giovedì 2 dicembre 2010

POLEMICHE E PROGETTAZIONI

Per completare il quadro chiarissimo illustrato dal nostro Presidente Antonio Sau, sulle vicende e sulla paternità delle decisioni assunte, da cui emerge inconfutabilmente che l'Associazione 22 ottobre, non ha assolutamente influenzato le delibere dal Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino, né ha mai partecipato a Conferenze di servizi svoltesi negli ultimi mesi, vorrei fare alcune considerazioni.

I cittadini allarmati probabilmente si stanno agitando per niente, così come il sig. Frau.
Infatti quella mappa (Soluzione 4) con i pallini rossi, che indicano i manufatti da demolire e delocalizzare, non è altro che un piano di massima delle cose da fare, di tutte le opere da eseguire, dei sottoservizi da spostare ecc.
Gli addetti ai lavori ovviamente sanno perfettamente che quello NON E’ AFFATTO IL PROGETTO CHE SARÀ REALIZZATO. Infatti per progettare gli INTERVENTI REALI saranno necessari rilievi topografici di dettaglio, e non certo una foto aerea stampata in quella scala; saranno necessarie indagini geognostiche specifiche in profondità e non certo i sondaggi in corso, finalizzati alla caratterizzazione dello stato di inquinamento dei terreni superficiali; saranno necessari studi sulle mappe catastali per verificare esattamente la posizione dell’alveo e degli argini, dei manufatti e delle case; saranno necessari diversi stadi di approfondimento del progetto dal preliminare al definitivo fino all’esecutivo, nel corso dei quali si potranno eseguire sopralluoghi nei luoghi di progettazione al fine di studiare il tracciato esatto del nuovo canale artificiale (non più fiume) che si verrà a costruire con i lavori di messa in sicurezza.

Con questo voglio dire che le tre case che risultano nella carta indicate col pallino rosso, lungo la sponda destra del fiume all’altezza della scuola materna, magari alla fine della progettazione risulterà che potranno stare tutte lì in piedi senza alcuna demolizione e ricostruzione o che magari è sufficiente delocalizzarne solo una.
Insomma voglio dire che solo al termine della progettazione si potrà capire veramente cosa ne sarà di tutta quella zona.

La cosa preoccupante invece, questa sì che dovrebbe allarmare i cittadini è il fatto che attualmente l’unica porzione di alveo che si sta andando a progettare è un tratto dell’alveo compreso tra la SS 195 e la foce e che di tutto il resto ancora non si parla nemmeno.
Dopo due anni e dopo delibere e ordinanze varie, ancora in realtà si sta continuando a rimandare la progettazione integrale degli indispensabili interventi di messa in sicurezza dell’intera asta fluviale, dalle pendici montuose fino alla foce. Vorrei ricordare che è ben nota la chiosa: “la pianura si difende in montagna” mentre non è vero il contrario, perché l’acqua scende dalle montagne con il suo carico di sabbie, pietre e vegetazione e riversa questo carico nella pianura e dentro l’alveo. Se non si ferma questo trasporto da monte verso valle e si lascia libero il fiume di divagare, trasportando centinaia di migliaia di metri cubi di sedimenti in corrispondenza degli eventi meteorici più intensi, il problema non sarà mai risolto.

Invece di predisporre un progetto preliminare organico e coerente da monte verso valle, come l’Associazione 22 ottobre ha chiesto nei documenti inviati a suo tempo alle autorità competenti (si veda a gennaio 2010 nel nostro blog http://22ottobre.blogspot.com/2010_01_01_archive.html) si è preferito fare uno spezzatino di interventi, che però non sappiamo ancora come procederanno, con quale tempistica si attiverà la progettazione e la realizzazione degli interventi. Quindi tutto il contrario di quanto fatto per il Rio S. Lucia, in cui il progetto era stato unitario e realizzato per lotti.

L’altra sconfitta sul fronte dell’ambiente invece è rappresentato dalla tipologia di risezionamento dell’alveo che si è scelta: un alveo fluviale trasformato in un canale artificiale, che del fiume non avrà più nulla, costretto entro sponde rettificate ed irrigidite, prive di qualsiasi naturalità, con una scarsa o del tutto impossibile fruibilità dei luoghi. In barba a tutti i principi dell’ingegneria naturalistica e della progettazione eseguita seguendo tali principi e che si attua oramai da decenni in mezza Europa.

Insomma scordiamoci per quel tratto di fiume che si possa parlare di ”Parco fluviale” e di rinaturalizzazione dell’alveo. Ciò che vedremo sarà un canalone a sezione trapezia, con le sponde rivestite da gabbionate metalliche riempite di pietre e col fondo che presto si riempirà di canne rigogliose che a lungo andare ostruiranno la sezione di deflusso, soprattutto se la manutenzione, interamente a carico del Comune, non verrà fatta costantemente ogni anno.

Non era certo questo che l’Associazione 22 ottobre auspicava venisse fatto per la soluzione dei problemi e per la messa in sicurezza del territorio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ha ragione altro che Parco Fluviale il bel canalone, che diverrà accessibile nelle fasce di rispetto agli automezzi diventerà il luogo ideale per lo scarico da parte di gente poco educata di materiale vario tra cui lastre di amianto batterie al piombo, rifiuti tossici ecc. materiale che dovrà poi essere raccolto e smaltito a spese della collettività.Chi vivrà vedrà,allora sarà troppo tardi per rimediare.Antonio