lunedì 26 ottobre 2009

Le alluvioni dei figli e quelle dei figliastri









Non è mia intenzione speculare sulle disgrazie, tantomeno recriminare sugli aiuti legittimi destinati alle altre popolazioni colpite. Quello che salta agli occhi, anche dell'osservatore meno attento, è la disparità di trattamento riservata alle vittime delle tragedie che madre terra ci riserva con periodica puntualità.
Come definire altrimenti il comportamento del Governo Nazionale di fronte alla "nostra" alluvione che lo scorso anno ha tragicamente colpito la nostra terra, mettendo in ginocchio decine e decine di famiglie e mandando sul lastrico intere aziende?
Molti si ricordano perfettamente come in quella tragica occasione non giunse, non dico almeno un piccolo volo in elicottero sulle zone colpite, neppure un pizzico di solidarietà formale dal Presidente del Consiglio, una parola, un gesto, una telefonata al Presidente della Regione. Nulla!
Con il senno di poi e con le informazioni successive, da alcuni ribatezzate gossip, abbiamo capito quali fossero le importanti ragioni, gli importanti impegni.
Cosi come tutti ricordiamo, con lucida angoscia, il tempestivo (e doveroso) intervento delle esigue risorse comunali, le successive inopportune parole di Bertolaso; l'impegno e l'abnegazione dei volontari provenienti a centinaia da tutta l'isola, che si adoperavano con pochi mezzi per spalare il fango, aiutare le famiglie, garantire loro un pasto caldo; i mezzi e gli uomini della Croce Rossa; della Protezione Civile; l'Esercito; l'Aeronautica; i Carabinieri ed in
ultimo, ma non certo ultimo, il nostro caro parroco Battista.
Grandi atti di impegno e generosità, ma oserei dire atti quasi dovuti nei confronti di chi della disgrazia era diventato vittima.
Finito quell'impegno sarebbe dovuto subentrare lo Stato, quello che tutti noi finanziamo con le nostre tasse e che dovrebbe aprire il portafoglio per sostenere le spese del cataclisma.
Così invece non è stato, perchè la Sardegna avrebbe conosciuto l'umiliazione dell'elemosina di stato: lo stanziamento urgente, deliberato a favore dell'isola, raggiunse la misera cifra di sei milioni di euro.
Per fare un piccolo esempio il solo ponte di Pauliara da riscostruire a Poggio dei Pini ne porterebbe via più di un milione.
Insomma, è come se per aiutare una famiglia alluvionata lo stato avesse comprato piatti bicchieri e posate di plastica, necessari per il pasto di un solo giorno!
Ed il resto? Il cibo, gli arredi, le auto, le case?
Arrangiatevi con i Vostri soldi!
Così è toccato alla Regione Sardegna aprire il portafoglio e finanziare se stessa, con tanti saluti alla solidarietà nazionale tanto cara al partito che esprime il Ministro dell'Interno.
Questo, cari concittadini, il senso dell'azione (o inazione?) del Governo Centrale.
Figli e figliastri, appunto.
E mentre a noi venivano garantite le stoviglie a perdere per un giorno, altri nostri sfortunati fratelli hanno, doverosamente, garantite ben altre risorse.
L'esempio sta nella recente disgrazia di Messina, verrebbe da dire "(s)fortunati loro", città per la quale lo stato, correttamente e tempestivamente, ha stanziato la somma di un miliardo di euro.
Spiace solo pensarlo, ma è forse necessario augurarsi un maggior numero di vittime per ottenere quello che spetta?
Per non parlare del regalo fatto a Catania, colpita dalla disgrazia di un'amministrazione incosciente: centoquarantamilioni di euro sulla fiducia, per costruire opere inventate e perciò invisibili, ma utili per sanare un bilancio comunale fatto di ciclopici e criminali sprechi.
Forse ha ragione l'Assessore Carta che nell'incontro della scorsa settimana a Frutti D'oro ha sostenuto la tesi della Sardegna con un peso elettorale inconsistente.

Pocos, locos, y mal unidos...dicevano di noi gli antichi spagnoli, che di occupazioni se ne intendevano. Ma almeno loro hanno lasciato migliaia di ettari di oliveti, chiese, edifici strade ed il catalano di Alghero.
Oggi invece qualcuno usa la nostra isola come pista di atterraggio per gli ospiti Bilionari, per le loro corti di gentili e stupite cortigiane, alle quali far ammirare eruzioni di ogni genere, comprese quelle vulcaniche, ma pur sempre artificiali. Ospiti ai quali far credere che la Sardegna sia un'immensa villa Certosa.
Per questa ragione ogni iniziativa che porti il popolo sardo a far sentire forte la sua voce dovrebbe essere salutata e sostenuta con entusiasmo.
La raccolta di firme dell'ASSOCIAZIONE 22 OTTOBRE va in questa direzione.
Io ho già firmato, fatelo anche Voi.

Gianleonardo Corda