venerdì 7 agosto 2009

E l’odore continua…

Nonostante le tante proteste di singoli cittadini, di gruppi e associazioni, nonostante due interrogazioni al consiglio regionale, nonostante l’ispezione dell’assessorato all’ambiente della provincia, l’odore proveniente dall’impianto di compostaggio del CASIC quasi ogni mattina entra in casa a ricordarci quanto siamo bravi nella raccolta differenziata.


Certo, l’odore non ha mai ucciso nessuno, noi capoterresi poi, siamo circondati dai fumi provenienti da Sarroch e da Macchiareddu che magari non puzzano ma chissà che altre cose potrebbero causarci, però…perché dobbiamo sorbirci questa fastidiosissima puzza? Certo, si risolvesse questo problema ce ne rimarrebbero mille altri, ma credo che i problemi vadano risolti tutti e che cambiare l’oggetto del discorso sia quantomeno controproducente. Un problema più serio lo si trova sempre e, spesso, è la scusa di tanti per non risolvere nulla.

Torniamo quindi all’impianto di compostaggio e la fatidica domanda: perché tanta puzza? Cosa si deve affinché l’impianto funzioni senza generare sempre questo fetore? Chi deve effettuare i controlli? E soprattutto chi deve risolvere il problema?


A queste (e altre) domande ha risposto il bell’incontro organizzato dai ragazzi di Demos Capoterra il 18 luglio nella piazzetta del centro commerciale i Gabbiani.

Non dirò nulla di cosa si è detto ma lascio che siano gli interventi a spiegare, sicuramente meglio di come farei io, i problemi e le possibili soluzioni.


http://www.demoscapoterra.org/Documenti/SUNTO%20INTERVENTI%2018%20LUGLIO.pdf

Qui si possono scaricare gli interventi dei tecnici che danno spiegazioni tecnico - legali all'argomento.


Voglio invece parlare di due aspetti che mi hanno colpito, uno favorevolmente, l’altro negativamente.


L’aspetto che mi ha colpito favorevolmente è stato il metodo. Il metodo che i ragazzi di Demos Capoterra hanno utilizzato per affrontare il problema. Senza isterismi o urla ma semplicemente studiando il problema, cercando le soluzioni e i responsabili che possono risolvere il problema.

In pratica il metodo usato da noi dell’Associazione 22 ottobre, in modo da far capire alle varie amministrazioni (comunale, provinciale, regionale) che non ha a che fare con persone che si possono abbindolare facilmente con false promesse ma che siamo consapevoli dei problemi che ci sono nel nostro territorio e VOGLIAMO che siano risolti e gli staremo dietro per fargli sentire il nostro fiato sul collo, fino a che non saranno risolti.

Si tratti delle opere di messa in sicurezza dei fiumi o dell’impianto di compostaggio è lo stesso. Il messaggio è: a Capoterra ci sono dei gruppi di cittadini che si sono svegliati e che si stanno mettendo in gioco, mettendoci anche la faccia, per migliorare le cose.


Questo rimanda all’aspetto che mi ha colpito negativamente. La partecipazione. Ovunque vada, dal supermercato all’edicola, dal bar alle poste, in ogni zona di Capoterra l’argomento “puzza dall’impianto di compostaggio” è uno dei più gettonati. Ma allora perché, mi domando, ad un’incontro che parla di puzza non ci sono centinaia di persone che vogliono informarsi, fare domande, capire?


È quello che succede anche alle nostre iniziative. Se facciamo un incontro nella parrocchia di Frutti d’Oro per parlare dell’alluvione vengono una decina di persone malgrado l’alluvione abbia toccato tutti.

Sarebbe facile dare la colpa alla “gente” ma non credo sia cosi semplice. Ci sono tante cose dietro (ma anche davanti e ai lati!) ma credo che uno dei motivi di tanta disaffezione alla politica (perché di politica si tratta) sia la mancanza di riscontri concreti quando si cerca di portare avanti le istanze collettive, legata alla tendenza a demandare ai potenti di turno le decisioni che (sembra) non ci riguardano direttamente.


Cosa si può fare allora per invertire questo processo? Io (che sono un inguaribile ottimista) credo che questo processo si stia già invertendo e la dimostrazione è il “fermento” politico (dato anche dalla nostra associazione) che sta crescendo nella comunità, portato avanti (quasi esclusivamente) da persone che sino ad ora non avevano messo a disposizione della collettività parte di loro stessi e che, soprattutto, e che non ha interessi personali a “buttarsi in politica” se non quelli di assicurare un futuro migliore ai propri figli e alla comunità in cui (speriamo sempre di più) ci riconosciamo, quella di Capoterra.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sugli odori nauseabondi, abbiamo ritenuto opportuno mettere "nero su bianco": http://www.demoscapoterra.org/articoli/DB/esiti18lug.html
Abbiamo posto richieste molto precise. Trascorso il tempo necessario perchè ci siano le risposte adeguate, chiederemo conto pubblicamente ai nostri interlocutori. Concordo pienamente sulle valutazioni su quanto di positivo e negativo emerge in termini di partecipazione alla vita pubblica nel nostro contesto. L'anestetizzazione dei nostri tempi ha radici che vanno oltre Capoterra. Se l'impegno crescente di cittadinanza attiva sarà la strada per costruire un senso di identità civile capoterrese che vada oltre i confini del proprio giardino saranno state energie ben spese.
Daniele Basciu