Abbiamo appreso dall'Ing. Puligheddu del Distretto Idrografico che i dati registrati dal pluviometro di Capoterra centro sono stati anche superiori a quelli fatti registrare dal pluviometro di Poggio dei Pini: circa 450 mm. nelle tre ore (378 a Poggio). Considerazioni mie: se è vero che le opere realizzate a Capoterra centro sono state danneggiate e che in più punti vi sono stati danni e rischi, pensate a cosa sarebbe successo se quelle opere non fossero state realizzate per niente e se il Rio S. Lucia non fosse stato messo in sicurezza.
Il confronto tra l'evento meteorologico del 22 ottobre e molti altri eventi registrati in passato, anche al di fuori della Sardegna, racconta di valori record per gli ultimi 100 anni, ma comunque non molto superiori a eventi come quello di Villagrande Strisaili e quelli della Versilia e di Modica in Sicilia. Inoltre nel 1961 a Uta fu registrata una precipitazione giornaliera di 450 mm. Non si dispone di dati anteriori al 1922, e prima? Chissà quante volte si sono verificati eventi simili. I cambiamenti climatici recenti, che pure esistono, non hanno avuto alcun ruolo in questa catastrofe. Solo i politici e i giornalisti utilizzano in abbondanza questo argomento: i primi come scusa per giustificare le loro manchevolezze e i secondi per cercare quello scalpore che sembra un ingrediente fondamentale nel modo odierno di fare informazione.
Ciò che avvene è tecnicamente denominato "flash flood" e anche nel mediterraneo, come ha ricordato Carlo Dessy dell'ARPAS, si verificano dei piccoli cicloni che si portano dietro precipitazioni particolarmente intense.
I partecipanti osservano le mappe pluviometriche del 22 ottobre
La portata del S. Girolamo registrata a Poggio dei Pini è stimata in 409 mc/sec. Un dato importante che, se confermato, potrebbe diventare il punto di riferimento anche per i calcoli relativi alle opere che devono essere realizzate nella parte alta del bacino. Si pensi che il dato precedente era di circa 150 mc/sec.
Il ricercatore Andrea Lazzari ha presentato un interessante studio con il quale è stata simulata la rottura della diga del lago di Poggio dei Pini. Sebbene si sia sottolineato che una simulazione deve essere sempre presa con beneficio di inventario, i risultati sono molto incoraggianti: in caso di rottura della diga in terra il territorio "invaso" dall'acqua avrebbe una ampiezza quasi identica a quello interessato dalla piena senza rottura, il livello dell'acqua alla foce sarebbe superiore di circa 50 cm. e la velocità della corrente superiore di 0,3 m/sec. Spero che l'ing. Lazzari ci renda disponibili per la pubblicazione le mappe e un breve riepilogo con i dati della simulazione.
Andrea Lazzari e Alessandro Forci sono intervenuti
Sempre a proposito della storia degli eventi alluvionali passati, di cui il Geologo Alessandro Forci ha raccolto le testimonianze riportate nei giornali dell'epoca, è interessante la sua considerazione riguardante i dei famosi "tempi di ritorno" che vengono utilizzati in statistica per indicare la probabilità che un evento si ripeta. Si tratta di indicazioni che hanno una certa validità per i giochi (enalotto, tombola etc.) ma utilizzarli per le calamità naturali lascia un pò il tempo che trova. Difatti, come il un numero del lotto potrebbe essere estratto due settimane di seguito ..... beh avete capito cosa intendo.
Il dott. Novella è l'unico dei relatori che ha potuto presentare un resoconto di attività svolte nel post alluvione. Il Genio Civile è infatti l'unico soggetto che ha già operato e mi sembra abbia anche ultimato le attività di sua competenza. La diga del lago di Poggio, della quale è stata testimoniata una qualità costruttiva impeccabile, è stata ripristinata con caratteristiche di solidità simili a quelle che aveva prima. Non presenta infiltrazioni d'acqua e costituisce un manufatto idraulico sicuro.
Il problema è che oggi, dopo l'alluvione, il sistema diga-lago-canale scolmatore, deve essere in grado di resistere a un evento delle medesime proporzioni di quello del 22 ottobre, con i suoi 400 mc/sec.. Ciò ha costretto lo stesso Genio Civile ad abbassare sensibilmente il livello dell'invaso. Il lago di Poggio non è il Garda e un paio di metri in meno significano la sua morte.
Se a ciò si aggiunge che il lago si è "interrito" di circa 1 metro, non si può negare che abbia ragione anche il rappresentante della Cooperativa Poggio dei Pini Antonio Sechi quando afferma che "un lago così non serve a nessuno". Il lago con le dimensioni attuali (e con la terra dentro) è un lago morto e oggi perdipiù vi confluiscono gli scarichi fognari di circa 1000 residenti.
Giovanni Puligheddu e Giovanni Monaci
Ho trovato spunti interessanti anche nell'intervento di Maria Teresa Melis e Paola Cannas dell'Ass.to Urbanistica della Regione Sardegna. L'esame della cartografia di fine '800, che era stata presentata in questo blog in un articolo di Alessandro Forci, mostra chiaramente la posizione delle "terrazze fluviali" create dalle piene del fiume nei secoli precedenti. Quelle terrazze sono state poi stravolte dall'attività edificatoria degli ultimi decenni, ma rappresentano una prova concreta dell'esatta collocazione dell'alveo di piena del fiume. Confrontando queste terrazze con le foto aeree della piena del 22 ottobre, si nota una clamorosa corrispondenza. Il 22 ottobre non si è verificata una "esondazione". Il fiume ha occupato esattamente quello che è il suo "letto di piena", si è preso ciò che è suo. L'esondazione, aggiungo io, si è verificata nella preparazione, nella coscienza e nella onestà di chi ha permesso di costruire degli edifici (e un asilo!) nel letto di un fiume. Inoltre l'esame della carta pedologica (dei terreni) mostra chiaramente la posizione e l'estensione dei terreni alluvionali proprio dove si sono costruite le case. Tutti questi dati non provengono da nuovi rilievi, ma sono li presenti nella cartografie già esistenti da anni. Perchè vengono tirati fuori solo ora?
E' vero, come ha ribadito il geologo Giovanni Tilocca, che il PAI, seppur contenente errori, è stato comunque il primo strumento che ha imposto una certa regolamentazione sulle attività urbanistiche, però se basta un'occhiata alla cartografia storica per "vedere" situazioni che si sono poi trasformate in tragedie, come mai questi "rischi" non sono stati riportati correttamente nei PAI?. La risposta secondo me si può leggere fra le righe e dovrebbe farci riflettere. Quando le relazioni geologiche contrastano con gli interessi edificatori ($$$) si attiva uno scontro impari che non può essere lasciato sulle spalle del tecnico. E' l'intera società che deve darsi regole certe e ineludibili dai furbetti del quartierino di turno e che devono essere applicate punto e basta.
Il Corpo Forestale, rappresentato da Giovanni Monaci, ci ha mostrato come il Vincolo Idrogeologico che gravava sul territorio montano del comune di Capoterra sin dagli anni '30 sia stato ignorato a lungo e poi, quando ormai erano sorte alcune lottizzazioni che si inerpicavano sui costoni montani, il vincolo è stato semplicemente "spostato". Ovviamente non aveva più senso considerare "forestale" un'area urbanizzata. Un esempio del conflitto tra la volontà di preservare il territorio e la volontà di costruire. Mi chiedo quali capitoli di questa telenovela (lo scontro cemento-ambiente) verrano scritti nei prossimi anni. Chi vincerà la disfida tra l'ambiente come risorsa perenne (anche economica) e il cemento alleato con i soldi facili e subito nelle tasche di pochi?
Monaci ha mostrato anche la mappa degli incendi che hanno colpito il nostro comune negli ultimi 20 anni. Appare evidente una concentrazione anomala nel territorio di Poggio dei Pini. Adesso che il lago è morto sarà ancora piu difficile difendersi da quelle mani disgraziate.
In conclusione questo incontro, al quale hanno partecipato circa 200 persone, ha rappresentato un momento di conoscenza importante e un buon punto di partenza per l'Associazione 22 Ottobre. Adesso, oltre che continuare a capire, è importante anche ricostruire, soprattutto quelle fogne che fanno veramente molta paura.
2 commenti:
Cari amici alluvionati,
è con piacere che tutta la mia famiglia vi ringrazia per l'impegno dimostrato.
Detto ciò, è mio intento darvi un inutile ma sincero consiglio:
non voglio, per quanto giusto, sapere cosa sia successo, o quanta sia l'eccezionalità dell'evento, o quanta sia l'acqua precipitata, ho già sempre in me la voce di mio figlio, di 4 anni, che mi ricorda anche quanto fosse fredda e sporca !!!!!!!!!!!!
Cari amici dobbiamo unirci con il dolore ancora vivo nel gridare cosà si farà e ancor di più quando.
Ci sono arrivate delle lettere del comune per l'entità dei danni ricevuti con la cifra approvata per il risarcimento. MA PER QUANDO?
Abbiamo strade distrutte al limite della viabilità...... a piedi, figuriamoci in auto.
Ancora le vie sono piene di detriti e mobilio distrutto che non riusciamo a far togliere dalla ditta preposta per lo smaltimenti rifiuti, l'unico attenzione ricevuta da loro è stata nel fornirci i nuovi secchi per la raccolta differenziata.
Cosa posso fare per non lasciare questa immagine che ricorda dolore, disperazione e distruzione negl'occhi di mio figlio, al quale non bastano più le mie promesse e gli sforzi materiali ed economici per fargli credere che sia tutto passato.
Il nostro grido non darà più nulla se dentro di noi passa il dolore che come l'acqua nelle nostre case ha concellato i nostri ricordi.
Questi, secondo la mia famiglia, sono gli argomenti che ci uniranno ancor di più nel semplice tentativo comune di dimstrare a tutti che non siamo soltanto quei "mischinetti "che hanno subito l'alluvione del 22 ottobre.!!!!!!
Ancora un grazie per l'impegno ed il coraggio, Glauco Giulietti
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