martedì 14 dicembre 2010

Arare e Pascolare

Giovedì 9 dicembre si è tenuto, nella parrocchia di Frutti d’Oro, un incontro organizzato dal Movimento Capoterra: Solidarietà – pari dignità, tra l’assessore Sannittu e la popolazione di Capoterra. L’incontro è stato ben descritto da Giuseppe Pala.

Forse per il fatto che fossimo in chiesa, più che un dibattito sullo stato dell’arte sulla messa in sicurezza del rio San Gerolamo è sembrata una liturgia politica (con la p minuscola). Deferenza nei riguardi del potere, comizi e interessi particolari che superano i generali.

Dopo i consueti saluti la discussione principale si è spostata sulla possibilità o meno di possibili delocalizzazioni di alcune case. È stata mostrata la carta (presa dal sito dell’Associazione 22Ottobre) dove era mostrata la soluzione proposta nello studio preliminare da Hydrodata per la zona della foce.

L’assessore Sannitu ha puntualizzando che tutto ciò che circola in rete appartiene allo studio preliminare, il progetto preliminare sarà consegnato agli Uffici regionali (dalla società Hydrodata, la stessa che ha eseguito lo studio preliminare, incaricata del progetto) tra circa due settimane.

Sottointeso, non c’è nulla di vero, le case (due case e uno scantinato) non verranno toccate.

Era la risposta che tutti volevano sentire.

Ignorando quanto deciso il 22 aprile 2010 dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino Regionale che, ricordo, delibera di individuare quale ipotesi di intervento da attuare (...) quella che preveda un alveo dimensionalmente coerente con la soluzione 2 di cui allo studio sviluppato dal “Consorzio Intecno – DHI di Torino, Hydrodata s.p.a. e ART Ambiente Risorse Territorio s.r.l.” ma con tracciato dell’asse del corso d’acqua e utilizzazione delle aree golenali coerenti con la soluzione 3 variante B.

Quella mostrata nella carta. Alveo da 50 m. Tracciato della soluzione 3b che prevede la delocalizzazione di tre case.

Arare e pascolare.

C’è un vecchio detto che afferma che in uno stesso terreno non si può arare a pascolare allo stesso tempo (a dire il vero esistono anche versioni un po’ più ...dirette!!!).

Allo stesso modo chi ci governa (ed in chiesa erano presenti rappresentanti di varie istituzioni regionali e comunali) e chi ci vorrebbe governare, pretende di poter arare e pascolare.

La delibera dice quale deve essere l’ipotesi di intervento. Il progetto preliminare seguirà tale ipotesi.

Ma questo non può essere detto perché non si deve scontentare nessuno.

Nessun politico ha avuto il coraggio di dire che, se vogliamo che il San Girolamo non entri più nelle nostre case, non possiamo pretendere che queste siano dentro il fiume.

Nessun politico ha avuto il coraggio di dire che certe volte il bene comune è più importante del bene particolare.

Nessun politico ha voluto dire che le case non verranno abbattute e la gente lasciata in strada, ma verranno delocalizzate, cioè le case si dovranno ricostruire in un altro posto (sicuro) a spese dell’amministrazione.

Nessun politico ha voluto aprire una discussione in modo che, se si dovesse arrivare alla scelta di dover delocalizzare delle case, si è già provveduto ad individuare le aree e si è discusso di quanti soldi ci sono a disposizione per la ricostruzione.

Arare e pascolare.

Sembra che oggi fare politica voglia dire non scontentare nessuno, ma questo porta inevitabilmente a non prendere nessuna decisione o prendere quelle più facili e meno ragionate.

E questo comporta che, anche per un’opera importante quali quella del riassetto idrogeologico del Rio San Girolamo, si prendano, per far contenti tutti, decisioni affrettate.

Si è deciso quindi che, invece di fare per prima cosa un progetto preliminare omogeneo sull’intero alveo, si è dato in affidamento il progetto preliminare “dalla foce del rio San Girolamo sino a ...dove bastano i soldi, presumibilmente sino alla statale 195”.

Ma, si può dare un progetto “sino dove bastano i soldi”??? È un po’ come se io chiedessi: mi fa un progetto per un palazzo da 10 piani ma ti fermi quando arrivi a 10.000 € di spesa di costruzione? Fa 10500, che faccio, lascio? No, non fa nulla, lo prendo!

Oppure non si è detto che il piano preliminare di riassetto idrogeologico del Rio San Girolamo eseguito da Hydrodata si vuole utilizzare come progetto preliminare.

A dire il vero, quando è stato chiesto all’Assessore come sarebbe stato affrontato il problema della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) dell’opera, l’ingegner Piras, “responsabile del servizio che si occupa di seguire i lavori” (parole dell’Assessore), ha risposto che verrà richiesta una procedura semplificata per la zona attualmente in progetto e che poi, per quanto riguarda le altre zone, verrà utilizzato il piano (come fosse un progetto) di riassetto idrogeologico del Rio San Girolamo. Arare e pascolare.

La confusione tra piano e progetto non nasce dai documenti presenti in Internet (che qualcuno vorrebbe, non si sa come e perché togliere) ma da come vengono usati tali termini.

Per quanto riguarda il ruolo dell’amministrazione comunale, in casi come questi, oltre dare parere (non vincolante, ricordiamocelo anche se siamo ormai in campagna elettorale!) sui progetti proposti, dovrebbe agire affinché il bene comune prevalga sugli interessi particolari, cercando di trovare le soluzioni migliori per tutti anche se scontentano qualcuno.

Torno infine alla promessa fatta dall’Assessore Sannittu sulla data di inizio lavori. Entro la prossima estate. Ricordando la promessa del precedente assessore ai lavori pubblici (Carta, che aveva promesso l’avvio dei lavori all’inizio dell’estate 2010) e quanto scritto da Rita Lai sul blog dell’Associazione 22ottobre riguardo i tempi reali di una progettazione di un’opera del genere, ho chiesto conferma all’assessore sulla tempistica degli interventi. L’assessore ha confermato l’inizio dei lavori per la prossima estate. Vigileremo.

Vigileremo sopratutto perché non se ne può più dei politici (regionali o locali che siano) che pretendono di arare e pascolare.

Antonio Sau

giovedì 2 dicembre 2010

POLEMICHE E PROGETTAZIONI

Per completare il quadro chiarissimo illustrato dal nostro Presidente Antonio Sau, sulle vicende e sulla paternità delle decisioni assunte, da cui emerge inconfutabilmente che l'Associazione 22 ottobre, non ha assolutamente influenzato le delibere dal Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino, né ha mai partecipato a Conferenze di servizi svoltesi negli ultimi mesi, vorrei fare alcune considerazioni.

I cittadini allarmati probabilmente si stanno agitando per niente, così come il sig. Frau.
Infatti quella mappa (Soluzione 4) con i pallini rossi, che indicano i manufatti da demolire e delocalizzare, non è altro che un piano di massima delle cose da fare, di tutte le opere da eseguire, dei sottoservizi da spostare ecc.
Gli addetti ai lavori ovviamente sanno perfettamente che quello NON E’ AFFATTO IL PROGETTO CHE SARÀ REALIZZATO. Infatti per progettare gli INTERVENTI REALI saranno necessari rilievi topografici di dettaglio, e non certo una foto aerea stampata in quella scala; saranno necessarie indagini geognostiche specifiche in profondità e non certo i sondaggi in corso, finalizzati alla caratterizzazione dello stato di inquinamento dei terreni superficiali; saranno necessari studi sulle mappe catastali per verificare esattamente la posizione dell’alveo e degli argini, dei manufatti e delle case; saranno necessari diversi stadi di approfondimento del progetto dal preliminare al definitivo fino all’esecutivo, nel corso dei quali si potranno eseguire sopralluoghi nei luoghi di progettazione al fine di studiare il tracciato esatto del nuovo canale artificiale (non più fiume) che si verrà a costruire con i lavori di messa in sicurezza.

Con questo voglio dire che le tre case che risultano nella carta indicate col pallino rosso, lungo la sponda destra del fiume all’altezza della scuola materna, magari alla fine della progettazione risulterà che potranno stare tutte lì in piedi senza alcuna demolizione e ricostruzione o che magari è sufficiente delocalizzarne solo una.
Insomma voglio dire che solo al termine della progettazione si potrà capire veramente cosa ne sarà di tutta quella zona.

La cosa preoccupante invece, questa sì che dovrebbe allarmare i cittadini è il fatto che attualmente l’unica porzione di alveo che si sta andando a progettare è un tratto dell’alveo compreso tra la SS 195 e la foce e che di tutto il resto ancora non si parla nemmeno.
Dopo due anni e dopo delibere e ordinanze varie, ancora in realtà si sta continuando a rimandare la progettazione integrale degli indispensabili interventi di messa in sicurezza dell’intera asta fluviale, dalle pendici montuose fino alla foce. Vorrei ricordare che è ben nota la chiosa: “la pianura si difende in montagna” mentre non è vero il contrario, perché l’acqua scende dalle montagne con il suo carico di sabbie, pietre e vegetazione e riversa questo carico nella pianura e dentro l’alveo. Se non si ferma questo trasporto da monte verso valle e si lascia libero il fiume di divagare, trasportando centinaia di migliaia di metri cubi di sedimenti in corrispondenza degli eventi meteorici più intensi, il problema non sarà mai risolto.

Invece di predisporre un progetto preliminare organico e coerente da monte verso valle, come l’Associazione 22 ottobre ha chiesto nei documenti inviati a suo tempo alle autorità competenti (si veda a gennaio 2010 nel nostro blog http://22ottobre.blogspot.com/2010_01_01_archive.html) si è preferito fare uno spezzatino di interventi, che però non sappiamo ancora come procederanno, con quale tempistica si attiverà la progettazione e la realizzazione degli interventi. Quindi tutto il contrario di quanto fatto per il Rio S. Lucia, in cui il progetto era stato unitario e realizzato per lotti.

L’altra sconfitta sul fronte dell’ambiente invece è rappresentato dalla tipologia di risezionamento dell’alveo che si è scelta: un alveo fluviale trasformato in un canale artificiale, che del fiume non avrà più nulla, costretto entro sponde rettificate ed irrigidite, prive di qualsiasi naturalità, con una scarsa o del tutto impossibile fruibilità dei luoghi. In barba a tutti i principi dell’ingegneria naturalistica e della progettazione eseguita seguendo tali principi e che si attua oramai da decenni in mezza Europa.

Insomma scordiamoci per quel tratto di fiume che si possa parlare di ”Parco fluviale” e di rinaturalizzazione dell’alveo. Ciò che vedremo sarà un canalone a sezione trapezia, con le sponde rivestite da gabbionate metalliche riempite di pietre e col fondo che presto si riempirà di canne rigogliose che a lungo andare ostruiranno la sezione di deflusso, soprattutto se la manutenzione, interamente a carico del Comune, non verrà fatta costantemente ogni anno.

Non era certo questo che l’Associazione 22 ottobre auspicava venisse fatto per la soluzione dei problemi e per la messa in sicurezza del territorio.

mercoledì 1 dicembre 2010

POLEMICHE RIGUARDANTI LA SOLUZIONE ADOTTATA PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TRATTO DELLA FOCE DEL RIO SAN GIROLAMO

Il Signor Luigi Frau in una sua recente interrogazione al Sindaco del comune di Capoterra afferma che, “da qualche giorno è costantemente subissato di telefonate effettuate da cittadini che abitano a Rio San Gerolamo che manifestano una certa preoccupazione dopo aver appreso che il Progetto per la “Messa in sicurezza idraulica del quartiere San Girolamo e delle infrastrutture viarie, del quartiere Frutti d’Oro, della foce e del ponte sul Rio Masoni Ollastu”, avrebbe subito delle modifiche sostanziali. Infatti, se dovessero corrispondere al vero le notizie pubblicate sul sito dell’Associazione 22 Ottobre, il progetto approvato in Consiglio comunale e in seguito nella Conferenza di Servizi, dovrebbe essere stato modificato in modo considerevole al punto da essere considerato nuovo e connotato col numero 04.” Dopodiché dopo aver ricordato che la delibera del Consiglio Comunale di Capoterra (n. 15 del 29.03.2010) “pur riconoscendo la validità del progetto 03, che prevedeva un congruo numero di delocalizzazioni“ proponeva l’approvazione della soluzione 02 constatava “che alcuni responsabili dell’Associazione 22 Ottobre avrebbero partecipato, pare, ad una “Conferenza di Servizi” resasi necessaria per ovviare a degli errori progettuali riscontrati in quest’ultimo periodo proprio a ridosso del II anniversario dell’evento calamitoso”, chiede al Sindaco se, “visto il tempo intercorso tra la telefonata del giorno 4 novembre e il giorno di presentazione della presente, è venuto a conoscenza di ulteriori notizie sulla veridicità delle voci allarmanti circa le ulteriori delocalizzazioni e indi la modifica del progetto 02.”

Non so che cosa abbia risposto il Sindaco all’interrogazione del signor Frau.

Sappiamo invece quello che non è segreto ma è scritto a chiare lettere nella DELIBERA N. 1 DEL 22.04.2010 del COMITATO ISTITUZIONALE dell’ AUTORITA’ DI BACINO REGIONALE.

(http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_38_20100520132036.pdf)

Oggetto: Analisi dell’assetto fisico del Rio San Girolamo-Masoni Ollastu a seguito dell’evento di piena del 22 ottobre 2008. Rivisitazione e integrazione dello studio denominato Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, per la verifica delle delimitazioni delle fasce fluviali e per l’individuazione delle prime necessarie azioni (opere, vincoli e direttive), per il conseguimento di un assetto del corso d’acqua compatibile con la sicurezza idraulica del territorio e la salvaguardia delle componenti naturali e ambientali. (Ordinanza n. 9 del 30.12.2008 del Commissario Delegato per l’emergenza alluvione in Sardegna del 22 ottobre 2008).

(...)

CONSIDERATO che il giorno 04.12.2009 si è svolta apposita fase di presentazione pubblica, nella quale Direzione di Progetto e Consulenza Scientifica e il rappresentante del Raggruppamento di imprese incaricato hanno illustrato dettagliatamente le prime risultanze dello studio in argomento relative alla “Proposta assetto infrastrutturale di base”. Alla presentazione è stato convocato il Comune di Capoterra che ha partecipato con il Sindaco, diversi Consiglieri e Assessori, consulenti del Comune dell’Università di Cagliari e alcuni rappresentanti dell’Associazione “22 ottobre”;

(...)

CONSIDERATO che il giorno 15.04.2010, presso l’ufficio dell’Assessore regionale dei LL.PP., alla presenza del segretario dell’Autorità di Bacino, l’Assessore dei LL.PP., in rappresentanza del Comitato Istituzionale, ha incontrato il Sindaco e due Assessori del Comune di Capoterra e che in tale sede sono state ulteriormente rimarcate le peculiarità delle tre soluzioni, soprattutto in termini di manutenzione delle opere e di sicurezza. In particolare a parziale integrazione di quanto deliberato dal Consiglio Comunale di Capoterra con atto n. 15 del 29.03.2010, gli amministratori hanno rappresentato la ulteriore possibilità di integrare la soluzione progettuale ottimale prevedendo un alveo dimensionalmente coerente con la soluzione 2 integrato con aree golenali coerenti con la soluzione 3 variante B, facendo inoltre presente di essere edotti circa i maggiori oneri di manutenzione derivanti da tale proposta; inoltre è stata rappresentata la opportunità di modificare la configurazione dell’accesso stradale al quartiere San Girolamo, realizzandola attraverso la strada dei Genovesi anziché con la bretella di nuova realizzazione ipotizzata nello studio proposto dal raggruppamento incaricato.

(...).

TENUTO CONTO che in sede di discussione preliminare alla votazione, l’assessore Giuliano Uras ha espresso parere favorevole alla approvazione della ipotesi progettuale (...) denominata soluzione proposta n°3 variante B, mentre gli altri componenti del Comitato Istituzionale presenti hanno concordemente ritenuto di individuare quale ipotesi di intervento da attuare quella che preveda un alveo dimensionalmente coerente con la soluzione 2 (...) ma con tracciato dell’asse del corso d’acqua e utilizzazione delle aree golenali coerenti con la soluzione 3 variante B;

DELIBERA

1) di individuare quale ipotesi di intervento da attuare, fatti salvi i necessari approfondimenti progettuali da parte dell’Assessorato dei Lavori Pubblici, titolare dell’attuazione degli interventi, e l’acquisizione delle prescritte autorizzazioni, quella che preveda un alveo dimensionalmente coerente con la soluzione 2 di cui allo studio sviluppato dal “Consorzio Intecno – DHI di Torino, Hydrodata s.p.a. e ART Ambiente Risorse Territorio s.r.l.” ma con tracciato dell’asse del corso d’acqua e utilizzazione delle aree golenali coerenti con la soluzione 3 variante B;

Questo è stato ribadito nella DELIBERA DEL COMITATO ISTITUZIONALE N. 1 DEL 22.09.2010 (http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_19_20101004191542.pdf)

Nella carta pubblicata nel nostro sito vi è l’ipotesi di intervento che “preveda un alveo dimensionalmente coerente con la soluzione 2” (...) ma con tracciato dell’asse del corso d’acqua e utilizzazione delle aree golenali coerenti con la soluzione 3 variante B.

Quindi da aprile si sapeva quello che ora sembra una novità.

La cosa che ci lascia sconcertati è apprendere che alcuni rappresentati della nostra Associazione avrebbero partecipato ad una fantomatica Conferenza di Servizi resasi necessaria per ovviare a degli errori progettuali riscontrati in quest’ultimo periodo proprio a ridosso del II anniversario dell’evento calamitoso.

L’unica conferenza di servizi a cui alcuni rappresentati della 22ottobre hanno partecipato è quella del 04.12.2009 (come documentato anche nella delibera) dove, peraltro era presente anche il signor Frau.

Riassumendo, nello studio consegnato ad Aprile dalla società Hydrodata compaiono le seguenti soluzioni progettuali per il tratto vallivo:

Soluzione 01 – la prima contenuta nello studio Hydrodata versione novembre 2009, molto contestata da tutti perché creava delle bacinelle chiuse dentro i quartieri.

Soluzione 2 – Alveo da 50 m di sezione e argini alti al massimo 1 m – delocalizzazioni ridotte a pochi edifici: suola materna, scantinato di fronte alla scuola, serra, cabina elettrica, azienda agricola, azienda di Frutti d’Oro, Bar Sottovento, Rivendita legnami e piscine – Nuova strada per accedere alla zona del quartiere Rio S. Gerolamo con inserimento di una nuova rotatoria - Soluzione richiesta dal comune ma considerata la peggiore idraulicamente dagli stessi tecnici di Hydrodata


Soluzione 3A e 3B – alveo da 30 m di sezione, argini alti al massimo 1,5 m – delocalizzazioni più estese nella sponda destra della lottizzazione S. Gerolamo con diverse abitazioni da ricostruire - Strada d’accesso al quartiere Rio S. Gerolamo che ricalca la vecchia via dei Genovesi.

Soluzione 4 – alveo da 50 m di sezione con tre delocalizzazioni di edifici, di cui due case, il resto sono sempre le stesse - Maggiore protezione della sponda sinistra a monte della scuola materna (zona Serre Peronia)- Strada d’accesso al quartiere Rio S. Gerolamo che ricalca la vecchia via dei Genovesi.

(vedi post precedente)

La delibera n. 1 del Comitato Istituzionale dell’autorità di bacino regionale del 22 aprile 2010 (ripeto 22 aprile 2010) decide che l’ipotesi di intervento da attuare è la Soluzione 4.

Questi sono i fatti, tutto il resto sono chiacchiere.

Antonio Sau

martedì 26 ottobre 2010

Questa è la lettera che ho scritto ai soci fondatori dell’associazione dove c’è quello che io ho visto e vedo nella nostra associazione.

L’Associazione 22Ottobre nasce da un gruppo di persone provenienti da tutto il territorio di Capoterra che decidono di creare un’associazione che si dedichi alla risoluzione delle tante emergenze scaturite dopo l’alluvione ed alla promozione dello sviluppo sostenibile.

Pur nascendo con un’indubbia connotazione ambientalista, l’associazione si vuole distinguere dalle altre associazioni ambientaliste nazionali per il suo forte radicamento nel territorio. Questo vuol dire che ci prefiggiamo di intervenire direttamente nelle dinamiche (anche comportamentali) del nostro territorio al fine di migliorarne la qualità di vita.

L’Associazione, rigorosamente apartitica, cerca il confronto con le istituzioni e l’ambiente politico nell’interesse di tutti i cittadini e tende a fare da collegamento tra le istituzioni ed il territorio informando e facendo proposte per risolvere i problemi del nostro territorio.

Per fare questo ci siamo proposti per tentare di concordare con gli enti preposti:

o la messa in sicurezza del nostro territorio, dei corsi d’acqua, della viabilità primaria e secondaria, del litorale;

o l’attivazione immediata di un piano di protezione civile comunale che preveda un programma di formazione ed informazione dei cittadini sui rischi a cui sono soggetti ed un sistema di allerta in caso di pericolo imminente;

o la promozione dello sviluppo sostenibile.

Da quando è nata (marzo 2009) l’associazione ha organizzato incontri pubblici, con la partecipazione di tecnici ed esperti, per spiegare i motivi del fenomeno alluvionale e delle criticità del territorio di Capoterra. Altri incontri hanno informato sulle fasi del progetto preliminare per la messa in sicurezza del territorio. Abbiamo inoltre realizzato una mostra fotografica che documenta l’evento alluvionale del 2008, e una giornata di pulizia della spiaggia di Frutti d’Oro.

L'Associazione vuole promuovere iniziative riguardanti l'utilizzo ecocompatibile dell’ambiente e l’etica dei consumi: in quest’ottica si inquadra la nascita del Gruppo di Acquisto Solidale – GAS 22ottobre.

Anche grazie al riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale, l’associazione ha partecipato attivamente alla discussione che ha portato alla stesura definitiva del progetto preliminare per la messa in sicurezza del Rio San Gerolamo, proponendo varie osservazioni recepite poi dai progettisti.

A breve organizzeremmo un incontro con la cittadinanza per informare sullo stato dei lavori per la messa in sicurezza del Rio San Gerolamo e sull’evoluzione dei progetti.

Questo è un po’ il riassunto dei fatti (formati da parole e da circolazione di idee) che ha prodotto la nostra associazione. Da quando abbiamo iniziato siamo stati definiti in vari modi, da “quelli del Gange” (all’inizio) a “filosofi” (ultimamente).

Secondo me questo è quasi un motivo di vanto visto che crediamo in un modo di fare politica diverso e questo genera spesso confusione. Il modus operandi che abbiamo scelto per portare avanti le nostre idee (e per essere un interlocutore credibile per le istituzioni) è quello di informarci e di informare. Per esempio, per quanto riguarda l’alluvione del 22 Ottobre ci siamo confrontati con i meteorologi che ci hanno spiegato il fenomeno, con i geologi che ci hanno fatto capire lo stato del territorio, gli ingegneri idraulici che ci hanno fatto vedere le conseguenze dell’onda di piena.

Abbiamo studiato i progetti proposti dalla società incaricata dalla regione e le leggi e i decreti riguardanti l’alluvione.

Sono convinto che sia fondamentale poter incidere sulle scelte che riguardano il riassetto del nostro territorio partendo dalla progettazione delle opere perché, se queste non sono ben progettate, i soldi che verranno utilizzati saranno soldi sprecati.

Penso che si possa incidere sulle decisioni riguardanti il riassetto idrogeologico del nostro territorio senza il bisogno di denunce alla magistratura, urla o manifestazioni, ma con incontri dove si ascoltino le idee e le esigenze dei residenti per portarle ai politici ed ai tecnici preposti alla progettazione delle opere.

Credo infatti che le conoscenze e le competenze siano un arma molto efficace per poter arrivare al Nostro obbiettivo, e per Nostro intendo di tutti i cittadini di Capoterra.

Naturalmente ci sono persone che non la pensano cosi, (ce ne sono persino tra i fondatori dell’associazione!) e credono più efficaci altri tipi di pressione per fare in modo che le opere vengano realizzate al più presto.

Ben vengano queste iniziative, in quanto l’unica cosa importante è la messa in sicurezza del nostro territorio. Però non si può credere (o fingere di credere) che in questi due anni non si sia fatto nulla.

A vedere il fiume può sembrare cosi. Ma non si dovrebbe guardare solo il fiume. Certo, pesano ancora come macigni le parole dell’assessore Carta che ad aprile prometteva l’inizio dei lavori a giugno. Ma, a ben guardare lo stato delle cose, il tempo non è passato invano.

C’è stato un importante momento di quella che viene definita democrazia partecipata, con i tecnici incaricati della stesura del progetto preliminare per la messa in sicurezza del Rio San Gerolamo che si sono confrontati con i rappresentanti del territorio e anche con la nostra associazione, recependo molti suggerimenti proposti. Per fare questo c’è voluto sicuramente più tempo, ma era preferibile un progetto (anche se fatto dai migliori professionisti) calato dall’alto che avrebbe magari accorciato i tempi di qualche mese ma imposto scelte non condivisibili? Io crediamo di no.

Questa discussione ha portato ad un progetto per il futuro del nostro territorio (spero per alcune cose ancora discutibile) che, in ogni caso, dovrebbe dare la massima sicurezza per i cittadini che lo abitano senza stravolgerne troppo il territorio.

Credo quindi che la richiesta (peraltro già formulata in viale Trento all’assessore Sannitu) più stringente (dopo l’ordinanza n. 6 del 04 10 2010, leggibile qui: http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_38_20101011124334.pdf) da fare alla regione sia la stesura di un crono-programma degli interventi con tempi realistici e che ogni blocco venga tempestivamente comunicato e giustificato.

Questo porterebbe ad un doppio risultato: fare vedere ai residenti che le cose si stanno muovendo e far tornare un po’ di fiducia nei politici e nella Politica in generale.

L’attivazione immediata della parte del piano di protezione civile comunale che prevede un programma di formazione ed informazione dei cittadini sui rischi a cui sono soggetti ed un sistema di allerta in caso di pericolo imminente, d'altro canto, donerebbe più sicurezza sull’immediato.

Antonio Sau, presidente dell’Associazione 22 Ottobre, uno del Gange, filosofo.

domenica 17 ottobre 2010

INIZIA LA PROGETTAZIONE DEGLI INTERVENTI

La notizia è del 14 ottobre 2010 - Il neoeletto Assessore ai Lavori Pubblici, Sebastiano Sannitu, a una settimana dall’insediamento della nuova Giunta, avvalendosi delle deroghe straordinarie in qualità di soggetto attuatore del Commissario delegato Ugo Cappellacci, ha firmato un decreto per affidare, con decorrenza immediata, la progettazione preliminare della prima tranche dei lavori che devono essere effettuati nel territorio di Capoterra. In pratica si dà l'avvio alle procedure per la sistemazione idraulica del Rio San Gerolamo e la ricostruzione delle opere pubbliche danneggiate da Poggio dei Pini fino alla foce. Si tratta in realtà solo di una parte dei lavori complessivi che consentiranno di risolvere, per ora, soltanto la situazione di pericolo presente tra la lottizzazione San Girolamo e la foce utilizzando la prima tranche di finanziamento pari a 11.317.510 euro provenienti dal Ministero dell’Ambiente.
Nei mesi scorsi gli uffici dell’Assessorato LL.PP. avevano avviato le procedure per l'esecuzione dei campionamenti necessari per lo studio di caratterizzazione ambientale, necessario nel rispetto delle norme sui Siti di Interesse Nazionale (a cui appartiene tutto il territorio di Capoterra, compreso nel SIN - Sulcis Iglesiente). Inoltre è già partito lo studio per la procedura di screening, necessaria per valutare la necessità dell'esecuzione anche dello studio per la Valutazione di Impatto Ambientale, nella speranza che le progettazioni possano seguire una procedura semplificata e quindi più veloce.
Ricordo che l’Assessore dei Lavori Pubblici è il soggetto attuatore di tutti gli interventi previsti sulla base di uno stanziamento complessivo di 35.517.510 euro, quindi deve affidare gli incarichi di progettazione di tutti gli interventi, previsti dal cosiddetto Piano Hydrodata, e poi procedere all'approvazione dei progetti e alla successiva fase di appalto

MESSA IN SICUREZZA DEL RIO SAN GEROLAMO: ORDINANZA N. 6 DEL 4 OTTOBRE 2010

Il Commissario delegato per l'emergenza alluvione del rio S. Girolamo, Ugo Cappellacci, in data 4 ottobre 2010 ha emanato una ordinanza nella quale si approva la programmazione di dettaglio degli interventi individuati dallo studio "Analisi dell'assetto fisico del Rio San Girolamo. Masone Ollastu a seguito dell'evento di piena del 22 ottobre 2008" e nello studio di fattibilità predisposto dall’Assessorato dei Lavori Pubblici concernente gli “Interventi da eseguire sulla diga in località poggio dei Pini”.
Gli interventi sono così denominati:
1 - Sistemazione idraulica del Rio San Girolamo – Masone Ollastu e interventi di ricostruzione delle opere pubbliche danneggiate nella località Poggio dei Pini ed altre frazioni dalla foce verso monte (11.317.510 Euro)
2 - Interventi di messa in sicurezza della diga , opere accessorie e di connessione al sistema diga al corso d’acqua (3.500.00 euro)
3 - Sistemazione idraulica del Rio San San Girolamo – Masone Ollastu e interventi di ricostruzione delle opere pubbliche danneggiate nella località Poggio dei Pini ed altre frazioni : Nuovo attraversamento presso il lago di Poggio dei pini (8.700.000 Euro)
4 - Rifacimento degli attraversamenti della SS 195 sul rio San Girolamo e sul rio Masone Ollastu – ANAS (9.200.000 Euro)
5 - Sistemazione idraulica del Rio San San Girolamo – Masone Ollastu e interventi di ricostruzione delle opere pubbliche danneggiate nella località Poggio dei Pini ed altre frazioni. Dalla conclusione del tratto di cui al punto 1 verso monte (12.000.000 Euro)

Con questa Ordinanza praticamente possono essere avviate le operazioni di progettazione degli interventi e le successive fasi di appalto e realizzazione delle opere, che comunque non avranno tempi brevi.

venerdì 9 luglio 2010

Riunione dei soci dell'Associazione 22 Ottobre

Mercoledì 21 luglio 2010 alle ore 19.00 è indetta, nella salone della Cooperativa Poggio dei Pini, una riunione dei soci dell'Associazione 22 Ottobre.

Dopo poco più di un anno di attività, legata in maniera particolare gli aspetti riguardanti le problematiche dell’alluvione e le proposte di intervento per la messa in sicurezza del territorio, vorremo definire anche altri ambiti di intervento dell’associazione.

L’associazione 22 Ottobre infatti, pur nascendo con un’indubbia connotazione ambientalista, vuole distinguersi dalle associazioni ambientaliste “tipiche” (lega ambiente, WWF) per un forte radicamento nel territorio. Questo vuol dire che ci prefiggiamo di intervenire direttamente nelle dinamiche (anche comportamentali) del nostro territorio al fine di migliorarne la qualità di vita.

In questo contesto la nascita del GAS (gruppo di acquisto solidale) dell’associazione, ha quindi più obbiettivi: oltre quello di migliorare la qualità del cibo che mangiamo, i cibi acquistati producono meno inquinamento e si crea un mercato dove,in futuro, potrebbero inserirsi gli operatori locali, creando cosi un circuito virtuoso basato sulle dinamiche domanda/offerta.

Per sviluppare al meglio queste tematiche abbiamo deciso di creare dei gruppi di lavoro:

• Patto del Fiume
• Meteo protezione civile
• Parco Fluviale
• GAS
• Gruppo per lo sviluppo sostenibile
• Informazione – comunicazione

La definizione dei gruppi di lavoro è la base per concretizzare le iniziative che riteniamo possano incidere sulla qualità di vita del territorio. Ma più che i temi che verranno portati alla discussione generale, è importante il metodo con cui tale tematiche vengono affrontate. Sin qui la vera forza dell’associazione è stato il metodo con cui abbiamo affrontato i temi: con rigore scientifico e ascoltando tutte le parti coinvolte, al fine di avere un’idea complessiva delle cose per poter poi intervenire concretamente e con cognizione di causa.

La riunione, oltre la presentazione dei gruppi di lavoro, proseguirà con il seguente ordine del giorno:

  • Seconda fase del piano Hydrodata: promesse sull’inizio dei lavori entro il mese di giugno. Iniziative per accelerare gli interventi.
  • Piano di emergenza comunale: a quando le esercitazioni?
  • Progetto sulla viabilità sostenibile

  • L’attività del gruppo GAS
  • Proposte per la richiesta dell’esecuzione di uno studio sugli effetti nella popolazione locale (magari da eseguirsi su tutte le popolazioni che gravitano intorno agli agglomerati industriali di Macchiareddu – Sarroch) dell’inquinamento del suolo e di quello atmosferico.
  • Baffi a mare.
  • Rinnovo tessere e tesseramento 2010.
  • Nuove iniziative dell'associazione.
  • Varie ed eventuali

Il Presidente
Antonio Sau

mercoledì 21 aprile 2010

Ecco come funzionerà il GAS

Regolamento GAS 22 ottobre
alimenti ortofrutticoli e alimenti trasformati


Organizzazione degli acquisti

L'attività avrà inizio nella seconda metà del mese di aprile 2010.
L'acquisto collettivo riguarderà alimenti freschi ortofrutticoli e alimenti trasformati quali vino, olio, pasta, marmellata, miele, formaggio, ecc.
Per esigenze organizzative ci si appoggerà al gruppo d'acquisto organizzato dall'ASAB- Associazione Sarda Agricoltura Biologica, già operante a Cagliari.
L'ASAB è la maggiore organizzazione di promozione dell’agricoltura biologica e raggruppa produttori, tecnici e consumatori. Organizza “Naturalmente BIO” una rassegna di promozione del consumo biologico equo ed etico in Sardegna e che ha visto nelle due edizioni tenutesi nei mesi di giugno e ottobre 2009 nel Parco di Monteclaro a Cagliari, la partecipazione di migliaia di consumatori. Attraverso l'ASAB sarà possibile organizzare incontri con i produttori associati o visite presso le aziende, nonchè organizzare seminari e dibattiti di approfondimento sui temi del controlli e della qualità dei prodotti biologici.
L'adesione da parte del GAS 22 ottobre all'iniziativa promossa dall'ASAB è da intendersi come non esclusiva nel senso che in qualunque momento sarà possibile integrare liberamente gli acquisti collettivi mediante accordi con altri produttori.

Gestione degli ordini e consegna della merce
Il listino settimanale dei prodotti biologici e convenzionali (freschi e trasformati) sarà inviato ogni venerdì dall'ASAB su file in formato elettronico ai referenti del GAS, che provvederanno a girarlo via e-mail agli iscritti. Coloro che intendono effettuare un ordine dovranno compilare il modulo elettronico e girarlo entro le ore 14 del lunedì successivo al referente.
Gli ordini dei soci verranno aggregati in un unico ordine collettivo che verrà inviato all'ASAB.
La merce verrà consegnata presso il punto di raccolta e consegna del GAS, l'asilo "La mia favola" in strada 3 di Pauliara, Poggio dei pini, nel primo pomeriggio del giovedì. Lo stesso giorno la merce dovrà essere ritirata a partire dalle ore 16 ed entro e non oltre le ore 20.
In nessun caso potrà essere effettuata la consegna a domicilio di quanto ordinato.
E’ da escludersi qualunque tipo di responsabilità (sui prodotti, sulla loro conservazione, ecc) da parte dei referenti che si incaricano della gestione dell’ordine e della sua distribuzione.
I referenti possono incaricare un altro socio del gruppo per il ritiro della merce presso il fornitore così come ogni partecipante al gruppo potrà, in base ad accordi individuali, ritirare la merce anche per altri soci.
Le attività di consegna ai soci di quanto ordinato verranno curate dai soci che si renderanno disponibili. Offrire, nei limiti delle proprie possibilità, la disponibilità a collaborare a questa attività permetterà di rendere meno pesante quest'onere.
La merce dovrà essere obbligatoriamente ritirata, direttamente o da persona delegata, nel giorno e negli orari stabiliti. Il mancato ritiro della merce ordinata potrà determinare l'esclusione dal gruppo d'acquisto.
L’adesione alla presente iniziativa lascia comunque libero il socio di stabilire la periodicità con la quale effettuare gli acquisti.

Pagamento prodotti
Il pagamento dei prodotti ordinati dai partecipanti al Gruppo è da effettuarsi al ritiro della merce e dovrà avvenire in contanti.
Il prezzo dell’acquisto è comprensivo del costo dei prodotti ordinati e delle eventuali spese di trasporto che verranno ripartite, qualora addebitate dal fornitore, proporzionalmente all'ammontare degli importi delle singole ordinazioni. Sull'importo totale di ogni ordine verrà applicata una maggiorazione del 2%, al netto dei costi di trasporto, che andrà ad integrare il fondo cassa del gruppo d'acquisto.

L’accettazione e il rispetto di quanto contenuto nel presente documento nonché di quanto previsto dal regolamento del Gruppo d’Acquisto Solidale 22 ottobre costituisce prerequisito essenziale per la partecipazione alla presente iniziativa.

mercoledì 7 aprile 2010

Nasce il Gruppo d'Acquisto Solidale (GAS)

Venerdì 9 aprile alle ore 18.30 presso i locali della Cooperativa Poggio dei pini, si terrà un incontro pubblico nel corso del quale verranno presentate le attività del GAS - Gruppo d’Acquisto Solidale organizzato dall’Associazione 22 ottobre e verranno illustrate in dettaglio le modalità di attivazione del servizio.

Il Gruppo d'acquisto solidale 22 ottobre nasce come gruppo spontaneo impegnato senza scopi di lucro nell'ambito del consumo etico e solidale. L’attività del GAS sarà finalizzata all’acquisto collettivo di beni e servizi d’uso comune, tra i quali alimenti freschi e conservati provenienti da agricoltura biologica e convenzionale, acquistati direttamente dalle aziende produttrici.

Il rapporto diretto con i produttori e la conseguente eliminazione di gran parte dei passaggi commerciali intermedi (filiera corta), garantirà al consumatore il contenimento del costo d’acquisto e al produttore l’ottenimento di un corrispettivo più equo. Inoltre la drastica riduzione del tempo che intercorre tra la raccolta del prodotto e la consegna al consumatore permetterà di avere un prodotto più fresco che manterrà pertanto più a lungo inalterate le sue caratteristiche.

Far parte di un gruppo d’acquisto non significa soltanto risparmiare, ma anche consumare un prodotto sapendo da chi, dove e in quali condizioni è stato prodotto, significa chiedersi se il produttore ha rispettato l’ambiente e le persone, significa ridurre o abbattere la quota di costo riconducibile a pubblicità e distribuzione e l’impatto sull’ambiente in termini di inquinamento, imballaggio, ecc.

sabato 27 marzo 2010

ASSEMBLEA DEI SOCI

Ricordo a tutti i soci che domani 28 marzo alle ore 17,00 è stata indetta l’assemblea dei soci presso la sala consiliare del Comune di Capoterra, con il seguente ordine del giorno:

1 - Comunicazioni del Presidente sulle attività svolte in questo anno dall'Associazione e risultati raggiunti
2 - Illustrazione da parte del Tesoriere della situazione economica e del bilancio
3 - Approvazione del bilancio consuntivo 2009
4 - Approvazione bilancio preventivo 2010
5 - Prime valutazioni sul Piano Hydrodata - 2 fase
6 - Presentazione dei gruppi di lavoro
7 - Linee per le future azioni dell'Associazione
8 - Varie ed eventuali

Vi invito a venire numerosi all'assemblea perchè è importante discutere dei contenuti del Piano Hyddrodata - 2 Fase

Saluti
Il Vicepresidente
Maria Rita Lai

mercoledì 24 marzo 2010

COMUNICATO STAMPA DELL'ORDINE DEI GEOLOGI

A seguito della pubblicazione dell'articolo del giornalista Mauro Lissia sulla Nuova Sardegna del 17 marzo, l'Ordine dei Geologi della Sardegna ha emanato il seguente comunicato stampa:

L'Ordine dei Geologi della Sardegna risponde all'articolo del quotidiano "La Nuova Sardegna" del 17 marzo scorso.

COMUNICATO STAMPA

Al Direttore del quotidiano “La Nuova Sardegna

In riferimento all’articolo pubblicato su “La Nuova Sardegna” mercoledì 17 marzo, ed avente per titolo “Le aree alluvionate non erano a rischio”, visti i contenuti riportati dal pezzo giornalistico, l’Ordine dei Geologi della Sardegna ritiene doverose alcune precisazioni.

L’autore dell’articolo segnala i Geologi quali responsabili della ridefinizione della perimetrazione del rischio idrogeologico nello studio di variante del Piano di Assetto Idrogeologico eseguito dal Comune di Capoterra nell’anno 2006 e precisa: “Nell’ultima perimetrazione delle aree a rischio di inondazione gli autori del Pai — piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico — i terreni lungo il fiume e la superficie della foce che contiene la lottizzazione ‘Frutti d’Oro due’ non sono compresi”.

L’autore continua esplicando: “salta fuori in tutta la sua imbarazzante chiarezza: l’autorevole staff di geologi incaricato di stabilire quali fossero le aree a rischio di alluvione sembrano essersi basati sui danni provocati dai disastri degli anni 1999, 2003 e 2004.

Ed infine dall’articolo riporta: “gli svarioni commessi dai geologi sono una traccia di lavoro per la Procura”.

A fronte di tali affermazioni, l’Ordine dei Geologi della Sardegna, ritiene che quanto riportato nel suddetto articolo sia ingiusto e lesivo nei confronti di un’intera categoria. In aggiunta, da una semplice e rapida analisi degli atti oggetto dell’articolo, emerge che le note pubblicate sono prive di riscontri, fuorvianti, inesatte e impregnate di gravi e infondate accuse. A ciò l’Ordine si riserva di intervenire in tutte le sedi competenti. Senza voler produrre polemiche fini a se stesse e tantomeno voler entrare nel merito dell'estensione territoriale degli studi eseguiti, (per il quale si rimanda alla consultazione della documentazione ufficiale), ma con il solo fine di esporre la realtà dei fatti e di tutelare la professionalità dei Geologi, questo Ordine ritiene significativo evidenziare quanto segue:

- Le perimetrazioni originarie del P.A.I. furono inizialmente approvate con Decreto dell’Assessore dei Lavori Pubblici della RAS n°3 del 21 febbraio 2005, pubblicato sul BURAS n°8 del 11/03/05, con il quale fu data esecutività alla deliberazione della Giunta Regionale n°54/33 del 30/12/2004, di adozione e parziale approvazione, quali norme di salvaguardia, del "Piano Stralcio di Bacino per l’assetto idrogeologico" (PAI), riguardante anche il territorio comunale di Capoterra;

- Nell’anno 2005 il comune di Capoterra affidò al Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali dell’Università degli Studi di Cagliari (CINSA), l’incarico di provvedere alla mappatura di dettaglio per la definizione del pericolo e del rischio idrogeologico.

- l suddetto Centro Interdipartimentale di Ingegneria (CINSA), ha prodotto le relative elaborazioni idrauliche ed inoltre le verifiche su opere di difesa realizzate e da realizzare. Il CINSA, quindi, nel merito dell’incarico affidatogli, ha elaborato una proposta di revisione della perimetrazione della pericolosità e del rischio idraulico;

- Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 17/12 del 26/04/06, sono state approvate le nuove perimetrazioni proposte dallo studio del CINSA, a seguito della realizzazione di interventi di mitigazione e di studi di maggior dettaglio delle aree a pericolosità e rischio di inondazione ai sensi degli articoli 4 c. 5 e 37 c. 7, delle norme di attuazione del PAI. Inoltre nella medesima deliberazione, il Comune di Capoterra è stato individuato quale unico responsabile della manutenzione, pulizia e mantenimento della funzionalità delle opere di mitigazione, finalizzate a garantire la pubblica e privata incolumità;

Sulla base di quanto sopra evidenziato e quindi dall’esame dei documenti pubblici, si osserva che l’incarico di revisione del P.A.l. e quindi delle perimetrazioni della pericolosità e del rischio idraulico per il Comune di Capoterra, è stato affidato non a un singolo geologo o ad uno studio di geologia bensì al Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali dell’Università degli Studi di Cagliari (CINSA), senza quindi che nessun Geologo fosse incaricato di tali prestazioni. Si evidenzia tra l’altro che anche l’art. 37 delle N.d.A. del P.A.I. - Varianti ed aggiornamenti del PAI – non prevede la presentazione di una relazione di compatibilità idraulica (che ai sensi delle medesime norme di attuazione deve essere presentata a firma congiunta da un Ingegnere e da un geologo) e dunque nessun ufficiale apporto del Geologo nella stesura delle progettazioni di variante idraulica.

Ci chiediamo pertanto quale sia “l’autorevole staff di geologi incaricati di stabilire quali fossero le aree di alluvione”, così come riporta l’articolista, visto che in nessun atto ufficiale della variante P.A.I. depositato presso il Comune di Capoterra o presso gli Enti preposti al controllo, figurano Geologi incaricati di eseguire tale prestazione professionale.

In virtù di quanto precisato, questo Ordine professionale ribadisce che nessun Geologo è stato incaricato della redazione della variante del P.A.I. prodotta dal Comune di Capoterra. Sarebbe stato opportuno aspettarsi un diretto coinvolgimento della categoria dei Geologi, proprio in conseguenza di quegli episodi avvenuti in occasione dei nubifragi del 1999, 2003 e 2004 citati dall’autore dell’articolo. Questo per rigor di logica, per buon senso e per la purtroppo crescente fragilità del territorio, sarebbe dovuto avvenire in quanto la definizione del pericolo e del rischio idraulico non può essere eseguita prescindendo dalle caratteristiche geologiche, morfologiche e idrogeologiche del bacino idrografico di riferimento e in particolare senza l’identificazione della fascia di esondazione geomorfologica e della stima del trasporto solido, materie queste, tutte di stretta competenza del Geologo.

A titolo di cronaca, ricordiamo che proprio nei giorni 11 e 12 febbraio 2010, i Geologi sardi erano riuniti in assemblea nell’aula Consiliare del Comune di Capoterra e presso la sede Universitaria del Dipartimento di Scienze della Terra a Cagliari, per discutere le problematiche legate alla vulnerabilità del territorio e derivanti dal pericolo idrogeologico, con particolare riferimento proprio al caso del Rio San Girolamo. Durante l’incontro però, non ricordiamo la presenza di giornalisti, né tantomeno quella del sig. Lissia, né abbiamo avuto conoscenza di resoconti nella stampa locale nei giorni a seguire.

Questo Ordine quindi, è costretto suo malgrado a precisare che i Geologi, con coscienza, professionalità e dedizione, sono da sempre e costantemente impegnati nel territorio, nella sua pianificazione sostenibile e nel suo governo.

I Geologi, non meritano attacchi ingiustificati e densi di colpevoli inesattezze quali quelli riportati nell’articolo suddetto, il quale pare abbia citato più che la realtà dei fatti, delle informative destituite di ogni fondamento e verità fattuale.

Per quanto sopra evidenziato, l’Ordine dei Geologi della Sardegna, ritiene che l’articolo pubblicato mercoledì 17 marzo da “La Nuova Sardegna” con titolo “Le aree alluvionate non erano a rischio” a firma del sig. Lissia, sia intriso di gravi imprecisioni che risultano pesantemente diffamatorie nei confronti della categoria professionale da questo rappresentata. Si chiede pertanto a codesta Direzione de “La Nuova Sardegna”:

- La pubblicazione per intero del presente comunicato stampa, con pari evidenza dell’articolo uscito lo scorso 17 marzo;

- La pubblicazione di una smentita e di una rettifica ufficiale per i contenuti riportati nell’articolo dello scorso 17 marzo e ritenuti lesivi nei confronti dei Geologi.

E’ interesse ed auspicio dell’Ordine dei Geologi della Sardegna, fermo restando quanto precisato in questo comunicato, che in futuro si instauri un costruttivo dialogo tra le parti coinvolte in questa vicenda, sopratutto quando oltre alle ingenti ferite al territorio, vi sono in gioco le vite umane.

A concludere, credendo di fare cosa utile, ricordiamo l’articolo 1 delle Norme deontologiche riguardanti l’esercizio della professione di Geologo in Italia approvate dal Consiglio Nazionale dei Geologi nella seduta del 19 dicembre 2006, testimonianza e riprova che questa professione è soprattutto a servizio dei cittadini e del territorio.

La professione del geologo è di preminente interesse pubblico e generale e deve essere esercitata nel rigoroso rispetto della normativa vigente, nonché delle disposizioni contenute nel presente Codice Deontologico di Autodisciplina e di Etica Professionale.

Il geologo fa propri e si riconosce nei fondamentali princìpi costituzionali di libertà, eguaglianza, solidarietà e democrazia.

In particolare il geologo si riconosce nei princìpi costituzionali di salvaguardia della salute e dell’ambiente ed opera per la tutela ed integrità geologica del territorio, anche con azione di prevenzione e mitigazione dei rischi di dissesto, siano essi naturali o indotti da intervento antropico.”

Il Presidente dell’Ordine dei Geologi della Sardegna

Dott. Geol. Davide Boneddu

MERCOLEDì 24 MARZO 2010

PRESENTAZIONE DEL PIANO HYDRODATA - SECONDA FASE

Cari soci vi informiamo che per il giorno 24 marzo p.v. alle ore 17,00 è stato convocato il Consiglio Comunale di Capoterra, presso la sala consiliare del Comune di Capoterra in via Cagliari n. 91, per discutere del

"Piano di messa in sicurezza idrogeologico del territorio" elaborato dalla società Hydrodata S.p.A." - Seconda Fase

Saranno presenti l'Assessore Regionale ai Lavori Pubblici on. Angelo Carta e i Presidenti dei Gruppi Consiliari regionali.

Tutti i cittadini sono invitati a partecipare per conoscere gli esiti dello studio e le previsioni per la messa in sicurezza del territorio

Vi invitiamo a partecipare e a divulgare l'informativa a tutti i vostri vicini e conoscenti

Il vicepresidente

Maria Rita Lai

mercoledì 17 marzo 2010

ASSEMBLEA DEI SOCI

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ANNUALE


Capoterra 17/3/2010

AVVISO DI CONVOCAZIONE

ASSEMBLEA ORDINARIA


Il Presidente informa tutti i soci che il giorno 27 marzo 2010, in prima convocazione alle ore 22 ed il giorno 28 marzo alle ore 17,00 in seconda convocazione, è indetta l’assemblea dei soci presso la sala consiliare del Comune di Capoterra, con il seguente ordine del giorno:

1 - Comunicazioni del Presidente sulle attività svolte in questo anno dall'Associazione e risultati raggiunti
2 - Illustrazione da parte del Tesoriere della situazione economica e del bilancio
3 - Approvazione del bilancio consuntivo 2009
4 - Approvazione bilancio preventivo 2010
5 - Prime valutazioni sul Piano Hydrodata - 2 fase
6 - Presentazione dei gruppi di lavoro
7 - Linee per le future azioni dell'Associazione
8 - Varie ed eventuali

IL PRESIDENTE

ANTONIO SAU

sabato 6 marzo 2010

Mercoledi 10 marzo - Studio Hydrodata Fase 2

Cari soci,
vi informiamo che l'Assessore regionale ai Lavori Pubblici, Angelo Carta, accompagnato dal
Direttore Generale dell'Assessorato, Ing. Edoardo Balzarini, e dal Direttore dell'Agenzia di Distretto Idrografico, Ing. Maurizio Cittadini, alla presenza del Sindaco di Capoterra e delle principali autorità del territorio, illustrerà alla cittadinanza le principali novità dello studio di riassetto idrogeologico del Rio S. Gerolamo, elaborato dalla società Hydrodata e recentemente modificato anche sulla base delle osservazioni raccolte dalle realtà locali, nonché dalla nostra Associazione.
In questa occasione sarà possibile conoscere quali interventi sono previsti per la messa in sicurezza del territorio e con quali tempi saranno realizzate le opere.
L'incontro, aperto al pubblico, si terrà presso la sala assembleare della Cooperativa Poggio dei Pini, in Piazza Ricchi, mercoledì 10 marzo con inizio alle ore 18.30.
Vi invitiamo a partecipare e a divulgare l'informativa a tutti i vostri vicini e conoscenti.

Il Presidente
Antonio Sau

domenica 31 gennaio 2010

Osservazioni dell'Associazione alla proposta di assetto infrastrutturale dopo l'analisi dell'assetto fisico del Rio San Girolamo - Masone Ollastu

Pubblichiamo le nostre osservazioni al piano di riasseto del Rio San Girolamo cosi come inviate all'Agenzia del Distretto Idrografico

Analisi dell’assetto fisico del Rio S. Girolamo – Masone Ollastu a seguito dell’evento di piena del 22 ottobre 2008.

Fase 1.1 – Proposta assetto infrastrutturale di base

RTI: DHI Italia – HYDRODATA S.P.A. - ART Ambiente Risorse territorio S.r.l.

OSSERVAZIONI REDATTE DALL’ASSOCIAZIONE 22 OTTOBRE


Premessa
A seguito dell’incontro tenutosi in data 4 dicembre 2009 alla presenza dei tecnici di Hydrodata incaricati del progetto e dei consulenti dell’Agenzia di distretto idrografico, durante la quale l’Associazione 22 Ottobre è stata invitata dall’amministrazione comunale di Capoterra in qualità di rappresentanti del territorio ed esperti in materia, inviamo, come da accordi intercorsi, le nostre osservazioni sulla proposta di assetto infrastrutturale di base e le nostre proposte alternative.
Nelle pagine che seguono l'Associazione 22 Ottobre riporta il punto di vista, anche tecnico, di residenti nel bacino del Rio San Gerolamo che hanno sperimentato di persona i devastanti effetti dell'alluvione del 22 ottobre 2008 e che per questo ritengono di poter fornire un contributo specifico, che si ritiene particolarmente utile, all'analisi per l'individuazione degli interventi di messa in sicurezza del Rio San Girolamo.
Il presente documento raccoglie una sintesi delle osservazioni raccolte dall'Associazione nell'ambito di diversi incontri, promossi dall’Associazione stessa, tenutisi con i cittadini del comune di Capoterra nel corso del 2009.
Tale contributo non può essere in alcun modo inteso come un elenco di richieste di interventi, per l'effettuazione dei quali occorrono ancora accertamenti tecnici e verifiche per cui l'Associazione non dispone né di incarichi formali, né di appoggio tecnico di strutture pubbliche, né di fondi propri e neanche di bastanti risorse volontarie da dedicare.
Anche se può essere superfluo rimarcarlo, l'Associazione 22 ottobre sottolinea di non volere in alcun modo generare l'idea erronea che i possibili interventi di cui si discute nelle pagine seguenti possano essere eseguiti senza tutte le opportune ulteriori verifiche del caso.
Pertanto, resta inteso che tutte le ulteriori indagini necessarie alla verifica delle condizioni di realizzabilità e sicurezza dei possibili interventi di cui si tratta nel seguito sono, e restano, di piena competenza dell'ente pubblico.

SOMMARIO
1 Tronco SG01- Da confluenza riu S’Arriu de Sa Figu a località C. Musiu (da sez. SG062 a sez. SG058) - Pag 56 della Relazione 2
2 Tronco SG03 – Da località S. Girolamo al ponte della strada 52 per Capoterra (da sez. 051 a sez. 043) – Pag 56 – Tavola interventi SG03_01 3
3 Tronco SG04 – Dal ponte della strada 52 per Capoterra al ponte per Poggio dei Pini (da sez. SG043 a sez. SG033) – Pag. 57 - Tavola interventi SG04_01 4
4 Tronco SG05 – Dal ponte per Poggio dei Pini alla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini (da sez. 033 a sez. 028) - Pag 57 - Tavola interventi SG05_01 6
5 Tronco SG06 – dalla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini alla traversa del lago minore (da sez. SG028 a sez. SG024) - Pag 58 della Relazione 7
6 Tronco SG07 – Dalla traversa del lago minore alla residenza del Poggio (da sez. SG024 a sez. SG020) - Da correggere in: Tronco SG07 – dalla traversa del lago minore alla Zona Sportiva di Poggio dei Pini - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG07_01 8
7 Tronco SG08 –Dalla Zona Sportiva di Poggio dei Pini a località Isca Su loi (serre) (da sez. SG020 a SG014) - Pag. 58 della Relazione - Nessuna tavola di interventi 8
8 Tronco SG09 –Dalla località Isca Su loi (serre) al ponte della strada statale SS 195 (da sez. SG014 a sez. SG008) - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG08_01 10
9 Tronco SG10 – Dal ponte della strada statale SS 195 alla foce a mare (da sez. SG008 a sez. Sg001) - Pag. 59 della Relazione - Tavola interventi SG09_01 11
10 CONCLUSIONI 12
11 PROPOSTE OPERATIVE 13

1 Tronco SG01- Da confluenza riu S’Arriu de Sa Figu a località C. Musiu (da sez. SG062 a sez. SG058) - Pag 56 della Relazione
NELLO STUDIO SI LEGGE CHE:
”Durante l’evento alluvionale del 2008 l’azione erosiva delle acque ha asportato la vegetazione arbustiva e arborea esistente; la pendenza media del fondo alveo piuttosto elevata, ha fatto si che gran parte del materiale a pezzatura grossolana sia stato trasportato verso valle. Durante l’evento i numerosi canali tributari, sia in sx che in dx idrografica, per ruscellamento delle acque piovane, hanno portato verso valle una notevole quantità di materiale a pezzatura medio grossolana facendo riemergere lungo i versanti il substrato granitico e generando alla confluenza con il riu San Girolamo conoidi di detrito”.
Queste osservazioni si concludono così:
“Nel tratto montano oggetto di studio non sono presenti criticità, data la sostanziale stabilità dell’alveo, per l’assenza di abitazioni e di infrastrutture varie.”
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 Secondo noi le criticità, invece, ci sono e sono dovute alla notevolissima quantità di materiali che vengono mobilizzati a causa dell’erosione dei versanti e a quella concentrata lungo i solchi dei canaloni, alle modalità di rapido movimento in massa delle acque miste a detriti (flash flood), e alle velocità elevatissime (calcolate anche nello studio idraulico) che mettono a rischio di sovralluvionamento l’alveo e a rischio di danneggiamento tutti i bersagli situati più a valle (strade, ponti, strutture private), così come è già successo il 22 ottobre.
 Sottoponiamo alla valutazione degli addetti ai lavori le seguenti proposte: la progettazione e realizzazione di briglie montane (es. briglie drenanti e a bocca tarata) che riducano la velocità delle acque già a monte, che blocchino e stabilizzino i materiali mobilizzati in corrispondenza delle confluenze tra i canaloni montani e l’alveo principale del S. Gerolamo; la predisposizione di interventi di sistemazione idraulico-forestale con il ripristino delle coperture vegetali (dove assenti o bruciate dagli incendi) e la risistemazione dei sentieri montani distrutti (piste con muri a secco opera dei carbonai, risalenti al 1800).

2 Tronco SG03 – Da località S. Girolamo al ponte della strada 52 per Capoterra (da sez. 051 a sez. 043) – Pag 56 – Tavola interventi SG03_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 Immediatamente a monte del ponte per Capoterra la struttura del centro ricerche Hydrocontrol “contrae in sinistra l’ambito fluviale determinando un significativo ostacolo al naturale deflusso delle acque”.
 Poco a valle il ponte della strada comunale (non provinciale come detto in Relazione) presenta una luce netta inadeguata rispetto alla morfologia del corpo idrico;
 L’intervento prevede la realizzazione di una difesa in massi di cava intasati, in sponda sinistra, lungo il perimetro del centro ricerche, inondabile per l’evento di riferimento, finalizzata a proteggere l’insediamento da fenomeni erosivi. Si fa notare che la spesa prevista ammonterebbe a circa 800.000 euro, cioè poco meno della metà del valore dell’edificio valutato prima dell’evento alluvionale.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 Questa soluzione sembra non tenere conto di quanto affermato nell’analisi geomorfologica e dalle evidenze riscontrabili sul posto, e cioè che l’edificio Hydrocontrol è stato realizzato sull’alveo. Infatti il limite esterno della recinzione dista attualmente poco meno di 10 m dall’alveo di magra (novembre 2009) e gran parte della recinzione sulla sponda sinistra del fiume è stata realizzata sopra un terrazzo fluviale recente ben visibile dall’alveo; solo una piccola porzione più settentrionale sembrerebbe realizzata su un dosso costituito da granito arenizzato.
 La relazione non dice chiaramente che la struttura è stata posizionata nell’area di esondazione storica e naturale del fiume e che si trova esattamente alla confluenza con il Rio Sa Scabitzada, il quale proviene dal bacino montano del Monte S. Barbara sulla sponda destra, con direzione WSW-NNE.
 Non compare il minimo cenno a quanto verificatosi a monte della sorgente di Sa Scabitzada – Santa Barbara. Appare quantomeno singolare che lo studio ignori che il Rio Sa Scabitzada abbia subìto un imponente processo erosivo a partire dalla quota di circa 600 m s.l.m., con l’escavo di un enorme canale di erosione (dimensioni approssimative H = 2-3 m, larghezza 3-4 m, lunghezza = almeno 200-300 m), che ha asportato vegetazione, suolo e blocchi, lasciando una superficie di granito completamente levigata, fino alla sorgente stessa. Subito a valle della sorgente è presente, lungo il canalone e le sue pertinenze, un’enorme conoide di detrito, formata da massi e blocchi, che si estende per centinaia di metri fino a riversarsi dentro l’alveo del Rio S. Gerolamo proprio di fronte all’Hydrocontrol. La presenza di tale canale di erosione e l’esame dei danni subìti dalla piccola cappella seicentesca, che ospitava la sorgente, erano sotto gli occhi di tutti nei giorni immediatamente successivi all’evento (sono apparsi articoli di stampa in merito), inoltre il canale suddetto è visibile, nelle giornate terse, addirittura da Cagliari (Viale Buoncammino), nonché dalla SS 195 in direzione Pula. La struttura del centro ricerche, pertanto, ha ricevuto in pieno questa enorme massa di acqua e detriti solidi e ha fatto da ostacolo alla loro espansione nell’alveo. Data la morfologia dell’alveo, con una sponda destra in granito che fa da sperone e devia la corrente fluviale proprio verso l’Hydrocontrol, le condizioni dell’affluente e la morfologia della zona di confluenza, è evidente che l’Hydrocontrol è situato esattamente sopra il conoide di detriti formatosi per effetto degli apporti solidi ripetuti del Rio Sa Scabitzada. Di tutta questa conformazione geomorfologica ed idraulica non vi è il minimo cenno nella relazione, indice che lo studio è evidentemente parziale ed incompleto. Infatti, le morfologie fluviali non possono essere studiate senza conoscere le condizioni al contorno e tanto meno gli affluenti principali e, in questo specifico caso, si ritiene che esse rivestano una importanza essenziale e determinante per le scelte progettuali.
 Alla luce di quanto sopra descritto, non si capisce come mai non venga prevista la delocalizzazione dell’Hydrocontrol, considerato anche che la difesa in massi non garantisce la sicurezza dell’edificio e delle sue pertinenze, neanche con portate di criticità uguali a quelle considerate nella simulazione (con T ritorno = 200 anni).
 Si ritiene poco probabile che, dopo quanto è accaduto, una riconversione della struttura (qualora dovesse essere venduta) possa consentire di trasferivi del personale, che potrebbe ragionevolmente rifiutarsi di soggiornarvi per lavoro, poiché il sito non può fornire le necessarie garanzie di sicurezza idrogeologica.
 Si suggerisce di prevedere, in alternativa alla demolizione “tout court”, la sua delocalizzazione con il mantenimento delle attuali cubature, magari trasferendo la struttura in un altro sito più sicuro dal punto di vista idrogeologico (se compatibile con gli indirizzi della RAS), all’interno dello stesso territorio del comune di Capoterra
 In riferimento al viadotto proposto, inoltre, si rileva che il tratto definito “rilevato d’accesso” di lunghezza 125 m, è stato posizionato in corrispondenza della curva stradale (sulla sponda destra del fiume su cui si allunga uno sperone in roccia granitica) dove esiste uno scatolare per il passaggio dell’acqua. In quel punto è ben evidente, sia dalle foto aeree del 2 novembre, sia dalle molte fotografie scattate subito dopo l’alluvione, la presenza di una fetta del conoide di deiezione a grossi massi e blocchi sedimentati dal fiume. La sezione del viadotto sembra pertanto inadeguata e sarebbe forse meglio allungarlo un po’ verso sud in corrispondenza della curva.
 Tra gli interventi previsti in tutto questo tronco non si parla mai di sghiaiamento dell’intero alveo (o disalveo), cioè da un punto a monte del ponte per la Chiesetta di S. Girolamo fino al centro ricerche Hydrocontrol e neppure nel tratto a valle del ponte-viadotto proposto. Questo tronco fluviale, invece appare sovralluvionato per tutto il suo corso, con una sezione dell’alveo chiaramente insufficiente.
 Inoltre si ritiene essenziale provvedere alla piantumazione delle sponde con essenze arboree idonee (ontani, salici, oleandri), tali da trattenere con le radici le sponde e rallentare i processi di erosione, contribuendo alla loro stabilizzazione e rafforzamento.

3 Tronco SG04 – Dal ponte della strada 52 per Capoterra al ponte per Poggio dei Pini (da sez. SG043 a sez. SG033) – Pag. 57 - Tavola interventi SG04_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 Gli insediamenti e le infrastrutture viarie esistenti limitano la divagazione planimetrica naturale del corso d'acqua nel tratto medio terminale del tronco.
 Le criticità prevalenti sono connesse all’attraversamento della strada comunale (strada vicinale S. Barbara – strada 26 di lottizzazione) per Poggio dei Pini, inadeguato rispetto al transito dell’evento di riferimento, e alla presenza di un’area sportiva a ridosso dell’alveo attivo.
 L’intervento proposto prevede la realizzazione di un nuovo manufatto di attraversamento sul Rio San Girolamo, circa 170 m a monte rispetto all’attuale con innesto in corrispondenza della strada 24 e una sostanziale modifica della strada 51 che corre parallela la fiume
 L’area sportiva attrezzata (piscine) è ubicata in una posizione incompatibile con l’assetto di progetto: si propone la delocalizzazione. Nella relazione si legge che: “Il centro piscine, posizionato nell’area golenale destra ostruisce il regolare deflusso delle acque durante gli eventi di piena ed indirizza la corrente verso la sponda sx con potenziale coinvolgimento di alcuni edifici e delle strutture dell’attraversamento della strada comunale”.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 A proposito delle piscine e della necessità del loro spostamento non è chiaro quali evidenze supportino le affermazioni sopra riportate, di cui non vi è traccia nella Relazione Generale ma soltanto nella Scheda Tecnica riassuntiva e che non trova un riscontro effettivo in sito. L'esame della foto aerea e l'esame dell'alveo fatto nello studio geomorfologico attestano che il corso d'acqua che passa accanto alle piscine (distanti, nel punto più vicino, 22 m dalla sponda destra dell'alveo scavato dalla piena) è sempre stato pressoché rettilineo e non sembra particolarmente influenzato dalla presenza delle stesse. Le piscine sono state interessate in parte da acque che hanno esondato oltre gli argini scavati dalla piena e si sono espanse lateralmente nella piana, in parte dalle acque di dilavamento superficiale che arrivavano dal versante soprastante. Non è chiaro in particolare quali evidenze supportino l'affermazione che le infrastrutture delle piscine avrebbero spinto la corrente verso un'abitazione a valle e verso l'area del ponte. Le immagini satellitari successive all'alluvione mostrano, all'altezza delle piscine, l'incipiente formazione all'interno dell'alveo di piena di un meandro incassato (tratto di alveo di magra, curvilineo, che tocca le sponde rettilinee dell'alveo di piena nel quale è ospitato) deviato verso la sponda sinistra. Il meandro presenta però un rientro immediato verso il centro dell'alveo, trasformandosi in un tracciato di magra a canali anastomizzati (intrecciati) già da circa 80 m a monte della casa danneggiata, dove il rallentamento delle acque dovuto alla presenza del ponte ha iniziato a produrre la deposizione in massa dei solidi trasportati. La deviazione sulla sponda sinistra non esce dall'alveo di piena (che resta pressoché rettilineo) e non arriva affatto ad interessare le case che si trovano sullo stesso lato né, tantomeno, il ponte che si trova molto più a valle). La casa è stata raggiunta dall'acqua per erosione progressiva sviluppatasi parallelamente al margine rettilineo dell'alveo di piena. In poche parole: è evidente che l'acqua sarebbe arrivata alle case e al ponte comunque, con o senza piscine. In merito alle cause reali dell'erosione che ha interessato la sponda sinistra, sarebbe invece utile intervistare il socio proprietario dell'immobile e farsi raccontare cosa sia accaduto negli ultimi 25 anni lungo la sponda sinistra e come quest'ultima sia rimasta esposta all'azione erosiva dell'acqua in seguito alla totale distruzione della copertura vegetale presente a monte della casa lungo la sponda, a causa di tagli della ricca vegetazione effettuati in passato e soprattutto all'incendio dell'agosto 2007.
 Il nuovo viadotto proposto con la realizzazione del ponte sul rio S. Gerolamo circa 170 m a monte rispetto all’attuale è stato evidentemente disegnato sulla foto aerea senza conoscere la viabilità realmente esistente nella lottizzazione. L’intervento, infatti, che garantirà le più rispettose caratteristiche geometriche costruttive e normative previste, non trova assolutamente riscontro nella viabilità esistente. La sua realizzazione comporterebbe il transito di tutto il traffico in ingresso e in uscita per i quartieri Anello Bellavista, Residenza S. Barbara, Centro Commerciale, Residenza Lago, Residenza Parco, nonché tutto il traffico tra le lottizzazioni di Poggio dei Pini e di Residenza del Poggio e le case sparse in direzione Capoterra (strada 52), e viceversa in direzione Cagliari, attraverso un’unica stradina della lottizzazione. Quest’ultima costituisce viabilità interna alla lottizzazione (strada 24 che conduce alla scuola materna e media di Poggio) e non ha le caratteristiche dimensionali della viabilità principale. Per le condizioni morfologiche del terreno e per le caratteristiche costruttive (pendenza e dimensioni) non è assolutamente in grado di reggere una tale mole di traffico anche pesante (camion, autobus, mezzi della nettezza urbana, navette per la scuola media, ecc.), oltre al fatto che lungo la via si affacciano gli ingressi di numerose abitazioni già esistenti. Il punto più critico si ha dove la carreggiata si restringe nel passare tra quattro case che distano dai 5 ai 10 metri dalla strada e dove è presente una scarpata in roccia granitica che dovrebbe essere necessariamente abbattuta per poter ampliare la sezione, senza contare che, a causa della larghezza insufficiente, si dovrebbe modificare radicalmente l’assetto geometrico di tutta la strada, possibilità questa alquanto discutibile. Inoltre, la strada è utilizzata abitualmente dagli scolari per rientrare a casa a piedi o in bicicletta, pertanto il viadotto dovrebbe prevedere anche marciapiedi e piste ciclabili.
 Questa situazione di insostenibilità, da parte della strada 24, del traffico citato è già stata ampiamente e visibilmente constata durante il periodo immediatamente successivo all’alluvione, quando tutti i veicoli dovevano passare per quella strada, in quanto erano in corso i lavori nel canale scolmatore del lago e la strada 26 era stata chiusa al traffico.
 Si evidenzia la possibilità che si studi lo spostamento del viadotto più a valle, poco dopo la cabina Telecom, in prossimità della sezione del ponticello esistente (sezione 33.2-33.3 quota sponde 67,80-67,95 m s.l.m.), dove entrambe le sponde del fiume sono totalmente prive di manufatti ed abitazioni e sembrano idonee alla realizzazione delle spalle del viadotto. L’area sarebbe totalmente a disposizione per la realizzazione di un ponte con una sezione idonea a smaltire le piene previste (vedi sezione idraulica), collegando le strade 26 e 51 senza inutili complicazioni di percorso e senza sconvolgere la viabilità adiacente.
 Si concorda sulla necessità di traslare leggermente la strada 51 nel tratto tra le piscine ed il nuovo ponte (proposta sopra) addossandola alla collinetta granitica situata sulla sponda destra.
 La massicciata prevista in sponda sinistra sembrerebbe, almeno in parte, superflua. Infatti la sponda dovrebbe essere quasi tutta in granito e, a parte le tre abitazioni vicine all’alveo, a valle non ci sono altri edifici in situazioni critiche. La cabina Telecom, infatti, non è stata interessata dalla piena del 22 ottobre. L’allargamento della sezione del fiume, fino a raggiungere in sponda sinistra il costone granitico lapideo, dovrebbe assicurare una sufficiente resistenza della sponda stessa.
 Nella zona esistono anche altri due corsi d’acqua: quello della strada 51 (Rio S. Barbara ) e quello che attraversa le strade 62, 47, e che ha sfondato il ponte sulla strada 49 (Rio Is Tintionis). Attualmente i due rii si uniscono poco a monte del viadotto previsto, quindi il Rio S. Barbara – Is Tintionis confluisce nel lago superando la strada 51 con un ponticello di sezione inadeguata; si fa notare che entrambi i corsi d’acqua, per ora, vengono ignorati dallo studio, si rimanda ad una fase successiva il loro esame e la soluzione dei relativi problemi. Tale mancato studio appare non di poco conto, in quanto questi due corsi d’acqua hanno contribuito in maniera massiccia al trasporto solido verso valle nel tratto in cui sono paralleli al Rio S. Gerolamo e quindi al danneggiamento del rilevato in sponda destra del ponte sulla strada 26, intasando in maniera determinante la sezione di deflusso.
 In merito alla prevista deviazione del Rio S. Barbara – Is Tintionis, non appare chiaro dalla scheda come questa verrà in concreto realizzata, visto che si riporta l’indicazione di un rilevato (L= 400 m) ma non l’opera di attraversamento (ponte, scatolare, tubazione?) e non è chiaro quale sia la sezione prevista, evidentemente non calcolata. A tale proposito si suggerisce di andare a verificare preliminarmente cosa è successo su quel corso d’acqua a monte, nelle strade 51 e 49.
 Tra gli interventi previsti in tutto questo tronco non si parla mai di sghiaiamento dell’intero alveo, da monte a valle (mentre questo è chiaramente sovralluvionato per tutto il suo corso e non solo nei piccoli tratti previsti dal progetto, in corrispondenza dei ponti o a ridosso del lago), né si parla di sghiaiamento dei numerosi affluenti del Rio S. Gerolamo, già citati sopra.
 Stupisce, inoltre, che non si siano previsti interventi di regimazione trasversali al corso d’acqua ed agli affluenti per il rallentamento della velocità del fiume e per trattenere i detriti a monte della zona di confluenza e sedimentazione.
 Inoltre nella scheda non si parla di delocalizzazione dell’impianto di pompaggio reflui ubicato nella coda del lago. Sembra che venga ignorata la presenza di questo importante manufatto. Inoltre non si parla della presenza delle condotte idriche e fognarie, presenti nel tronco compreso tra le piscine e la coda del lago, che attraversano più volte l’alveo sia del S. Gerolamo sia del Rio S. Barbara - Tintionis (comprese le nuove condotte idriche appena ripristinate da Abbanoa). Andrebbe chiarito se nel piano di risagomatura e disalveo della coda del lago sia stata prevista la loro delocalizzazione e dove si dovrebbero ubicare in condizioni di sicurezza tali opere, di cui peraltro manca anche la valutazione economica.
 Si ritiene essenziale provvedere alla piantumazione delle sponde con essenze arboree idonee (ontani, salici, carrubi, oleandri) tali da trattenere con le radici i processi di erosione delle sponde stesse, contribuendo alla loro stabilizzazione e rafforzamento.

4 Tronco SG05 – Dal ponte per Poggio dei Pini alla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini (da sez. 033 a sez. 028) - Pag 57 - Tavola interventi SG05_01
Prima di esaminare quanto riportato per questo tratto si rimarca che in altra parte della relazione si può leggere quanto segue:
“Il tratto montano (del R. S. Gerolamo, ndr) è caratterizzato da forti pendenze con una capacità di trasporto molto elevato: nel tratto intermedio, a causa dell’effetto di bacinizzazione delle due opere trasversali artificiali (dighe di Poggio dei Pini, ndr) e della diminuzione della pendenza, si ha il deposito prevalente del materiale medio-grossolano. A valle, nella piana alluvionale, l’azione di trasporto è legata al materiale medio fine e la pendenza media tende progressivamente a diminuire (<1%).”

Questa affermazione quindi sembrerebbe confermare che i due laghi, per quanto piccoli, abbiano avuto un effetto di bacinizzazione a monte, ossia hanno determinato una diminuzione della pendenza di quel tratto fluviale e pertanto hanno fermato e favorito la sedimentazione del materiale grossolano che, se le traverse non ci fossero state, sarebbe stato trasportato verso valle anche a causa della velocità della corrente (tra i 2 e i 7 m/s come riportato a pag. 45-46 della Relazione). Questa azione dei laghi riteniamo sia inconfutabile e ben constatabile con l’esame dei luoghi.
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 Il tratto in esame interessa l’invaso di Poggio dei Pini: l’intervento in progetto prevede la canalizzazione delle acque del Rio San Girolamo nello scolmatore esistente, adeguatamente risezionato per garantire il deflusso della piena di riferimento . Le acque del rio verranno concentrate in sponda sinistra attraverso l’asportazione dei notevoli accumuli litoidi presenti e la realizzazione di un’opera longitudinale che separi l’alveo fluviale dall’invaso.
 La sezione di deflusso attuale del canale scolmatore non è adeguata al passaggio della piena di riferimento (T200 anni). Le abitazioni in sx e le relative infrastrutture viarie presenti non sono adeguatamente protette. La confluenza di due corpi idrici minori lungo la sponda destra e le relative tombinature di attraversamento rappresentano un’ulteriore criticità.
 Nella relazione inoltre si afferma che all’imbocco del lago si sarebbe verificato un restringimento dell’alveo.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 Non è chiaro a cosa ci si riferisca quando si parla di restringimento della sezione del fiume in coda al lago. L’unico restringimento era costituito dal ponte a monte (strada 26) per il quale si rimanda al paragrafo precedente, e da tutti i sedimenti che negli anni il fiume aveva trasportato e sedimentato.
 L’intervento proposto sul rio S Gerolamo sulla sponda sinistra del lago, praticamente relega l’alveo del fiume ad un canale artificiale di sezione rettangolare, alterandone completamente l’assetto naturale, oltre al fatto che in questo modo invece di rallentarne la velocità si consente al fiume di arrivare a valle della diga con una velocità molto maggiore dell’attuale. Non si capisce quale sia la tipologia costruttiva della canalizzazione con rivestimento in massi, in quanto non è presente il disegno con i particolari costruttivi, non si conosce l’altezza di tale canale e delle sue sponde, nonché i rapporti del canale, in sponda destra, con il lago. Non viene chiarito se i massi saranno slegati e semplicemente incastrati tra loro o se verranno intasati da calcestruzzo, in caso contrario non si capisce come questa struttura possa restare in piedi, visto che il fiume ha abbondantemente dimostrato di essere in grado di trasportare massi anche superiori a 1 mc, come quelli di cui si parla nelle tavole. Non è chiaro inoltre se tale canale in derivazione sia stato dimensionato per una piena di riferimento di circa 94 mc/s o di 114 mc/s con T ritorno rispettivamente = 200 anni e = 500 anni (vedi Tab. 9 Valori delle portate al colmo e dei contributi unitari nelle sezioni idrologiche lungo l’asta del riu San Girolamo per il tempo di ritorno di 500 anni e per l’evento di piena del 22/10/2008 – pag. 14 della Relazione Hydrodata ), perché se fosse dimensionato per una piena di portata inferiore il canale non sarebbe in grado di escludere dalla circolazione attiva il lago, proprio quando ciò sarebbe auspicabile per evitare ulteriori danni alla diga. Inoltre non si capisce come mai il canale non sia stato dimensionato per la portata del 22 ottobre.
 Dalla tavola interventi si deduce che sarà presente una scogliera lungo la sponda destra di questo canale artificiale; tale scogliera costituirà, di fatto, un argine artificiale con l’effetto finale di impedire il riempimento del lago, quindi viene messa in dubbio la sua stessa esistenza, di cui però nella relazione non si fornisce giustificazione tecnica esaustiva. Inoltre non si capisce se tale scogliera avrà una soglia sfiorante verso il canale artificiale, e nel caso come sarà dimensionata, necessaria per far sì che il lago possa svuotarsi nel caso di raggiungimento della quota massima di invaso.
 Sembrerebbe di capire che unici tributari del lago resterebbero il Rio de Mustaddinu, proveniente dalla zona del centro Commerciale e un altro piccolo impluvio che attraversa la strada 54, ma questi due corsi d’acqua non sarebbero in grado, per l’esiguità delle loro portate, di riempire il lago che verrebbe così a perdere le sue funzioni di riserva antincendio oltre che di elemento con particolarità paesaggistiche, naturalistiche ed ecologiche (risulta attualmente l’unico sito di nidificazione dei cigni più meridionale d’Europa).
 Si evidenzia la possibilità che per far sopravvivere il lago e consentire il suo utilizzo principalmente in funzione antincendio si realizzi, nella parte iniziale del canale artificiale (a monte), una tubazione di dimensioni adeguate che consenta il passaggio della portata di piena in condizioni normali, corrispondente a circa 4 mc/s (T ritorno = 2 anni vedi Tab. 4 Portate del riu San Girolamo stimate nel PSFF – pag. 7 della Relazione Hydrodata), in modo da assicurare tutti gli anni il riempimento del lago nella breve stagione piovosa: La portata in eccesso (di piena) continuerà a defluire nel canale artificiale evitando quindi che la diga debba sopportare in futuro nuovi eventi simili. Bisognerà poi valutare anche l’opportunità di un piccolo sovralzo del ciglio arginale al fine di aumentare il franco e quindi aumentare la capienza del lago. In questa ipotesi, la diga potrebbe essere inserita in una categoria differente rispetto alla categoria attuale (L.R. n.12/2007).
 Non è chiaro come mai non si faccia riferimento alla relazione predisposta dall’Ing. Ravaglioli sulla possibilità della messa a norma della diga sulla base della normativa vigente nazionale e regionale e del dimensionamento dello scarico di superficie. Non si fa il minimo cenno sulle verifiche di stabilità del corpo del rilevato effettuate nelle condizioni più critiche, sempre eseguite dal prof. Ravaglioli, e neppure all’alternativa proposta dallo stesso professionista circa la demolizione del manufatto esistente e la ricostruzione di uno in calcestruzzo con soglia sfiorante centrale che eliminerebbe del tutto il problema del canale sfioratore laterale, troppo vicino alle abitazioni e alla strada. Su tale soluzione si ritiene che debbano essere fatti i necessari approfondimenti, anche in termini di costi/benefici e dell’aumento della sicurezza a monte e a valle dell’opera idraulica. Infatti, molti dei lavori previsti nella Tavola interventi SG05_01 sarebbero inutili se si optasse per questa soluzione.
5 Tronco SG06 – dalla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini alla traversa del lago minore (da sez. SG028 a sez. SG024) - Pag 58 della Relazione
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 è prevista la demolizione completa del ponte crollato in seguito all’evento dell’ottobre 2008, per evitare che le opere ancora presenti possano recare ostacolo al deflusso delle acque;
 è prevista la demolizione della traversa in muratura di valle, anch’essa fortemente danneggiata durante lo stesso evento, al fine di evitare che i massimi livelli di piena possano coinvolgere la viabilità circostante. L’intervento si completa con il disalveo dei depositi litoidi accumulati a monte della traversa e la conseguente ricalibratura dell’alveo nell’intero tratto.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 Si precisa che il ponte a valle della diga non è crollato ma è stato soltanto asportato il rilevato in sponda sinistra. Si fa notare che nella scheda tecnica non vengono quantificate le spese per queste due demolizioni (ponte e diga in muratura).
 Non è esplicitato chiaramente quale ostacolo crei la traversa in muratura a valle, che per precisione non risulta gravemente danneggiata ma solo parzialmente danneggiata per un piccolo tratto di pochi metri (4-5), rispetto al suo sviluppo complessivo.
 Si afferma che si deve evitare che i massimi livelli di piena, raggiunti col massimo invaso della dighetta, possano coinvolgere la viabilità circostante, ma l’unica viabilità attualmente è costituita da un breve tratto (circa 10-20 m) della strada 3 danneggiato sotto il paramento di valle della diga in terra e da un breve tratto (circa 10 m) della strada 37 a monte della traversa, che non dà acceso ad alcuna abitazione. Il problema potrebbe essere forse risolto abbassando la quota di coronamento della dighetta, che aveva subito un sovralzo di circa 50 cm diversi anni fa, riportando quindi il manufatto alle sue caratteristiche originarie, e ovviamente chiudendo la falla apertasi nella sponda destra. Questo consentirebbe di creare una vasca di decantazione dei sedimenti e rallentare l’energia erosiva del fiume a valle.
 Non è chiaro se sia stato fatto uno studio specifico per valutare se il livello massimo del lago, formato dalla dighetta, possa arrivare a lambire il piede del paramento di valle della diga grande in terra e quindi possa interferire con la struttura della diga, causando un’erosione al piede. Questo problema è stato sollevato nella relazione del Prof. Ravaglioli. Solo in questo caso si potrebbe concordare con l’ipotesi della sua demolizione in alternativa al ripristino della parte lesionata.
 Si dice poi che alcune abitazioni in sponda destra (sulla strada 37 quindi) sarebbero state lambite dall’onda di piena. Non è chiaro a quali abitazioni ci si riferisca, se quelle a monte o a valle della di ghetta. SI fa notare che durante l’evento l’acqua fuoriuscita dalla dighetta ha inondato solo una parte della strada, perché le abitazioni del primo tratto della strada 37, fino all’incrocio con la strada 35, sono poste ad una quota maggiore rispetto al livello stradale.
6 Tronco SG07 – Dalla traversa del lago minore alla residenza del Poggio (da sez. SG024 a sez. SG020) - Da correggere in: Tronco SG07 – dalla traversa del lago minore alla Zona Sportiva di Poggio dei Pini - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG07_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 In questo tratto il corpo idrico si sviluppa rigidamente vincolato in una stretta forra; non sono presenti criticità né previsti interventi. Immediatamente a valle della sezione SG020 l’ambito fluviale si amplia in destra coinvolgendo l’intera fascia golenale fino al terrazzo insommergibile. Al fine di difendere da fenomeni erosivi laterali gli insediamenti in sponda destra, comunque inondabili al transito della piena di riferimento, è prevista la realizzazione di una difesa di sponda in massi di cava intasati. Solo in un tratto di fronte alla palestra coperta.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 L’intervento denominato SG07_01 viene indicato in zona Residenza del Poggio, in realtà la denominazione è errata in quanto trattasi della zona sportiva di Poggio dei Pini. Pertanto la definizione del tronco deve essere modificata in: Tronco SG07 – Dalla traversa del lago minore alla Zona Sportiva di Poggio dei Pini. Anche questo denota una scarsa conoscenza dei luoghi. Curiosamente in questa parte della Relazione non si fa il minimo cenno alla presenza in questa zona di impianti sportivi, quasi ignorandone la presenza, si parla genericamente di “insediamenti in sponda destra che sarebbero inondabili al transito della piena”, senza specificare di quali insediamenti si tratti se case o altro.
 Il piano prevede unicamente una piccola opera di protezione della strada n. 35 lungo la sponda destra davanti alla palestra, utile a sostenere la strada soprastante, ma non a fermare l’eventuale piena. Peraltro si fa notare che dallo schema tipologico dell’intervento “difesa in massi” si evince che la sezione trasversale prevista per la scogliera (pari a circa 6-7,5 m) comporterebbe una notevole riduzione dell’attuale sezione di deflusso del fiume, che in quella zona è particolarmente sovralluvionato (massi, pietrame e sabbia). Si consiglia di studiare una tipologia di protezione spondale mediante un muro di contenimento in calcestruzzo e grossi blocchi, che preveda una sezione orizzontale del manufatto alquanto contenuta, ma che abbia uno sviluppo verticale, in modo da ridurre l’ingombro in alveo, lasciando al fiume quanto più spazio possibile.
7 Tronco SG08 –Dalla Zona Sportiva di Poggio dei Pini a località Isca Su loi (serre) (da sez. SG020 a SG014) - Pag. 58 della Relazione - Nessuna tavola di interventi
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 In questo tratto le criticità sono dovute: alla presenza della zona sportiva e di infrastrutture viarie (strada n. 35 e relativo guado per la zona in sx idrografica, oltre ad altri guadi minori a valle), inoltre sono presenti diversi manufatti agricoli (ed anche un maneggio con relative stalle, sulla sponda dx). Tutti questi edifici sono potenzialmente inondabili anche con eventi di piena inferiori a quella di riferimento (T = 200 anni).
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 Benché le strutture sportive siano costantemente utilizzate (e quindi costituiscano dei bersagli da difendere), il piano non ritiene necessario realizzare interventi a protezione degli insediamenti. Viene prevista esclusivamente la delocalizzazione degli spogliatoi dei campi di calcio e dell’impianto di sollevamento fognario (appena ripristinato da Abbanoa) senza alcuna indicazione sulla sua riedificazione. Si tenga presente che lungo la strada 35 sono presenti anche alcuni pozzi di proprietà della Cooperativa Poggio dei Pini.
 Per quanto riguarda le protezioni lungo la sponda destra si ritiene che un intervento minimale sarebbe utile e realizzabile prevedendo il prolungamento della scogliera/muro di contenimento (di cui sopra) fino a raggiungere l’ingresso all’acquedotto della Cooperativa e da lì in poi l’arretramento di circa 5-6 m della strada 35, che corre parallela al fiume, in modo da allargare la sezione di deflusso a disposizione del fiume.
 Si ritiene utile, al fine di proteggere la zona sportiva almeno dagli eventi con T ritorno inferiori a quello di riferimento (T = 200 anni), di studiare la possibilità di eliminare un tratto della strada 35 a partire da un punto coincidente grosso modo con l’ingresso all’acquedotto e la demolizione dei due spogliatoi ricostruendoli vicino all’edificio della club-house. In questo modo si potrebbe realizzare una difesa di massi ancora meglio un argine in terra, eventualmente anche elevato di 2 – 3 m rispetto al p.c. attuale, sviluppato dall’attuale ingresso dell’acquedotto di Poggio dei Pini fino al ponticello davanti ai campi da tennis coperti. Si otterrebbe un allargamento dell’alveo del fiume fino a circa 80 m di larghezza, riducendo leggermente l’area a disposizione della zona sportiva (che andrebbe riconfigurata nelle sue strutture, con lo spostamento del campo di calcio e di calcetto) ma ottenendo la sua protezione almeno rispetto ad eventi di piena con tempi di ritorno inferiori o prossimi ai 200 anni.
 Sarebbe inoltre opportuno procedere ad uno sghiaiamento complessivo dell’alveo del fiume a partire dalla sezione SG19 fino alla zona delle serre, riportando anche qui la sezione del fiume ad una larghezza di almeno 80-100 m, con una profondità adeguata, poiché attualmente tale zona è evidentemente sovralluvionata e praticamente la sezione di deflusso è quasi inesistente. Infatti il risezionamento eseguito subito dopo l’alluvione appare del tutto inadeguato, in alcuni punti non si arriva ad 1 m di profondità dell’alveo con una sezione larga forse una decina di metri.
 Si segnala anche il fatto che il tratto di alveo a valle dell’impianto di sollevamento fognario, occupato da un agrumeto, alcuni mesi dopo l’evento di piena è stato nuovamente recintato con una rete, perpendicolarmente all’alveo, per la quale si chiede di verificare l’eventuale compatibilità con le condizioni generali dell’area (rischio di ostruzione per intasamento della rete ad opera di rami e tronchi, come già accaduto).
 Anche in questa zona comunque si deve rimarcare il fatto che lo studio continua ad ignorare la presenza di affluenti provenienti dalla sponda destra. Infatti subito a valle della palestra coperta passa un ruscello che presenta un bacino di alimentazione di una certa rilevanza (pendici del Monte Pauliara). Questo corso d’acqua, nel suo ultimo tratto, risulta praticamente insabbiato e privo di un alveo definito, per tale motivo durante l’alluvione ha allagato la strada 33, soprastante la zona sportiva. Questo corso d’acqua ha riversato dentro l’area sportiva una massa enorme di detriti e sabbia contribuendo al sovralluvionamento della stessa area. Inoltre si è aperto una nuova via di scorrimento attraverso un canale di gronda parallelo alla strada n. 33 fino a confluire nel ponticello immediatamente sottostante i campi da tennis.
 Nella zona delle serre di Isca Su Loi, la presenza di condotte interrate per scopi idropotabili e la presenza del ponte tubo ad arco e dei due blocchi di ancoraggio, appaiono incompatibili con la situazione idraulica tanto che un lungo tratto di condotta sulla sponda sx di fronte al laghetto di cava è stata totalmente asportata (100 m) e poi ripristinata nell’estate 2009. Altre tubazioni in polietilene sono venute a giorno sotto l’alveo. Anche per queste il Piano non prevede alcuna soluzione, mentre si ritiene importante segnalare la necessità del loro spostamento o quanto meno riposizionamento ad una quota compatibile con il futuro profilo longitudinale e trasversale del fiume.

8 Tronco SG09 –Dalla località Isca Su loi (serre) al ponte della strada statale SS 195 (da sez. SG014 a sez. SG008) - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG08_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 In questo tratto le criticità sono dovute agli insediamenti posti in dx e sx idrografica che causano un significativo restringimento della sezione di deflusso.
 L’intervento prevede la realizzazione di difese spondali con massi intasati e gabbioni, di muri arginali e di arginature in terra, l’ampliamento modesto della luce del ponte sulla via Europa e la demolizione del ponte-tubo dell’acquedotto e del ponte stradale abbandonato della SS 195. Il fine sarebbe quello di regimare il corso d’acqua per la messa in sicurezza idraulica delle lottizzazioni presenti
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 Si ritiene che, sulla base dell’esame del bacino eseguito fino a questo punto, l’ampiezza dell’alveo prevista per questo tratto sia totalmente inadeguata. Infatti mentre fino a qualche decina di metri a monte l’alveo avrebbe un alveo di 80-100 m, proseguendo verso valle la sezione tende a diminuire progressivamente ed in corrispondenza della scuola materna avrebbe una dimensione di circa 40 m.
 I sistemi di argini previsti creerebbero delle sacche chiuse che, nel caso in cui l’acqua riuscisse ad aggirarli o sormontarli, potrebbero intrappolarla impedendone il deflusso ed allagando completamente tali sacche con gli edifici.
 La lunghezza degli argini a protezione della frazione di Rio S. Gerolamo costituirà uno sbarramento continuo sul percorso del flusso di piena, capace di impedire alle acque di defluire su un lungo fronte. Presumibilmente, le acque tenderanno ad accumularsi su questa linea con un consistente rallentamento del deflusso, visto che la devono aggirare.
 Lo spazio disponibile al deflusso delle acque tra i due argini in sinistra e in destra idrografica è di circa 60 m e darebbe luogo ad un effetto "imbuto", con conseguenti aumenti di livello e di velocità della corrente. Il 22 ottobre 2008 le acque in questo sito si sono espanse per circa 500 m complessivi sui due lati dell'alveo fluviale, raggiungendo livelli di 1,50-1,80 m.
 Il livello raggiunto dalle acque il 22 ottobre 2008 è stato tale da invadere più o meno completamente i piani inferiori delle abitazioni; in caso di un nuovo simile evento, a causa dell’accumulo delle acque in presenza di argini tanto estesi, tale livello sarà presumibilmente più elevato, tanto da superare con prevedibile facilità le arginature di 2 m. Ne consegue un aggravamento del rischio dovuto a possibilità di cedimento degli argini e a formazione di onde di piena localizzate e di effetti, già documentati nel corso dell’alluvione di New Orleans, dove la presenza di estese arginature, aggirate dalle acque, ha provocato l’alluvionamento di aree nelle quali l’acqua è rimasta intrappolata senza vie di deflusso.
 Si evidenzia la necessità di esaminare una soluzione che preveda un ampliamento drastico dell’alveo fluviale, tramite una ponderata individuazione delle abitazioni da delocalizzare sia in destra idrografica (circa 60 edifici) sia in sinistra idrografica (circa 30 edifici), che appartengono alla lottizzazione di S. Girolamo, nell’area che è stata invasa dalle acque. Le arginature, conservando una elevazione di 2 metri e realizzate in favore di corrente e non in opposizione ad essa, a questo punto potrebbero essere spostate in margine alle aree che sono state inondate, rimuovendo alla radice le cause di pregiudizio alla sicurezza pubblica.
 Il costo aggiuntivo della delocalizzazione, potrebbe essere stimato in via ipotetica in un valore medio di circa 200.000-250.000 Euro ad edificio, da rifondere ai proprietari, pertanto potrebbe ammontare a circa 20-25 MEuro, a cui andrebbero sommati i costi per la demolizione delle case e le opere di urbanizzazione per la ricostruzione della lottizzazione altrove. A tale proposito di fa presente che esiste già un’area piuttosto estesa e già parzialmente urbanizzata a poca distanza, sul terrazzo più elevato ed antico (Le case del Sole – Rio S. Girolamo 2) posta quindi ad una quota di piena sicurezza sull’alveo del fiume.
 Alcune delle opere previste a protezione degli edifici da delocalizzare (gabbioni, muri arginali, difese con scogliere) potrebbero non rendersi più necessarie, consentendo un certo risparmio di risorse che potrebbero contribuire al finanziamento della delocalizzazione.
 A fronte di questa spesa però gli argini verrebbero semplificati e ridotti in lunghezza ed elevazione, e non sarebbero necessarie opere di protezione spondali e platee in alveo ordinario.
 Occorrerebbe predisporre una nuova strada di accesso dalla 195 alla parte di lottizzazione del Rio S. Gerolamo non delocalizzata in sponda destra, con un accesso direttamente dal futuro viadotto e alla parte non delocalizzata in sponda sinistra dalla rotonda di Frutti d’Oro.
 La delocalizzazione della scuola deve essere, ovviamente, confermata.
 Andrebbe realizzato il solo viadotto sulla 195, mentre per il ponte presso la scuola materna potrebbe non essere necessaria la ricostruzione se si optasse per una viabilità alternativa di accesso alle lottizzazioni in sponda destra, peraltro in parte già esistente (Via dei Genovesi).
 Nell’eventualità in cui l’ente pubblico decidesse comunque di optare per una delocalizzazione parziale degli edifici abitati presenti sulle due sponde, si evidenzia la possibilità che l’alveo fluviale possa essere rimodellato a partire dal laghetto nei pressi delle serre (site a quota 16) eliminando in questo modo la doppia curva a ridosso della lottizzazione San Girolamo. In tal modo l’allargamento dell’alveo potrebbe essere realizzato essenzialmente in sinistra idrografica e le abitazioni da delocalizzare potrebbero forse essere ridotte. In ogni caso, un’eventuale opzione di questo tipo deve essere sostenuta dalla realizzazione di modelli di simulazione, comprendenti diversi scenari dettagliati, adeguati a rappresentare realisticamente gli effetti di eventi futuri di alluvionamento, con la massima aderenza alle caratteristiche morfologiche attuali dei luoghi e a quelle degli interventi proposti e con valutazione delle portate sia per diversi tempi di ritorno che per eventi estremi sperimentati e potenziali.
9 Tronco SG10 – Dal ponte della strada statale SS 195 alla foce a mare (da sez. SG008 a sez. Sg001) - Pag. 59 della Relazione - Tavola interventi SG09_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
 La sezione di deflusso è inadeguata, il quartiere di Frutti d’Oro in sx idrografica presenta molti edifici a rischio di inondazione. Il tratto terminale focivo è a rischio di erosione e sulla sponda destra sono a rischio le strutture sportive (campo di calcio).
 L’intervento prevede la realizzazione di difese spondali con muri arginali e arginature in terra.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
 Si ritiene che, sulla base dell’esame del bacino eseguito fino a questo punto, l’ampiezza dell’alveo prevista per questo tratto sia totalmente inadeguata. Anche qui, infatti, l’alveo dovrebbe essere allargato fino ad una ampiezza di almeno 80-100 m e la stessa ampiezza dovrebbe essere mantenuta fino alla foce.
 Ciò comporterebbe la delocalizzazione per almeno 40 edifici situati presso la foce. Il costo aggiuntivo delle delocalizzazioni potrebbe essere stimato in circa 8 MEuro (200.000-250.000 Euro ad edificio) a cui si aggiungono le spese di demolizione ed eventuali spese di urbanizzazione per la ricostruzione della lottizzazione altrove.
 L’arginatura, qualora si evidenziasse che fosse ancora necessaria, potrebbe essere collocata in margine all’area delocalizzata. L’altezza dell’argine dovrebbe essere valutata con attenzione in relazione ai volumi d’acqua che effettivamente hanno interessato l’area esondata in occasione dell’evento del 22 ottobre (circa 500 m di estensione in sinistra idrografica per un’altezza media di 1,50 m).
 Si propone di valutatare con attenzione la possibilità di inserire un secondo argine anche in sponda destra, per proteggere la lottizzazione di Torre degli Ulivi, considerato l’innalzamento di livello che si otterrebbe impedendo all’acqua di espandersi lateralmente.
 Si ritiene infine che debba essere studiata meglio l’area di confluenza con il Rio Masone Ollastu, di cui peraltro nella relazione si dice ben poco. Quest’area infatti è piuttosto delicata e andrebbero prese in considerazione le seguenti problematiche, oltre a quelle dell’impianto sportivo (campo di calcio): presenza del bar “Sottovento” immediatamente a valle del ponte sul rio Masone Ollastu, presenza della scuola elementare di Su Loi immediatamente a valle della chiesetta di S. Efisio; presenza del Torrino dell’acquedotto molto vicino alla sponda destra del Rio S Gerolamo, presenza di vari impianti di sollevamento fognario vicino alla chiesetta. Nel caso di un allargamento in sponda destra dovrebbe essere valutata attentamente la necessità di una adeguata protezione di questi bersagli in funzione delle diverse ipotesi di portata in funzione di diversi tempi di ritorno.
 Il ponte della SS195 sul Masone Ollastu, che è stato sormontato dalle acque in corso di piena, è fortemente sottodimensionato ed essendo situato su un’arteria ad elevata intensità di traffico, rappresenta un rischio notevole. Si concorda sulla necessità di prevedere un dimensionamento adeguato anche per questo ponte.
 Nell’eventualità in cui l’ente pubblico decidesse comunque di optare per una delocalizzazione parziale degli edifici abitati a rischio, si evidenzia la possibilità di allargamento dell’alveo in sponda destra verso il campo sportivo. In ogni caso, tale opzione deve essere sostenuta dalla realizzazione di modelli di simulazione realistici, adeguatamente dettagliati, aggiornati alla morfologia attuale e comprendenti diversi scenari per portate su vari tempi di ritorno e per eventi estremi sperimentati e potenziali.
10 CONCLUSIONI
Si ritiene che Il Piano esaminato:
 Non abbia perseguito compiutamente gli obiettivi previsti nella convenzione ossia “il conseguimento di un assetto del corso d’acqua compatibile con la sicurezza idraulica dei territorio e la salvaguardia delle componenti naturali e ambientali”. Il primo obiettivo non appare conseguito in quanto viene totalmente disattesa l’esigenza di agire sul fiume e sulla sua sezione idraulica, attualmente manifestamente insufficiente in più punti, su cui non si interviene con alcuna opera di adeguamento della sezione stessa. Il secondo obiettivo non viene conseguito in quanto si ignorano gli aspetti paesaggistici e la funzione antincendio del lago, nonché le sua azione fondamentale di trattenimento dei sedimenti a monte per effetto di bacinizzazione, nonché gli aspetti faunistici.
 Sia affetto da una mancanza di conoscenza e di approfondimento del problema del “trasporto solido”, in quanto si reputa che il solo calcolo idraulico relativo alla portata liquida non sia sufficiente ad analizzare il fenomeno alluvionale nel suo complesso. Si ritiene che, sulla base di quanto osservato durante e dopo l’evento alluvionale, l’entità del trasporto solido sia determinante nelle scelte future sull’assetto complessivo del fiume e dei suoi affluenti, e quindi abbia un peso fondamentale nelle scelte degli interventi strutturali (ponti, argini) e nella definizione delle sezioni idrauliche finali da monte fino alla foce.
 Sia affetto da una mancanza di conoscenza geomorfologica e idrogeologica delle “condizioni al contorno”, per effetto del mancato studio degli affluenti di sponda destra del Rio S. Gerolamo, che hanno avuto un peso fondamentale nell’evento alluvionale e nella determinazione dei danni alle infrastrutture pubbliche e private presenti ai margini di essi.
 Sia affetto da una “scarsa conoscenza dei luoghi” di intervento, evidenziata nelle discutibili scelte riguardanti la viabilità, soprattutto nella zona di Poggio dei Pini.
 Necessiti di un approfondimento sulle soluzioni alternative proposte per l’area lago e diga in materiali sciolti, anche attraverso un esame dettagliato della Relazione predisposta dal Prof. Ravaglioli.
 Necessiti di un approfondimento ed una chiara definizione della possibilità di effettuare la delocalizzazione di singoli edifici o di interi insediamenti più a rischio, nonché del loro costo economico.
 Sia migliorabile e perfettibile attraverso una pianificazione degli interventi basata su conoscenze più precise e su un costante confronto con i residenti.

Si fa rilevare, inoltre, come considerazione di carattere generale, che lo studio Hydrodata presenta delle carenze piuttosto importanti, anche se in parte motivate dalla necessità di restringere i tempi di esecuzione per dare risposte alla popolazione che attende gli interventi.
Si osserva che nel Piano di Protezione Civile, recentemente predisposto dal comune di Capoterra, è stata fatta, per quanto sinteticamente, una lucida analisi delle cause che possono essere considerate alla radice delle gravi conseguenze dell’evento alluvionale del 22 ottobre 2008. Non si è rilevata altrettanta chiarezza nell’analisi preliminare fatta dallo studio Hydrodata, nonostante questo abbia come specifico obiettivo non la protezione civile ma la predisposizione di interventi di messa in sicurezza del territorio da nuovi eventi.
Si chiede pertanto che gli sviluppi successivi dello studio Hydrodata focalizzino meglio le cause strutturali all’origine dei disastri prodotti dall’alluvione, per meglio indirizzare gli interventi in esso contenuti e, si auspica, per avere anche delle indicazioni di buona pratica nell’amministrazione del territorio, che consentano di mettersi al riparo dagli effetti devastanti di eventi alluvionali futuri.
Si chiede poi che lo studio sia completato al più presto con l’analisi degli affluenti in destra idrografica del Rio San Gerolamo, omissione probabilmente dovuta a ragioni di tempistica, che però non può ragionevolmente essere trascurata senza incorrere in errori di valutazione che possono influire pesantemente sulle scelte di intervento.
Si richiede che sia effettuata una valutazione anche sui molti ponticelli intersecanti i citati affluenti, che sono stati sormontati dalla piena in tutto il bacino, problema che fino ad ora non è stato adeguatamente evidenziato. Questi ponticelli, in occasione di eventi pluviometrici critici, possono costituire elemento di rischio per gli abitanti che li percorrono quotidianamente a piedi o su mezzi di trasporto. Si ricorda infatti, che molti di essi sono stati ricoperti da cumuli di detriti alti anche più metri, comprendenti blocchi di grosse dimensioni, presumibilmente depositati con dinamica di "flash flood". Tali accumuli, rimossi nei giorni immediatamente successivi alla piena per consentire la circolazione degli abitanti, non sono più visibili e rilevabili dagli addetti ai lavori, con una possibile conseguente sottovalutazione del fenomeno."La valutazione dovrebbe comprendere una indicazione degli interventi da effettuare ed una stima preliminare dei costi. Si suggerisce in ogni caso, nell'immediato, che tutti gli attraversamenti stradali a rischio siano evidenziati da apposita segnaletica stradale di pericolo.
Si richiede inoltre che sia analizzata e valutata la possibilità che lo stesso dato del 22 ottobre 2008 possa non essere stato il massimo sperimentabile ed un’eventuale individuazione di potenziali scenari estremi.
Si ritiene, infine, che nelle aree critiche dovrebbero essere predisposti dei modelli di simulazione del deflusso in caso di piena, realizzati con un elevato livello di accuratezza e dettaglio nella rappresentazione degli scenari di rischio relativi a tutte le opzioni progettuali in valutazione.
Appare comunque fondamentale che vengano effettuati tutti i rilievi di dettaglio necessari a tenere aggiornato e aderente alla realtà il modello della circolazione idrica superficiale, sul quale basare gli scenari di simulazione, rappresentando opportunamente tutti gli interventi di risistemazione, privati e pubblici, già realizzati o previsti sul sito, capaci di influire sul deflusso superficiale.
11 PROPOSTE OPERATIVE
Per rispondere alle esigenze di raggiungere un “assetto del corso d’acqua compatibile con la sicurezza idraulica dei territorio” si propone di avviare un’azione simile a quella già attuata in diverse regioni italiane (es. Provincia di Torino, Progetto Strategico “Manutenzione del territorio”, Consorzio di Bonifica Dese Sile), per stabilire le modalità di programmazione, realizzazione e gestione dell’attività di manutenzione ordinaria del territorio che preveda la realizzazione delle necessarie e importanti opere strutturali (ponti, viadotti, argini, muri e scogliere) e al contempo di cicli costanti di interventi, armonici con il paesaggio, totalmente integrati nell’ecosistema, associati a monitoraggi periodici. In questo modo si potrà assicurare il progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza e della qualità ambientale del territorio, cercando di mantenere in piena funzionalità tutte le opere di difesa, essenziali alla sicurezza idraulica e idrogeologica.
Tra gli interventi che ci sentiamo di proporre vi sono i seguenti, innovativi e pertinenti con il tema della riduzione del rischio, sia tipo areale che lineare:
1 ) Intervento strutturale antierosivo lungo le aste fluviali areale e puntuale nel bacino montano dell’asta principale e dei suoi affluenti Rio Sa Scabitzada, Rio Is Tintionis, Rio S. Barbara, Rio de Mustaddinu, Rio de Malamorti, Rio Sa Menta, ecc, che comprenda.:
- 1.1) realizzazione di un sistema razionale e articolato di rallentamento della corrente fluviale e del rallentamento del trascinamento dei sedimenti da monte verso valle, mediante una serie di briglie in sequenza (briglie drenanti e briglie a bocca tarata), che permettano il normale deflusso delle acque, ma siano in grado di bloccare i detriti più grossolani (fonte dei maggiori danni) e al contempo consentire di far passare i sedimenti più fini verso valle e quindi al mare,
- 1,1) realizzazione di un sistema di piccole e medie casse di espansione dislocate in più punti lungo il corso fluviale;
- 1.3) interventi di stabilizzazione dei coni di detrito nei canaloni, mediante gabbioni trasversali;
- 1.4) ripristino della sentieristica storica montana, danneggiata dall’erosione incanalata e areale.
2 ) Interventi idraulico-forestali areali nel bacino montano dell’asta principale e dei suoi affluenti che comprendano:
- 2.1) la gestione ordinaria e straordinaria delle coperture vegetali, arboree ed arbustive, con funzione di protezione dall’erosione, quando queste mostrino segni di sofferenza;
- 2.2) il reimpianto nelle zone percorse da incendi (rimboschimenti con essenze autoctone resistenti al fuoco);
- 2.3) la gestione controllata del bosco.
3 ) Interventi di ridefinizione ed ampliamento della sezione di deflusso che comprendano:
- 3.1) la riqualificazione ambientale del corso d’acqua e dei suoi principali affluenti (soprattutto in sponda destra) evitando le rettificazioni e gli irrigidimenti delle sezioni con tagli innaturali, trapezoidali, o peggio confinate da gabbioni;
- 3.2) consentire al fiume di creare anse e meandri, pozze con vegetazione e zone di espansione nelle aree non edificate a monte dell’Hydrocontrol, tra l’Hydrocontrol e le piscine e nell’area agricola a valle della zona sportiva;
- 3.3) l’eliminazione di tratti cementati (a valle verso la foce);
- 3.4) la rinaturalizzazione del fiume con piantumazioni lungo le sponde al fine di rinsaldarle e di proteggerle dall’erosione;
- 3.5) l’aumento progressivo da monte verso valle della sezione di deflusso evitando di creare dei colli di bottiglia, in particolare nella zona tra le serre e la SS 195 e da qui fino alla foce.
4 ) Asportazione localizzata di materiale vegetale morto che comprenda:
- 4.1) eventuale dirado delle piante instabili presenti esclusivamente all’interno dell’alveo, e solamente nelle immediate vicinanze di attraversamenti che presentano una situazione di criticità al regolare deflusso, o che possano provocare danni a beni esposti.
- 4.2) evitare l’asportazione della vegetazione naturale dalle sponde che, al contrario, dovranno essere rivegetate con essenze autoctone in grado di resistere alla forza erosiva della corrente.
5 ) Asportazione di materiali litoidi: circoscritta e localizzata a punti critici, che potranno essere anche rilocalizzati in altre sezioni (più vallive) in modo che il fiume li possa trasportare verso il mare contribuendo al ripascimento della costa sabbiosa.
6 ) Valutazione dei costi/benefici delle delocalizzazioni: per valutare l’alternativa di dare più spazio al fiume (soprattutto nell’area della foce) ed ai suoi affluenti in sponda destra, attraverso la delocalizzazione degli edifici a rischio situati nelle zone di pertinenza fluviale. Non solo nel tratto più prossimo alla foce, ma anche all’interno della lottizzazione Poggio dei Pini sono presenti alcuni casi critici, oltre a quello citato della casa a valle delle piscine, pertanto vanno valutate attentamente le situazioni di alcuni lotti già edificati e in fase di edificazione. Nell’eventualità in cui l’ente pubblico intenda limitarsi ad una delocalizzazione parziale degli edifici a rischio nelle lottizzazioni Rio S. Gerolamo e Frutti d’Oro, si ritiene che dovrebbe essere effettuata un'attenta valutazione di tutti i fattori di rischio connessi con tale scelta, compresi eventuali rischi addizionali introdotti con l'esecuzione delle opere di protezione e che questa valutazione dovrebbe essere effettuata oltre che per i tempi di ritorno considerati nello studio Hydrodata anche per il dato del 22 ottobre 2008.
7 ) Valutazione dei costi/benefici dell’intervento strutturale sulla diga in materiali sciolti: si propone di valutare l’alternativa proposta dal prof. Ravaglioli circa la demolizione del manufatto esistente ed il rifacimento di una diga in calcestruzzo a gravità, con soglia sfiorante centrale, che possa assolvere ai seguenti compiti: rallentamento dell’energia del fiume, trattenimento di materiale litoide, funzioni antincendio, funzioni di presa per scopi irrigui ed eventualmente anche potabili, funzioni di nicchia ecologica per uccelli stanziali e migratori, funzioni paesaggistiche.


Coerentemente con i principi del suo Statuto l’Associazione 22 Ottobre, auspica che tutti gli interventi futuri sul Rio S. Gerolamo, inteso come asta fluviale principale, affluenti e bacino idrografico, permettano la realizzazione di opere e strutture di difesa, compatibili con la realizzazione del “Parco Fluviale San Gerolamo” alla cui promozione e predisposizione l’Associazione si impegna a contribuire fattivamente.