentare/ridurre il rischio di esposizione ad eventi alluvionali. Serviranno inoltre a supporto delle attività del gruppo di soci che si occupa dei problemi idrogeologici.
Analisi delle reti meteorologiche
Valutazione delle caratteristiche delle reti meteo attualmente funzionanti, per evidenziarne le possibilità di miglioramento e di eventuale utilizzo in un sistema di gestione centralizzata.
Analisi dei fattori di sicurezza idrogeologica
Dal punto di vista di chi ha subìto gli eventi dell'ottobre scorso, è in corso un'analisi dei fattori che si ritiene possano influire sulla sicurezza idrogeologica degli abitanti di Capoterra. L'attività è finalizzata a fornire elementi di riflessione ai tecnici incaricati della stesura delle linee-guida del piano di protezione comunale.
Partecipazione
Si ricercano contatti con la società che sta predisponendo lo studio idrogeologico e le linee-guida per la sicurezza di bacino, per fornire informazioni ed eventuale collaborazione.
E' gradita la partecipazione di chiunque abbia un contributo da portare alla nostra attività. Vi preghiamo di inviare le vostre offerte di collaborazione all'indirizzo info@22ottobre.org dell'Associazione. Ricordiamo che le attività prestate all'Associazione dai soci e dai non soci sono esclusivamente a titolo gratuito.
Nonostante le tante proteste di singoli cittadini, di gruppi e associazioni, nonostante due interrogazioni al consiglio regionale, nonostante l’ispezione dell’assessorato all’ambiente della provincia, l’odore proveniente dall’impianto di compostaggio del CASIC quasi ogni mattina entra in casa a ricordarci quanto siamo bravi nella raccolta differenziata.
Certo, l’odore non ha mai ucciso nessuno, noi capoterresi poi, siamo circondati dai fumi provenienti da Sarroch e da Macchiareddu che magari non puzzano ma chissà che altre cose potrebbero causarci, però…perché dobbiamo sorbirci questa fastidiosissima puzza? Certo, si risolvesse questo problema ce ne rimarrebbero mille altri, ma credo che i problemi vadano risolti tutti e che cambiare l’oggetto del discorso sia quantomeno controproducente. Un problema più serio lo si trova sempre e, spesso, è la scusa di tanti per non risolvere nulla.
Torniamo quindi all’impianto di compostaggio e la fatidica domanda: perché tanta puzza? Cosa si deve affinché l’impianto funzioni senza generare sempre questo fetore? Chi deve effettuare i controlli? E soprattutto chi deve risolvere il problema?
A queste (e altre) domande ha risposto il bell’incontro organizzato dai ragazzi di Demos Capoterra il 18 luglio nella piazzetta del centro commerciale i Gabbiani.
Non dirò nulla di cosa si è detto ma lascio che siano gli interventi a spiegare, sicuramente meglio di come farei io, i problemi e le possibili soluzioni.
Qui si possono scaricare gli interventi dei tecnici che danno spiegazioni tecnico - legali all'argomento.
Voglio invece parlare di due aspetti che mi hanno colpito, uno favorevolmente, l’altro negativamente.
L’aspetto che mi ha colpito favorevolmente è stato il metodo. Il metodo che i ragazzi di Demos Capoterra hanno utilizzato per affrontare il problema. Senza isterismi o urla ma semplicemente studiando il problema, cercando le soluzioni e i responsabili che possono risolvere il problema.
In pratica il metodo usato da noi dell’Associazione 22 ottobre, in modo da far capire alle varie amministrazioni (comunale, provinciale, regionale) che non ha a che fare con persone che si possono abbindolare facilmente con false promesse ma che siamo consapevoli dei problemi che ci sono nel nostro territorio e VOGLIAMO che siano risolti e gli staremo dietro per fargli sentire il nostro fiato sul collo, fino a che non saranno risolti.
Si tratti delle opere di messa in sicurezza dei fiumi o dell’impianto di compostaggio è lo stesso. Il messaggio è: a Capoterra ci sono dei gruppi di cittadini che si sono svegliati e che si stanno mettendo in gioco, mettendoci anche la faccia, per migliorare le cose.
Questo rimanda all’aspetto che mi ha colpito negativamente. La partecipazione. Ovunque vada, dal supermercato all’edicola, dal bar alle poste, in ogni zona di Capoterra l’argomento “puzza dall’impianto di compostaggio” è uno dei più gettonati. Ma allora perché, mi domando, ad un’incontro che parla di puzza non ci sono centinaia di persone che vogliono informarsi, fare domande, capire?
È quello che succede anche alle nostre iniziative. Se facciamo un incontro nella parrocchia di Frutti d’Oro per parlare dell’alluvione vengono una decina di persone malgrado l’alluvione abbia toccato tutti.
Sarebbe facile dare la colpa alla “gente” ma non credo sia cosi semplice. Ci sono tante cose dietro (ma anche davanti e ai lati!) ma credo che uno dei motivi di tanta disaffezione alla politica (perché di politica si tratta) sia la mancanza di riscontri concreti quando si cerca di portare avanti le istanze collettive, legata alla tendenza a demandare ai potenti di turno le decisioni che (sembra) non ci riguardano direttamente.
Cosa si può fare allora per invertire questo processo? Io (che sono un inguaribile ottimista) credo che questo processo si stia già invertendo e la dimostrazione è il “fermento” politico (dato anche dalla nostra associazione) che sta crescendo nella comunità, portato avanti (quasi esclusivamente) da persone che sino ad ora non avevano messo a disposizione della collettività parte di loro stessi e che, soprattutto, e che non ha interessi personali a “buttarsi in politica” se non quelli di assicurare un futuro migliore ai propri figli e alla comunità in cui (speriamo sempre di più) ci riconosciamo, quella di Capoterra.