Pubblichiamo le nostre osservazioni al piano di riasseto del Rio San Girolamo cosi come inviate all'Agenzia del Distretto Idrografico
Analisi dell’assetto fisico del Rio S. Girolamo – Masone Ollastu a seguito dell’evento di piena del 22 ottobre 2008.
Fase 1.1 – Proposta assetto infrastrutturale di base
RTI: DHI Italia – HYDRODATA S.P.A. - ART Ambiente Risorse territorio S.r.l.
OSSERVAZIONI REDATTE DALL’ASSOCIAZIONE 22 OTTOBRE
Premessa
A seguito dell’incontro tenutosi in data 4 dicembre 2009 alla presenza dei tecnici di Hydrodata incaricati del progetto e dei consulenti dell’Agenzia di distretto idrografico, durante la quale l’Associazione 22 Ottobre è stata invitata dall’amministrazione comunale di Capoterra in qualità di rappresentanti del territorio ed esperti in materia, inviamo, come da accordi intercorsi, le nostre osservazioni sulla proposta di assetto infrastrutturale di base e le nostre proposte alternative.
Nelle pagine che seguono l'Associazione 22 Ottobre riporta il punto di vista, anche tecnico, di residenti nel bacino del Rio San Gerolamo che hanno sperimentato di persona i devastanti effetti dell'alluvione del 22 ottobre 2008 e che per questo ritengono di poter fornire un contributo specifico, che si ritiene particolarmente utile, all'analisi per l'individuazione degli interventi di messa in sicurezza del Rio San Girolamo.
Il presente documento raccoglie una sintesi delle osservazioni raccolte dall'Associazione nell'ambito di diversi incontri, promossi dall’Associazione stessa, tenutisi con i cittadini del comune di Capoterra nel corso del 2009.
Tale contributo non può essere in alcun modo inteso come un elenco di richieste di interventi, per l'effettuazione dei quali occorrono ancora accertamenti tecnici e verifiche per cui l'Associazione non dispone né di incarichi formali, né di appoggio tecnico di strutture pubbliche, né di fondi propri e neanche di bastanti risorse volontarie da dedicare.
Anche se può essere superfluo rimarcarlo, l'Associazione 22 ottobre sottolinea di non volere in alcun modo generare l'idea erronea che i possibili interventi di cui si discute nelle pagine seguenti possano essere eseguiti senza tutte le opportune ulteriori verifiche del caso.
Pertanto, resta inteso che tutte le ulteriori indagini necessarie alla verifica delle condizioni di realizzabilità e sicurezza dei possibili interventi di cui si tratta nel seguito sono, e restano, di piena competenza dell'ente pubblico.
SOMMARIO
1 Tronco SG01- Da confluenza riu S’Arriu de Sa Figu a località C. Musiu (da sez. SG062 a sez. SG058) - Pag 56 della Relazione 2
2 Tronco SG03 – Da località S. Girolamo al ponte della strada 52 per Capoterra (da sez. 051 a sez. 043) – Pag 56 – Tavola interventi SG03_01 3
3 Tronco SG04 – Dal ponte della strada 52 per Capoterra al ponte per Poggio dei Pini (da sez. SG043 a sez. SG033) – Pag. 57 - Tavola interventi SG04_01 4
4 Tronco SG05 – Dal ponte per Poggio dei Pini alla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini (da sez. 033 a sez. 028) - Pag 57 - Tavola interventi SG05_01 6
5 Tronco SG06 – dalla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini alla traversa del lago minore (da sez. SG028 a sez. SG024) - Pag 58 della Relazione 7
6 Tronco SG07 – Dalla traversa del lago minore alla residenza del Poggio (da sez. SG024 a sez. SG020) - Da correggere in: Tronco SG07 – dalla traversa del lago minore alla Zona Sportiva di Poggio dei Pini - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG07_01 8
7 Tronco SG08 –Dalla Zona Sportiva di Poggio dei Pini a località Isca Su loi (serre) (da sez. SG020 a SG014) - Pag. 58 della Relazione - Nessuna tavola di interventi 8
8 Tronco SG09 –Dalla località Isca Su loi (serre) al ponte della strada statale SS 195 (da sez. SG014 a sez. SG008) - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG08_01 10
9 Tronco SG10 – Dal ponte della strada statale SS 195 alla foce a mare (da sez. SG008 a sez. Sg001) - Pag. 59 della Relazione - Tavola interventi SG09_01 11
10 CONCLUSIONI 12
11 PROPOSTE OPERATIVE 13
1 Tronco SG01- Da confluenza riu S’Arriu de Sa Figu a località C. Musiu (da sez. SG062 a sez. SG058) - Pag 56 della Relazione
NELLO STUDIO SI LEGGE CHE:
”Durante l’evento alluvionale del 2008 l’azione erosiva delle acque ha asportato la vegetazione arbustiva e arborea esistente; la pendenza media del fondo alveo piuttosto elevata, ha fatto si che gran parte del materiale a pezzatura grossolana sia stato trasportato verso valle. Durante l’evento i numerosi canali tributari, sia in sx che in dx idrografica, per ruscellamento delle acque piovane, hanno portato verso valle una notevole quantità di materiale a pezzatura medio grossolana facendo riemergere lungo i versanti il substrato granitico e generando alla confluenza con il riu San Girolamo conoidi di detrito”.
Queste osservazioni si concludono così:
“Nel tratto montano oggetto di studio non sono presenti criticità, data la sostanziale stabilità dell’alveo, per l’assenza di abitazioni e di infrastrutture varie.”
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
Secondo noi le criticità, invece, ci sono e sono dovute alla notevolissima quantità di materiali che vengono mobilizzati a causa dell’erosione dei versanti e a quella concentrata lungo i solchi dei canaloni, alle modalità di rapido movimento in massa delle acque miste a detriti (flash flood), e alle velocità elevatissime (calcolate anche nello studio idraulico) che mettono a rischio di sovralluvionamento l’alveo e a rischio di danneggiamento tutti i bersagli situati più a valle (strade, ponti, strutture private), così come è già successo il 22 ottobre.
Sottoponiamo alla valutazione degli addetti ai lavori le seguenti proposte: la progettazione e realizzazione di briglie montane (es. briglie drenanti e a bocca tarata) che riducano la velocità delle acque già a monte, che blocchino e stabilizzino i materiali mobilizzati in corrispondenza delle confluenze tra i canaloni montani e l’alveo principale del S. Gerolamo; la predisposizione di interventi di sistemazione idraulico-forestale con il ripristino delle coperture vegetali (dove assenti o bruciate dagli incendi) e la risistemazione dei sentieri montani distrutti (piste con muri a secco opera dei carbonai, risalenti al 1800).
2 Tronco SG03 – Da località S. Girolamo al ponte della strada 52 per Capoterra (da sez. 051 a sez. 043) – Pag 56 – Tavola interventi SG03_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
Immediatamente a monte del ponte per Capoterra la struttura del centro ricerche Hydrocontrol “contrae in sinistra l’ambito fluviale determinando un significativo ostacolo al naturale deflusso delle acque”.
Poco a valle il ponte della strada comunale (non provinciale come detto in Relazione) presenta una luce netta inadeguata rispetto alla morfologia del corpo idrico;
L’intervento prevede la realizzazione di una difesa in massi di cava intasati, in sponda sinistra, lungo il perimetro del centro ricerche, inondabile per l’evento di riferimento, finalizzata a proteggere l’insediamento da fenomeni erosivi. Si fa notare che la spesa prevista ammonterebbe a circa 800.000 euro, cioè poco meno della metà del valore dell’edificio valutato prima dell’evento alluvionale.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
Questa soluzione sembra non tenere conto di quanto affermato nell’analisi geomorfologica e dalle evidenze riscontrabili sul posto, e cioè che l’edificio Hydrocontrol è stato realizzato sull’alveo. Infatti il limite esterno della recinzione dista attualmente poco meno di 10 m dall’alveo di magra (novembre 2009) e gran parte della recinzione sulla sponda sinistra del fiume è stata realizzata sopra un terrazzo fluviale recente ben visibile dall’alveo; solo una piccola porzione più settentrionale sembrerebbe realizzata su un dosso costituito da granito arenizzato.
La relazione non dice chiaramente che la struttura è stata posizionata nell’area di esondazione storica e naturale del fiume e che si trova esattamente alla confluenza con il Rio Sa Scabitzada, il quale proviene dal bacino montano del Monte S. Barbara sulla sponda destra, con direzione WSW-NNE.
Non compare il minimo cenno a quanto verificatosi a monte della sorgente di Sa Scabitzada – Santa Barbara. Appare quantomeno singolare che lo studio ignori che il Rio Sa Scabitzada abbia subìto un imponente processo erosivo a partire dalla quota di circa 600 m s.l.m., con l’escavo di un enorme canale di erosione (dimensioni approssimative H = 2-3 m, larghezza 3-4 m, lunghezza = almeno 200-300 m), che ha asportato vegetazione, suolo e blocchi, lasciando una superficie di granito completamente levigata, fino alla sorgente stessa. Subito a valle della sorgente è presente, lungo il canalone e le sue pertinenze, un’enorme conoide di detrito, formata da massi e blocchi, che si estende per centinaia di metri fino a riversarsi dentro l’alveo del Rio S. Gerolamo proprio di fronte all’Hydrocontrol. La presenza di tale canale di erosione e l’esame dei danni subìti dalla piccola cappella seicentesca, che ospitava la sorgente, erano sotto gli occhi di tutti nei giorni immediatamente successivi all’evento (sono apparsi articoli di stampa in merito), inoltre il canale suddetto è visibile, nelle giornate terse, addirittura da Cagliari (Viale Buoncammino), nonché dalla SS 195 in direzione Pula. La struttura del centro ricerche, pertanto, ha ricevuto in pieno questa enorme massa di acqua e detriti solidi e ha fatto da ostacolo alla loro espansione nell’alveo. Data la morfologia dell’alveo, con una sponda destra in granito che fa da sperone e devia la corrente fluviale proprio verso l’Hydrocontrol, le condizioni dell’affluente e la morfologia della zona di confluenza, è evidente che l’Hydrocontrol è situato esattamente sopra il conoide di detriti formatosi per effetto degli apporti solidi ripetuti del Rio Sa Scabitzada. Di tutta questa conformazione geomorfologica ed idraulica non vi è il minimo cenno nella relazione, indice che lo studio è evidentemente parziale ed incompleto. Infatti, le morfologie fluviali non possono essere studiate senza conoscere le condizioni al contorno e tanto meno gli affluenti principali e, in questo specifico caso, si ritiene che esse rivestano una importanza essenziale e determinante per le scelte progettuali.
Alla luce di quanto sopra descritto, non si capisce come mai non venga prevista la delocalizzazione dell’Hydrocontrol, considerato anche che la difesa in massi non garantisce la sicurezza dell’edificio e delle sue pertinenze, neanche con portate di criticità uguali a quelle considerate nella simulazione (con T ritorno = 200 anni).
Si ritiene poco probabile che, dopo quanto è accaduto, una riconversione della struttura (qualora dovesse essere venduta) possa consentire di trasferivi del personale, che potrebbe ragionevolmente rifiutarsi di soggiornarvi per lavoro, poiché il sito non può fornire le necessarie garanzie di sicurezza idrogeologica.
Si suggerisce di prevedere, in alternativa alla demolizione “tout court”, la sua delocalizzazione con il mantenimento delle attuali cubature, magari trasferendo la struttura in un altro sito più sicuro dal punto di vista idrogeologico (se compatibile con gli indirizzi della RAS), all’interno dello stesso territorio del comune di Capoterra
In riferimento al viadotto proposto, inoltre, si rileva che il tratto definito “rilevato d’accesso” di lunghezza 125 m, è stato posizionato in corrispondenza della curva stradale (sulla sponda destra del fiume su cui si allunga uno sperone in roccia granitica) dove esiste uno scatolare per il passaggio dell’acqua. In quel punto è ben evidente, sia dalle foto aeree del 2 novembre, sia dalle molte fotografie scattate subito dopo l’alluvione, la presenza di una fetta del conoide di deiezione a grossi massi e blocchi sedimentati dal fiume. La sezione del viadotto sembra pertanto inadeguata e sarebbe forse meglio allungarlo un po’ verso sud in corrispondenza della curva.
Tra gli interventi previsti in tutto questo tronco non si parla mai di sghiaiamento dell’intero alveo (o disalveo), cioè da un punto a monte del ponte per la Chiesetta di S. Girolamo fino al centro ricerche Hydrocontrol e neppure nel tratto a valle del ponte-viadotto proposto. Questo tronco fluviale, invece appare sovralluvionato per tutto il suo corso, con una sezione dell’alveo chiaramente insufficiente.
Inoltre si ritiene essenziale provvedere alla piantumazione delle sponde con essenze arboree idonee (ontani, salici, oleandri), tali da trattenere con le radici le sponde e rallentare i processi di erosione, contribuendo alla loro stabilizzazione e rafforzamento.
3 Tronco SG04 – Dal ponte della strada 52 per Capoterra al ponte per Poggio dei Pini (da sez. SG043 a sez. SG033) – Pag. 57 - Tavola interventi SG04_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
Gli insediamenti e le infrastrutture viarie esistenti limitano la divagazione planimetrica naturale del corso d'acqua nel tratto medio terminale del tronco.
Le criticità prevalenti sono connesse all’attraversamento della strada comunale (strada vicinale S. Barbara – strada 26 di lottizzazione) per Poggio dei Pini, inadeguato rispetto al transito dell’evento di riferimento, e alla presenza di un’area sportiva a ridosso dell’alveo attivo.
L’intervento proposto prevede la realizzazione di un nuovo manufatto di attraversamento sul Rio San Girolamo, circa 170 m a monte rispetto all’attuale con innesto in corrispondenza della strada 24 e una sostanziale modifica della strada 51 che corre parallela la fiume
L’area sportiva attrezzata (piscine) è ubicata in una posizione incompatibile con l’assetto di progetto: si propone la delocalizzazione. Nella relazione si legge che: “Il centro piscine, posizionato nell’area golenale destra ostruisce il regolare deflusso delle acque durante gli eventi di piena ed indirizza la corrente verso la sponda sx con potenziale coinvolgimento di alcuni edifici e delle strutture dell’attraversamento della strada comunale”.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
A proposito delle piscine e della necessità del loro spostamento non è chiaro quali evidenze supportino le affermazioni sopra riportate, di cui non vi è traccia nella Relazione Generale ma soltanto nella Scheda Tecnica riassuntiva e che non trova un riscontro effettivo in sito. L'esame della foto aerea e l'esame dell'alveo fatto nello studio geomorfologico attestano che il corso d'acqua che passa accanto alle piscine (distanti, nel punto più vicino, 22 m dalla sponda destra dell'alveo scavato dalla piena) è sempre stato pressoché rettilineo e non sembra particolarmente influenzato dalla presenza delle stesse. Le piscine sono state interessate in parte da acque che hanno esondato oltre gli argini scavati dalla piena e si sono espanse lateralmente nella piana, in parte dalle acque di dilavamento superficiale che arrivavano dal versante soprastante. Non è chiaro in particolare quali evidenze supportino l'affermazione che le infrastrutture delle piscine avrebbero spinto la corrente verso un'abitazione a valle e verso l'area del ponte. Le immagini satellitari successive all'alluvione mostrano, all'altezza delle piscine, l'incipiente formazione all'interno dell'alveo di piena di un meandro incassato (tratto di alveo di magra, curvilineo, che tocca le sponde rettilinee dell'alveo di piena nel quale è ospitato) deviato verso la sponda sinistra. Il meandro presenta però un rientro immediato verso il centro dell'alveo, trasformandosi in un tracciato di magra a canali anastomizzati (intrecciati) già da circa 80 m a monte della casa danneggiata, dove il rallentamento delle acque dovuto alla presenza del ponte ha iniziato a produrre la deposizione in massa dei solidi trasportati. La deviazione sulla sponda sinistra non esce dall'alveo di piena (che resta pressoché rettilineo) e non arriva affatto ad interessare le case che si trovano sullo stesso lato né, tantomeno, il ponte che si trova molto più a valle). La casa è stata raggiunta dall'acqua per erosione progressiva sviluppatasi parallelamente al margine rettilineo dell'alveo di piena. In poche parole: è evidente che l'acqua sarebbe arrivata alle case e al ponte comunque, con o senza piscine. In merito alle cause reali dell'erosione che ha interessato la sponda sinistra, sarebbe invece utile intervistare il socio proprietario dell'immobile e farsi raccontare cosa sia accaduto negli ultimi 25 anni lungo la sponda sinistra e come quest'ultima sia rimasta esposta all'azione erosiva dell'acqua in seguito alla totale distruzione della copertura vegetale presente a monte della casa lungo la sponda, a causa di tagli della ricca vegetazione effettuati in passato e soprattutto all'incendio dell'agosto 2007.
Il nuovo viadotto proposto con la realizzazione del ponte sul rio S. Gerolamo circa 170 m a monte rispetto all’attuale è stato evidentemente disegnato sulla foto aerea senza conoscere la viabilità realmente esistente nella lottizzazione. L’intervento, infatti, che garantirà le più rispettose caratteristiche geometriche costruttive e normative previste, non trova assolutamente riscontro nella viabilità esistente. La sua realizzazione comporterebbe il transito di tutto il traffico in ingresso e in uscita per i quartieri Anello Bellavista, Residenza S. Barbara, Centro Commerciale, Residenza Lago, Residenza Parco, nonché tutto il traffico tra le lottizzazioni di Poggio dei Pini e di Residenza del Poggio e le case sparse in direzione Capoterra (strada 52), e viceversa in direzione Cagliari, attraverso un’unica stradina della lottizzazione. Quest’ultima costituisce viabilità interna alla lottizzazione (strada 24 che conduce alla scuola materna e media di Poggio) e non ha le caratteristiche dimensionali della viabilità principale. Per le condizioni morfologiche del terreno e per le caratteristiche costruttive (pendenza e dimensioni) non è assolutamente in grado di reggere una tale mole di traffico anche pesante (camion, autobus, mezzi della nettezza urbana, navette per la scuola media, ecc.), oltre al fatto che lungo la via si affacciano gli ingressi di numerose abitazioni già esistenti. Il punto più critico si ha dove la carreggiata si restringe nel passare tra quattro case che distano dai 5 ai 10 metri dalla strada e dove è presente una scarpata in roccia granitica che dovrebbe essere necessariamente abbattuta per poter ampliare la sezione, senza contare che, a causa della larghezza insufficiente, si dovrebbe modificare radicalmente l’assetto geometrico di tutta la strada, possibilità questa alquanto discutibile. Inoltre, la strada è utilizzata abitualmente dagli scolari per rientrare a casa a piedi o in bicicletta, pertanto il viadotto dovrebbe prevedere anche marciapiedi e piste ciclabili.
Questa situazione di insostenibilità, da parte della strada 24, del traffico citato è già stata ampiamente e visibilmente constata durante il periodo immediatamente successivo all’alluvione, quando tutti i veicoli dovevano passare per quella strada, in quanto erano in corso i lavori nel canale scolmatore del lago e la strada 26 era stata chiusa al traffico.
Si evidenzia la possibilità che si studi lo spostamento del viadotto più a valle, poco dopo la cabina Telecom, in prossimità della sezione del ponticello esistente (sezione 33.2-33.3 quota sponde 67,80-67,95 m s.l.m.), dove entrambe le sponde del fiume sono totalmente prive di manufatti ed abitazioni e sembrano idonee alla realizzazione delle spalle del viadotto. L’area sarebbe totalmente a disposizione per la realizzazione di un ponte con una sezione idonea a smaltire le piene previste (vedi sezione idraulica), collegando le strade 26 e 51 senza inutili complicazioni di percorso e senza sconvolgere la viabilità adiacente.
Si concorda sulla necessità di traslare leggermente la strada 51 nel tratto tra le piscine ed il nuovo ponte (proposta sopra) addossandola alla collinetta granitica situata sulla sponda destra.
La massicciata prevista in sponda sinistra sembrerebbe, almeno in parte, superflua. Infatti la sponda dovrebbe essere quasi tutta in granito e, a parte le tre abitazioni vicine all’alveo, a valle non ci sono altri edifici in situazioni critiche. La cabina Telecom, infatti, non è stata interessata dalla piena del 22 ottobre. L’allargamento della sezione del fiume, fino a raggiungere in sponda sinistra il costone granitico lapideo, dovrebbe assicurare una sufficiente resistenza della sponda stessa.
Nella zona esistono anche altri due corsi d’acqua: quello della strada 51 (Rio S. Barbara ) e quello che attraversa le strade 62, 47, e che ha sfondato il ponte sulla strada 49 (Rio Is Tintionis). Attualmente i due rii si uniscono poco a monte del viadotto previsto, quindi il Rio S. Barbara – Is Tintionis confluisce nel lago superando la strada 51 con un ponticello di sezione inadeguata; si fa notare che entrambi i corsi d’acqua, per ora, vengono ignorati dallo studio, si rimanda ad una fase successiva il loro esame e la soluzione dei relativi problemi. Tale mancato studio appare non di poco conto, in quanto questi due corsi d’acqua hanno contribuito in maniera massiccia al trasporto solido verso valle nel tratto in cui sono paralleli al Rio S. Gerolamo e quindi al danneggiamento del rilevato in sponda destra del ponte sulla strada 26, intasando in maniera determinante la sezione di deflusso.
In merito alla prevista deviazione del Rio S. Barbara – Is Tintionis, non appare chiaro dalla scheda come questa verrà in concreto realizzata, visto che si riporta l’indicazione di un rilevato (L= 400 m) ma non l’opera di attraversamento (ponte, scatolare, tubazione?) e non è chiaro quale sia la sezione prevista, evidentemente non calcolata. A tale proposito si suggerisce di andare a verificare preliminarmente cosa è successo su quel corso d’acqua a monte, nelle strade 51 e 49.
Tra gli interventi previsti in tutto questo tronco non si parla mai di sghiaiamento dell’intero alveo, da monte a valle (mentre questo è chiaramente sovralluvionato per tutto il suo corso e non solo nei piccoli tratti previsti dal progetto, in corrispondenza dei ponti o a ridosso del lago), né si parla di sghiaiamento dei numerosi affluenti del Rio S. Gerolamo, già citati sopra.
Stupisce, inoltre, che non si siano previsti interventi di regimazione trasversali al corso d’acqua ed agli affluenti per il rallentamento della velocità del fiume e per trattenere i detriti a monte della zona di confluenza e sedimentazione.
Inoltre nella scheda non si parla di delocalizzazione dell’impianto di pompaggio reflui ubicato nella coda del lago. Sembra che venga ignorata la presenza di questo importante manufatto. Inoltre non si parla della presenza delle condotte idriche e fognarie, presenti nel tronco compreso tra le piscine e la coda del lago, che attraversano più volte l’alveo sia del S. Gerolamo sia del Rio S. Barbara - Tintionis (comprese le nuove condotte idriche appena ripristinate da Abbanoa). Andrebbe chiarito se nel piano di risagomatura e disalveo della coda del lago sia stata prevista la loro delocalizzazione e dove si dovrebbero ubicare in condizioni di sicurezza tali opere, di cui peraltro manca anche la valutazione economica.
Si ritiene essenziale provvedere alla piantumazione delle sponde con essenze arboree idonee (ontani, salici, carrubi, oleandri) tali da trattenere con le radici i processi di erosione delle sponde stesse, contribuendo alla loro stabilizzazione e rafforzamento.
4 Tronco SG05 – Dal ponte per Poggio dei Pini alla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini (da sez. 033 a sez. 028) - Pag 57 - Tavola interventi SG05_01
Prima di esaminare quanto riportato per questo tratto si rimarca che in altra parte della relazione si può leggere quanto segue:
“Il tratto montano (del R. S. Gerolamo, ndr) è caratterizzato da forti pendenze con una capacità di trasporto molto elevato: nel tratto intermedio, a causa dell’effetto di bacinizzazione delle due opere trasversali artificiali (dighe di Poggio dei Pini, ndr) e della diminuzione della pendenza, si ha il deposito prevalente del materiale medio-grossolano. A valle, nella piana alluvionale, l’azione di trasporto è legata al materiale medio fine e la pendenza media tende progressivamente a diminuire (<1%).”
Questa affermazione quindi sembrerebbe confermare che i due laghi, per quanto piccoli, abbiano avuto un effetto di bacinizzazione a monte, ossia hanno determinato una diminuzione della pendenza di quel tratto fluviale e pertanto hanno fermato e favorito la sedimentazione del materiale grossolano che, se le traverse non ci fossero state, sarebbe stato trasportato verso valle anche a causa della velocità della corrente (tra i 2 e i 7 m/s come riportato a pag. 45-46 della Relazione). Questa azione dei laghi riteniamo sia inconfutabile e ben constatabile con l’esame dei luoghi.
LO STUDIO RIPORTA CHE:
Il tratto in esame interessa l’invaso di Poggio dei Pini: l’intervento in progetto prevede la canalizzazione delle acque del Rio San Girolamo nello scolmatore esistente, adeguatamente risezionato per garantire il deflusso della piena di riferimento . Le acque del rio verranno concentrate in sponda sinistra attraverso l’asportazione dei notevoli accumuli litoidi presenti e la realizzazione di un’opera longitudinale che separi l’alveo fluviale dall’invaso.
La sezione di deflusso attuale del canale scolmatore non è adeguata al passaggio della piena di riferimento (T200 anni). Le abitazioni in sx e le relative infrastrutture viarie presenti non sono adeguatamente protette. La confluenza di due corpi idrici minori lungo la sponda destra e le relative tombinature di attraversamento rappresentano un’ulteriore criticità.
Nella relazione inoltre si afferma che all’imbocco del lago si sarebbe verificato un restringimento dell’alveo.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
Non è chiaro a cosa ci si riferisca quando si parla di restringimento della sezione del fiume in coda al lago. L’unico restringimento era costituito dal ponte a monte (strada 26) per il quale si rimanda al paragrafo precedente, e da tutti i sedimenti che negli anni il fiume aveva trasportato e sedimentato.
L’intervento proposto sul rio S Gerolamo sulla sponda sinistra del lago, praticamente relega l’alveo del fiume ad un canale artificiale di sezione rettangolare, alterandone completamente l’assetto naturale, oltre al fatto che in questo modo invece di rallentarne la velocità si consente al fiume di arrivare a valle della diga con una velocità molto maggiore dell’attuale. Non si capisce quale sia la tipologia costruttiva della canalizzazione con rivestimento in massi, in quanto non è presente il disegno con i particolari costruttivi, non si conosce l’altezza di tale canale e delle sue sponde, nonché i rapporti del canale, in sponda destra, con il lago. Non viene chiarito se i massi saranno slegati e semplicemente incastrati tra loro o se verranno intasati da calcestruzzo, in caso contrario non si capisce come questa struttura possa restare in piedi, visto che il fiume ha abbondantemente dimostrato di essere in grado di trasportare massi anche superiori a 1 mc, come quelli di cui si parla nelle tavole. Non è chiaro inoltre se tale canale in derivazione sia stato dimensionato per una piena di riferimento di circa 94 mc/s o di 114 mc/s con T ritorno rispettivamente = 200 anni e = 500 anni (vedi Tab. 9 Valori delle portate al colmo e dei contributi unitari nelle sezioni idrologiche lungo l’asta del riu San Girolamo per il tempo di ritorno di 500 anni e per l’evento di piena del 22/10/2008 – pag. 14 della Relazione Hydrodata ), perché se fosse dimensionato per una piena di portata inferiore il canale non sarebbe in grado di escludere dalla circolazione attiva il lago, proprio quando ciò sarebbe auspicabile per evitare ulteriori danni alla diga. Inoltre non si capisce come mai il canale non sia stato dimensionato per la portata del 22 ottobre.
Dalla tavola interventi si deduce che sarà presente una scogliera lungo la sponda destra di questo canale artificiale; tale scogliera costituirà, di fatto, un argine artificiale con l’effetto finale di impedire il riempimento del lago, quindi viene messa in dubbio la sua stessa esistenza, di cui però nella relazione non si fornisce giustificazione tecnica esaustiva. Inoltre non si capisce se tale scogliera avrà una soglia sfiorante verso il canale artificiale, e nel caso come sarà dimensionata, necessaria per far sì che il lago possa svuotarsi nel caso di raggiungimento della quota massima di invaso.
Sembrerebbe di capire che unici tributari del lago resterebbero il Rio de Mustaddinu, proveniente dalla zona del centro Commerciale e un altro piccolo impluvio che attraversa la strada 54, ma questi due corsi d’acqua non sarebbero in grado, per l’esiguità delle loro portate, di riempire il lago che verrebbe così a perdere le sue funzioni di riserva antincendio oltre che di elemento con particolarità paesaggistiche, naturalistiche ed ecologiche (risulta attualmente l’unico sito di nidificazione dei cigni più meridionale d’Europa).
Si evidenzia la possibilità che per far sopravvivere il lago e consentire il suo utilizzo principalmente in funzione antincendio si realizzi, nella parte iniziale del canale artificiale (a monte), una tubazione di dimensioni adeguate che consenta il passaggio della portata di piena in condizioni normali, corrispondente a circa 4 mc/s (T ritorno = 2 anni vedi Tab. 4 Portate del riu San Girolamo stimate nel PSFF – pag. 7 della Relazione Hydrodata), in modo da assicurare tutti gli anni il riempimento del lago nella breve stagione piovosa: La portata in eccesso (di piena) continuerà a defluire nel canale artificiale evitando quindi che la diga debba sopportare in futuro nuovi eventi simili. Bisognerà poi valutare anche l’opportunità di un piccolo sovralzo del ciglio arginale al fine di aumentare il franco e quindi aumentare la capienza del lago. In questa ipotesi, la diga potrebbe essere inserita in una categoria differente rispetto alla categoria attuale (L.R. n.12/2007).
Non è chiaro come mai non si faccia riferimento alla relazione predisposta dall’Ing. Ravaglioli sulla possibilità della messa a norma della diga sulla base della normativa vigente nazionale e regionale e del dimensionamento dello scarico di superficie. Non si fa il minimo cenno sulle verifiche di stabilità del corpo del rilevato effettuate nelle condizioni più critiche, sempre eseguite dal prof. Ravaglioli, e neppure all’alternativa proposta dallo stesso professionista circa la demolizione del manufatto esistente e la ricostruzione di uno in calcestruzzo con soglia sfiorante centrale che eliminerebbe del tutto il problema del canale sfioratore laterale, troppo vicino alle abitazioni e alla strada. Su tale soluzione si ritiene che debbano essere fatti i necessari approfondimenti, anche in termini di costi/benefici e dell’aumento della sicurezza a monte e a valle dell’opera idraulica. Infatti, molti dei lavori previsti nella Tavola interventi SG05_01 sarebbero inutili se si optasse per questa soluzione.
5 Tronco SG06 – dalla diga in terra dell’invaso di Poggio dei Pini alla traversa del lago minore (da sez. SG028 a sez. SG024) - Pag 58 della Relazione
LO STUDIO RIPORTA CHE:
è prevista la demolizione completa del ponte crollato in seguito all’evento dell’ottobre 2008, per evitare che le opere ancora presenti possano recare ostacolo al deflusso delle acque;
è prevista la demolizione della traversa in muratura di valle, anch’essa fortemente danneggiata durante lo stesso evento, al fine di evitare che i massimi livelli di piena possano coinvolgere la viabilità circostante. L’intervento si completa con il disalveo dei depositi litoidi accumulati a monte della traversa e la conseguente ricalibratura dell’alveo nell’intero tratto.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
Si precisa che il ponte a valle della diga non è crollato ma è stato soltanto asportato il rilevato in sponda sinistra. Si fa notare che nella scheda tecnica non vengono quantificate le spese per queste due demolizioni (ponte e diga in muratura).
Non è esplicitato chiaramente quale ostacolo crei la traversa in muratura a valle, che per precisione non risulta gravemente danneggiata ma solo parzialmente danneggiata per un piccolo tratto di pochi metri (4-5), rispetto al suo sviluppo complessivo.
Si afferma che si deve evitare che i massimi livelli di piena, raggiunti col massimo invaso della dighetta, possano coinvolgere la viabilità circostante, ma l’unica viabilità attualmente è costituita da un breve tratto (circa 10-20 m) della strada 3 danneggiato sotto il paramento di valle della diga in terra e da un breve tratto (circa 10 m) della strada 37 a monte della traversa, che non dà acceso ad alcuna abitazione. Il problema potrebbe essere forse risolto abbassando la quota di coronamento della dighetta, che aveva subito un sovralzo di circa 50 cm diversi anni fa, riportando quindi il manufatto alle sue caratteristiche originarie, e ovviamente chiudendo la falla apertasi nella sponda destra. Questo consentirebbe di creare una vasca di decantazione dei sedimenti e rallentare l’energia erosiva del fiume a valle.
Non è chiaro se sia stato fatto uno studio specifico per valutare se il livello massimo del lago, formato dalla dighetta, possa arrivare a lambire il piede del paramento di valle della diga grande in terra e quindi possa interferire con la struttura della diga, causando un’erosione al piede. Questo problema è stato sollevato nella relazione del Prof. Ravaglioli. Solo in questo caso si potrebbe concordare con l’ipotesi della sua demolizione in alternativa al ripristino della parte lesionata.
Si dice poi che alcune abitazioni in sponda destra (sulla strada 37 quindi) sarebbero state lambite dall’onda di piena. Non è chiaro a quali abitazioni ci si riferisca, se quelle a monte o a valle della di ghetta. SI fa notare che durante l’evento l’acqua fuoriuscita dalla dighetta ha inondato solo una parte della strada, perché le abitazioni del primo tratto della strada 37, fino all’incrocio con la strada 35, sono poste ad una quota maggiore rispetto al livello stradale.
6 Tronco SG07 – Dalla traversa del lago minore alla residenza del Poggio (da sez. SG024 a sez. SG020) - Da correggere in: Tronco SG07 – dalla traversa del lago minore alla Zona Sportiva di Poggio dei Pini - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG07_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
In questo tratto il corpo idrico si sviluppa rigidamente vincolato in una stretta forra; non sono presenti criticità né previsti interventi. Immediatamente a valle della sezione SG020 l’ambito fluviale si amplia in destra coinvolgendo l’intera fascia golenale fino al terrazzo insommergibile. Al fine di difendere da fenomeni erosivi laterali gli insediamenti in sponda destra, comunque inondabili al transito della piena di riferimento, è prevista la realizzazione di una difesa di sponda in massi di cava intasati. Solo in un tratto di fronte alla palestra coperta.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
L’intervento denominato SG07_01 viene indicato in zona Residenza del Poggio, in realtà la denominazione è errata in quanto trattasi della zona sportiva di Poggio dei Pini. Pertanto la definizione del tronco deve essere modificata in: Tronco SG07 – Dalla traversa del lago minore alla Zona Sportiva di Poggio dei Pini. Anche questo denota una scarsa conoscenza dei luoghi. Curiosamente in questa parte della Relazione non si fa il minimo cenno alla presenza in questa zona di impianti sportivi, quasi ignorandone la presenza, si parla genericamente di “insediamenti in sponda destra che sarebbero inondabili al transito della piena”, senza specificare di quali insediamenti si tratti se case o altro.
Il piano prevede unicamente una piccola opera di protezione della strada n. 35 lungo la sponda destra davanti alla palestra, utile a sostenere la strada soprastante, ma non a fermare l’eventuale piena. Peraltro si fa notare che dallo schema tipologico dell’intervento “difesa in massi” si evince che la sezione trasversale prevista per la scogliera (pari a circa 6-7,5 m) comporterebbe una notevole riduzione dell’attuale sezione di deflusso del fiume, che in quella zona è particolarmente sovralluvionato (massi, pietrame e sabbia). Si consiglia di studiare una tipologia di protezione spondale mediante un muro di contenimento in calcestruzzo e grossi blocchi, che preveda una sezione orizzontale del manufatto alquanto contenuta, ma che abbia uno sviluppo verticale, in modo da ridurre l’ingombro in alveo, lasciando al fiume quanto più spazio possibile.
7 Tronco SG08 –Dalla Zona Sportiva di Poggio dei Pini a località Isca Su loi (serre) (da sez. SG020 a SG014) - Pag. 58 della Relazione - Nessuna tavola di interventi
LO STUDIO RIPORTA CHE:
In questo tratto le criticità sono dovute: alla presenza della zona sportiva e di infrastrutture viarie (strada n. 35 e relativo guado per la zona in sx idrografica, oltre ad altri guadi minori a valle), inoltre sono presenti diversi manufatti agricoli (ed anche un maneggio con relative stalle, sulla sponda dx). Tutti questi edifici sono potenzialmente inondabili anche con eventi di piena inferiori a quella di riferimento (T = 200 anni).
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
Benché le strutture sportive siano costantemente utilizzate (e quindi costituiscano dei bersagli da difendere), il piano non ritiene necessario realizzare interventi a protezione degli insediamenti. Viene prevista esclusivamente la delocalizzazione degli spogliatoi dei campi di calcio e dell’impianto di sollevamento fognario (appena ripristinato da Abbanoa) senza alcuna indicazione sulla sua riedificazione. Si tenga presente che lungo la strada 35 sono presenti anche alcuni pozzi di proprietà della Cooperativa Poggio dei Pini.
Per quanto riguarda le protezioni lungo la sponda destra si ritiene che un intervento minimale sarebbe utile e realizzabile prevedendo il prolungamento della scogliera/muro di contenimento (di cui sopra) fino a raggiungere l’ingresso all’acquedotto della Cooperativa e da lì in poi l’arretramento di circa 5-6 m della strada 35, che corre parallela al fiume, in modo da allargare la sezione di deflusso a disposizione del fiume.
Si ritiene utile, al fine di proteggere la zona sportiva almeno dagli eventi con T ritorno inferiori a quello di riferimento (T = 200 anni), di studiare la possibilità di eliminare un tratto della strada 35 a partire da un punto coincidente grosso modo con l’ingresso all’acquedotto e la demolizione dei due spogliatoi ricostruendoli vicino all’edificio della club-house. In questo modo si potrebbe realizzare una difesa di massi ancora meglio un argine in terra, eventualmente anche elevato di 2 – 3 m rispetto al p.c. attuale, sviluppato dall’attuale ingresso dell’acquedotto di Poggio dei Pini fino al ponticello davanti ai campi da tennis coperti. Si otterrebbe un allargamento dell’alveo del fiume fino a circa 80 m di larghezza, riducendo leggermente l’area a disposizione della zona sportiva (che andrebbe riconfigurata nelle sue strutture, con lo spostamento del campo di calcio e di calcetto) ma ottenendo la sua protezione almeno rispetto ad eventi di piena con tempi di ritorno inferiori o prossimi ai 200 anni.
Sarebbe inoltre opportuno procedere ad uno sghiaiamento complessivo dell’alveo del fiume a partire dalla sezione SG19 fino alla zona delle serre, riportando anche qui la sezione del fiume ad una larghezza di almeno 80-100 m, con una profondità adeguata, poiché attualmente tale zona è evidentemente sovralluvionata e praticamente la sezione di deflusso è quasi inesistente. Infatti il risezionamento eseguito subito dopo l’alluvione appare del tutto inadeguato, in alcuni punti non si arriva ad 1 m di profondità dell’alveo con una sezione larga forse una decina di metri.
Si segnala anche il fatto che il tratto di alveo a valle dell’impianto di sollevamento fognario, occupato da un agrumeto, alcuni mesi dopo l’evento di piena è stato nuovamente recintato con una rete, perpendicolarmente all’alveo, per la quale si chiede di verificare l’eventuale compatibilità con le condizioni generali dell’area (rischio di ostruzione per intasamento della rete ad opera di rami e tronchi, come già accaduto).
Anche in questa zona comunque si deve rimarcare il fatto che lo studio continua ad ignorare la presenza di affluenti provenienti dalla sponda destra. Infatti subito a valle della palestra coperta passa un ruscello che presenta un bacino di alimentazione di una certa rilevanza (pendici del Monte Pauliara). Questo corso d’acqua, nel suo ultimo tratto, risulta praticamente insabbiato e privo di un alveo definito, per tale motivo durante l’alluvione ha allagato la strada 33, soprastante la zona sportiva. Questo corso d’acqua ha riversato dentro l’area sportiva una massa enorme di detriti e sabbia contribuendo al sovralluvionamento della stessa area. Inoltre si è aperto una nuova via di scorrimento attraverso un canale di gronda parallelo alla strada n. 33 fino a confluire nel ponticello immediatamente sottostante i campi da tennis.
Nella zona delle serre di Isca Su Loi, la presenza di condotte interrate per scopi idropotabili e la presenza del ponte tubo ad arco e dei due blocchi di ancoraggio, appaiono incompatibili con la situazione idraulica tanto che un lungo tratto di condotta sulla sponda sx di fronte al laghetto di cava è stata totalmente asportata (100 m) e poi ripristinata nell’estate 2009. Altre tubazioni in polietilene sono venute a giorno sotto l’alveo. Anche per queste il Piano non prevede alcuna soluzione, mentre si ritiene importante segnalare la necessità del loro spostamento o quanto meno riposizionamento ad una quota compatibile con il futuro profilo longitudinale e trasversale del fiume.
8 Tronco SG09 –Dalla località Isca Su loi (serre) al ponte della strada statale SS 195 (da sez. SG014 a sez. SG008) - Pag. 58 della Relazione - Tavola interventi SG08_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
In questo tratto le criticità sono dovute agli insediamenti posti in dx e sx idrografica che causano un significativo restringimento della sezione di deflusso.
L’intervento prevede la realizzazione di difese spondali con massi intasati e gabbioni, di muri arginali e di arginature in terra, l’ampliamento modesto della luce del ponte sulla via Europa e la demolizione del ponte-tubo dell’acquedotto e del ponte stradale abbandonato della SS 195. Il fine sarebbe quello di regimare il corso d’acqua per la messa in sicurezza idraulica delle lottizzazioni presenti
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
Si ritiene che, sulla base dell’esame del bacino eseguito fino a questo punto, l’ampiezza dell’alveo prevista per questo tratto sia totalmente inadeguata. Infatti mentre fino a qualche decina di metri a monte l’alveo avrebbe un alveo di 80-100 m, proseguendo verso valle la sezione tende a diminuire progressivamente ed in corrispondenza della scuola materna avrebbe una dimensione di circa 40 m.
I sistemi di argini previsti creerebbero delle sacche chiuse che, nel caso in cui l’acqua riuscisse ad aggirarli o sormontarli, potrebbero intrappolarla impedendone il deflusso ed allagando completamente tali sacche con gli edifici.
La lunghezza degli argini a protezione della frazione di Rio S. Gerolamo costituirà uno sbarramento continuo sul percorso del flusso di piena, capace di impedire alle acque di defluire su un lungo fronte. Presumibilmente, le acque tenderanno ad accumularsi su questa linea con un consistente rallentamento del deflusso, visto che la devono aggirare.
Lo spazio disponibile al deflusso delle acque tra i due argini in sinistra e in destra idrografica è di circa 60 m e darebbe luogo ad un effetto "imbuto", con conseguenti aumenti di livello e di velocità della corrente. Il 22 ottobre 2008 le acque in questo sito si sono espanse per circa 500 m complessivi sui due lati dell'alveo fluviale, raggiungendo livelli di 1,50-1,80 m.
Il livello raggiunto dalle acque il 22 ottobre 2008 è stato tale da invadere più o meno completamente i piani inferiori delle abitazioni; in caso di un nuovo simile evento, a causa dell’accumulo delle acque in presenza di argini tanto estesi, tale livello sarà presumibilmente più elevato, tanto da superare con prevedibile facilità le arginature di 2 m. Ne consegue un aggravamento del rischio dovuto a possibilità di cedimento degli argini e a formazione di onde di piena localizzate e di effetti, già documentati nel corso dell’alluvione di New Orleans, dove la presenza di estese arginature, aggirate dalle acque, ha provocato l’alluvionamento di aree nelle quali l’acqua è rimasta intrappolata senza vie di deflusso.
Si evidenzia la necessità di esaminare una soluzione che preveda un ampliamento drastico dell’alveo fluviale, tramite una ponderata individuazione delle abitazioni da delocalizzare sia in destra idrografica (circa 60 edifici) sia in sinistra idrografica (circa 30 edifici), che appartengono alla lottizzazione di S. Girolamo, nell’area che è stata invasa dalle acque. Le arginature, conservando una elevazione di 2 metri e realizzate in favore di corrente e non in opposizione ad essa, a questo punto potrebbero essere spostate in margine alle aree che sono state inondate, rimuovendo alla radice le cause di pregiudizio alla sicurezza pubblica.
Il costo aggiuntivo della delocalizzazione, potrebbe essere stimato in via ipotetica in un valore medio di circa 200.000-250.000 Euro ad edificio, da rifondere ai proprietari, pertanto potrebbe ammontare a circa 20-25 MEuro, a cui andrebbero sommati i costi per la demolizione delle case e le opere di urbanizzazione per la ricostruzione della lottizzazione altrove. A tale proposito di fa presente che esiste già un’area piuttosto estesa e già parzialmente urbanizzata a poca distanza, sul terrazzo più elevato ed antico (Le case del Sole – Rio S. Girolamo 2) posta quindi ad una quota di piena sicurezza sull’alveo del fiume.
Alcune delle opere previste a protezione degli edifici da delocalizzare (gabbioni, muri arginali, difese con scogliere) potrebbero non rendersi più necessarie, consentendo un certo risparmio di risorse che potrebbero contribuire al finanziamento della delocalizzazione.
A fronte di questa spesa però gli argini verrebbero semplificati e ridotti in lunghezza ed elevazione, e non sarebbero necessarie opere di protezione spondali e platee in alveo ordinario.
Occorrerebbe predisporre una nuova strada di accesso dalla 195 alla parte di lottizzazione del Rio S. Gerolamo non delocalizzata in sponda destra, con un accesso direttamente dal futuro viadotto e alla parte non delocalizzata in sponda sinistra dalla rotonda di Frutti d’Oro.
La delocalizzazione della scuola deve essere, ovviamente, confermata.
Andrebbe realizzato il solo viadotto sulla 195, mentre per il ponte presso la scuola materna potrebbe non essere necessaria la ricostruzione se si optasse per una viabilità alternativa di accesso alle lottizzazioni in sponda destra, peraltro in parte già esistente (Via dei Genovesi).
Nell’eventualità in cui l’ente pubblico decidesse comunque di optare per una delocalizzazione parziale degli edifici abitati presenti sulle due sponde, si evidenzia la possibilità che l’alveo fluviale possa essere rimodellato a partire dal laghetto nei pressi delle serre (site a quota 16) eliminando in questo modo la doppia curva a ridosso della lottizzazione San Girolamo. In tal modo l’allargamento dell’alveo potrebbe essere realizzato essenzialmente in sinistra idrografica e le abitazioni da delocalizzare potrebbero forse essere ridotte. In ogni caso, un’eventuale opzione di questo tipo deve essere sostenuta dalla realizzazione di modelli di simulazione, comprendenti diversi scenari dettagliati, adeguati a rappresentare realisticamente gli effetti di eventi futuri di alluvionamento, con la massima aderenza alle caratteristiche morfologiche attuali dei luoghi e a quelle degli interventi proposti e con valutazione delle portate sia per diversi tempi di ritorno che per eventi estremi sperimentati e potenziali.
9 Tronco SG10 – Dal ponte della strada statale SS 195 alla foce a mare (da sez. SG008 a sez. Sg001) - Pag. 59 della Relazione - Tavola interventi SG09_01
LO STUDIO RIPORTA CHE:
La sezione di deflusso è inadeguata, il quartiere di Frutti d’Oro in sx idrografica presenta molti edifici a rischio di inondazione. Il tratto terminale focivo è a rischio di erosione e sulla sponda destra sono a rischio le strutture sportive (campo di calcio).
L’intervento prevede la realizzazione di difese spondali con muri arginali e arginature in terra.
NOSTRE OSSERVAZIONI E PROPOSTE:
Si ritiene che, sulla base dell’esame del bacino eseguito fino a questo punto, l’ampiezza dell’alveo prevista per questo tratto sia totalmente inadeguata. Anche qui, infatti, l’alveo dovrebbe essere allargato fino ad una ampiezza di almeno 80-100 m e la stessa ampiezza dovrebbe essere mantenuta fino alla foce.
Ciò comporterebbe la delocalizzazione per almeno 40 edifici situati presso la foce. Il costo aggiuntivo delle delocalizzazioni potrebbe essere stimato in circa 8 MEuro (200.000-250.000 Euro ad edificio) a cui si aggiungono le spese di demolizione ed eventuali spese di urbanizzazione per la ricostruzione della lottizzazione altrove.
L’arginatura, qualora si evidenziasse che fosse ancora necessaria, potrebbe essere collocata in margine all’area delocalizzata. L’altezza dell’argine dovrebbe essere valutata con attenzione in relazione ai volumi d’acqua che effettivamente hanno interessato l’area esondata in occasione dell’evento del 22 ottobre (circa 500 m di estensione in sinistra idrografica per un’altezza media di 1,50 m).
Si propone di valutatare con attenzione la possibilità di inserire un secondo argine anche in sponda destra, per proteggere la lottizzazione di Torre degli Ulivi, considerato l’innalzamento di livello che si otterrebbe impedendo all’acqua di espandersi lateralmente.
Si ritiene infine che debba essere studiata meglio l’area di confluenza con il Rio Masone Ollastu, di cui peraltro nella relazione si dice ben poco. Quest’area infatti è piuttosto delicata e andrebbero prese in considerazione le seguenti problematiche, oltre a quelle dell’impianto sportivo (campo di calcio): presenza del bar “Sottovento” immediatamente a valle del ponte sul rio Masone Ollastu, presenza della scuola elementare di Su Loi immediatamente a valle della chiesetta di S. Efisio; presenza del Torrino dell’acquedotto molto vicino alla sponda destra del Rio S Gerolamo, presenza di vari impianti di sollevamento fognario vicino alla chiesetta. Nel caso di un allargamento in sponda destra dovrebbe essere valutata attentamente la necessità di una adeguata protezione di questi bersagli in funzione delle diverse ipotesi di portata in funzione di diversi tempi di ritorno.
Il ponte della SS195 sul Masone Ollastu, che è stato sormontato dalle acque in corso di piena, è fortemente sottodimensionato ed essendo situato su un’arteria ad elevata intensità di traffico, rappresenta un rischio notevole. Si concorda sulla necessità di prevedere un dimensionamento adeguato anche per questo ponte.
Nell’eventualità in cui l’ente pubblico decidesse comunque di optare per una delocalizzazione parziale degli edifici abitati a rischio, si evidenzia la possibilità di allargamento dell’alveo in sponda destra verso il campo sportivo. In ogni caso, tale opzione deve essere sostenuta dalla realizzazione di modelli di simulazione realistici, adeguatamente dettagliati, aggiornati alla morfologia attuale e comprendenti diversi scenari per portate su vari tempi di ritorno e per eventi estremi sperimentati e potenziali.
10 CONCLUSIONI
Si ritiene che Il Piano esaminato:
Non abbia perseguito compiutamente gli obiettivi previsti nella convenzione ossia “il conseguimento di un assetto del corso d’acqua compatibile con la sicurezza idraulica dei territorio e la salvaguardia delle componenti naturali e ambientali”. Il primo obiettivo non appare conseguito in quanto viene totalmente disattesa l’esigenza di agire sul fiume e sulla sua sezione idraulica, attualmente manifestamente insufficiente in più punti, su cui non si interviene con alcuna opera di adeguamento della sezione stessa. Il secondo obiettivo non viene conseguito in quanto si ignorano gli aspetti paesaggistici e la funzione antincendio del lago, nonché le sua azione fondamentale di trattenimento dei sedimenti a monte per effetto di bacinizzazione, nonché gli aspetti faunistici.
Sia affetto da una mancanza di conoscenza e di approfondimento del problema del “trasporto solido”, in quanto si reputa che il solo calcolo idraulico relativo alla portata liquida non sia sufficiente ad analizzare il fenomeno alluvionale nel suo complesso. Si ritiene che, sulla base di quanto osservato durante e dopo l’evento alluvionale, l’entità del trasporto solido sia determinante nelle scelte future sull’assetto complessivo del fiume e dei suoi affluenti, e quindi abbia un peso fondamentale nelle scelte degli interventi strutturali (ponti, argini) e nella definizione delle sezioni idrauliche finali da monte fino alla foce.
Sia affetto da una mancanza di conoscenza geomorfologica e idrogeologica delle “condizioni al contorno”, per effetto del mancato studio degli affluenti di sponda destra del Rio S. Gerolamo, che hanno avuto un peso fondamentale nell’evento alluvionale e nella determinazione dei danni alle infrastrutture pubbliche e private presenti ai margini di essi.
Sia affetto da una “scarsa conoscenza dei luoghi” di intervento, evidenziata nelle discutibili scelte riguardanti la viabilità, soprattutto nella zona di Poggio dei Pini.
Necessiti di un approfondimento sulle soluzioni alternative proposte per l’area lago e diga in materiali sciolti, anche attraverso un esame dettagliato della Relazione predisposta dal Prof. Ravaglioli.
Necessiti di un approfondimento ed una chiara definizione della possibilità di effettuare la delocalizzazione di singoli edifici o di interi insediamenti più a rischio, nonché del loro costo economico.
Sia migliorabile e perfettibile attraverso una pianificazione degli interventi basata su conoscenze più precise e su un costante confronto con i residenti.
Si fa rilevare, inoltre, come considerazione di carattere generale, che lo studio Hydrodata presenta delle carenze piuttosto importanti, anche se in parte motivate dalla necessità di restringere i tempi di esecuzione per dare risposte alla popolazione che attende gli interventi.
Si osserva che nel Piano di Protezione Civile, recentemente predisposto dal comune di Capoterra, è stata fatta, per quanto sinteticamente, una lucida analisi delle cause che possono essere considerate alla radice delle gravi conseguenze dell’evento alluvionale del 22 ottobre 2008. Non si è rilevata altrettanta chiarezza nell’analisi preliminare fatta dallo studio Hydrodata, nonostante questo abbia come specifico obiettivo non la protezione civile ma la predisposizione di interventi di messa in sicurezza del territorio da nuovi eventi.
Si chiede pertanto che gli sviluppi successivi dello studio Hydrodata focalizzino meglio le cause strutturali all’origine dei disastri prodotti dall’alluvione, per meglio indirizzare gli interventi in esso contenuti e, si auspica, per avere anche delle indicazioni di buona pratica nell’amministrazione del territorio, che consentano di mettersi al riparo dagli effetti devastanti di eventi alluvionali futuri.
Si chiede poi che lo studio sia completato al più presto con l’analisi degli affluenti in destra idrografica del Rio San Gerolamo, omissione probabilmente dovuta a ragioni di tempistica, che però non può ragionevolmente essere trascurata senza incorrere in errori di valutazione che possono influire pesantemente sulle scelte di intervento.
Si richiede che sia effettuata una valutazione anche sui molti ponticelli intersecanti i citati affluenti, che sono stati sormontati dalla piena in tutto il bacino, problema che fino ad ora non è stato adeguatamente evidenziato. Questi ponticelli, in occasione di eventi pluviometrici critici, possono costituire elemento di rischio per gli abitanti che li percorrono quotidianamente a piedi o su mezzi di trasporto. Si ricorda infatti, che molti di essi sono stati ricoperti da cumuli di detriti alti anche più metri, comprendenti blocchi di grosse dimensioni, presumibilmente depositati con dinamica di "flash flood". Tali accumuli, rimossi nei giorni immediatamente successivi alla piena per consentire la circolazione degli abitanti, non sono più visibili e rilevabili dagli addetti ai lavori, con una possibile conseguente sottovalutazione del fenomeno."La valutazione dovrebbe comprendere una indicazione degli interventi da effettuare ed una stima preliminare dei costi. Si suggerisce in ogni caso, nell'immediato, che tutti gli attraversamenti stradali a rischio siano evidenziati da apposita segnaletica stradale di pericolo.
Si richiede inoltre che sia analizzata e valutata la possibilità che lo stesso dato del 22 ottobre 2008 possa non essere stato il massimo sperimentabile ed un’eventuale individuazione di potenziali scenari estremi.
Si ritiene, infine, che nelle aree critiche dovrebbero essere predisposti dei modelli di simulazione del deflusso in caso di piena, realizzati con un elevato livello di accuratezza e dettaglio nella rappresentazione degli scenari di rischio relativi a tutte le opzioni progettuali in valutazione.
Appare comunque fondamentale che vengano effettuati tutti i rilievi di dettaglio necessari a tenere aggiornato e aderente alla realtà il modello della circolazione idrica superficiale, sul quale basare gli scenari di simulazione, rappresentando opportunamente tutti gli interventi di risistemazione, privati e pubblici, già realizzati o previsti sul sito, capaci di influire sul deflusso superficiale.
11 PROPOSTE OPERATIVE
Per rispondere alle esigenze di raggiungere un “assetto del corso d’acqua compatibile con la sicurezza idraulica dei territorio” si propone di avviare un’azione simile a quella già attuata in diverse regioni italiane (es. Provincia di Torino, Progetto Strategico “Manutenzione del territorio”, Consorzio di Bonifica Dese Sile), per stabilire le modalità di programmazione, realizzazione e gestione dell’attività di manutenzione ordinaria del territorio che preveda la realizzazione delle necessarie e importanti opere strutturali (ponti, viadotti, argini, muri e scogliere) e al contempo di cicli costanti di interventi, armonici con il paesaggio, totalmente integrati nell’ecosistema, associati a monitoraggi periodici. In questo modo si potrà assicurare il progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza e della qualità ambientale del territorio, cercando di mantenere in piena funzionalità tutte le opere di difesa, essenziali alla sicurezza idraulica e idrogeologica.
Tra gli interventi che ci sentiamo di proporre vi sono i seguenti, innovativi e pertinenti con il tema della riduzione del rischio, sia tipo areale che lineare:
1 ) Intervento strutturale antierosivo lungo le aste fluviali areale e puntuale nel bacino montano dell’asta principale e dei suoi affluenti Rio Sa Scabitzada, Rio Is Tintionis, Rio S. Barbara, Rio de Mustaddinu, Rio de Malamorti, Rio Sa Menta, ecc, che comprenda.:
- 1.1) realizzazione di un sistema razionale e articolato di rallentamento della corrente fluviale e del rallentamento del trascinamento dei sedimenti da monte verso valle, mediante una serie di briglie in sequenza (briglie drenanti e briglie a bocca tarata), che permettano il normale deflusso delle acque, ma siano in grado di bloccare i detriti più grossolani (fonte dei maggiori danni) e al contempo consentire di far passare i sedimenti più fini verso valle e quindi al mare,
- 1,1) realizzazione di un sistema di piccole e medie casse di espansione dislocate in più punti lungo il corso fluviale;
- 1.3) interventi di stabilizzazione dei coni di detrito nei canaloni, mediante gabbioni trasversali;
- 1.4) ripristino della sentieristica storica montana, danneggiata dall’erosione incanalata e areale.
2 ) Interventi idraulico-forestali areali nel bacino montano dell’asta principale e dei suoi affluenti che comprendano:
- 2.1) la gestione ordinaria e straordinaria delle coperture vegetali, arboree ed arbustive, con funzione di protezione dall’erosione, quando queste mostrino segni di sofferenza;
- 2.2) il reimpianto nelle zone percorse da incendi (rimboschimenti con essenze autoctone resistenti al fuoco);
- 2.3) la gestione controllata del bosco.
3 ) Interventi di ridefinizione ed ampliamento della sezione di deflusso che comprendano:
- 3.1) la riqualificazione ambientale del corso d’acqua e dei suoi principali affluenti (soprattutto in sponda destra) evitando le rettificazioni e gli irrigidimenti delle sezioni con tagli innaturali, trapezoidali, o peggio confinate da gabbioni;
- 3.2) consentire al fiume di creare anse e meandri, pozze con vegetazione e zone di espansione nelle aree non edificate a monte dell’Hydrocontrol, tra l’Hydrocontrol e le piscine e nell’area agricola a valle della zona sportiva;
- 3.3) l’eliminazione di tratti cementati (a valle verso la foce);
- 3.4) la rinaturalizzazione del fiume con piantumazioni lungo le sponde al fine di rinsaldarle e di proteggerle dall’erosione;
- 3.5) l’aumento progressivo da monte verso valle della sezione di deflusso evitando di creare dei colli di bottiglia, in particolare nella zona tra le serre e la SS 195 e da qui fino alla foce.
4 ) Asportazione localizzata di materiale vegetale morto che comprenda:
- 4.1) eventuale dirado delle piante instabili presenti esclusivamente all’interno dell’alveo, e solamente nelle immediate vicinanze di attraversamenti che presentano una situazione di criticità al regolare deflusso, o che possano provocare danni a beni esposti.
- 4.2) evitare l’asportazione della vegetazione naturale dalle sponde che, al contrario, dovranno essere rivegetate con essenze autoctone in grado di resistere alla forza erosiva della corrente.
5 ) Asportazione di materiali litoidi: circoscritta e localizzata a punti critici, che potranno essere anche rilocalizzati in altre sezioni (più vallive) in modo che il fiume li possa trasportare verso il mare contribuendo al ripascimento della costa sabbiosa.
6 ) Valutazione dei costi/benefici delle delocalizzazioni: per valutare l’alternativa di dare più spazio al fiume (soprattutto nell’area della foce) ed ai suoi affluenti in sponda destra, attraverso la delocalizzazione degli edifici a rischio situati nelle zone di pertinenza fluviale. Non solo nel tratto più prossimo alla foce, ma anche all’interno della lottizzazione Poggio dei Pini sono presenti alcuni casi critici, oltre a quello citato della casa a valle delle piscine, pertanto vanno valutate attentamente le situazioni di alcuni lotti già edificati e in fase di edificazione. Nell’eventualità in cui l’ente pubblico intenda limitarsi ad una delocalizzazione parziale degli edifici a rischio nelle lottizzazioni Rio S. Gerolamo e Frutti d’Oro, si ritiene che dovrebbe essere effettuata un'attenta valutazione di tutti i fattori di rischio connessi con tale scelta, compresi eventuali rischi addizionali introdotti con l'esecuzione delle opere di protezione e che questa valutazione dovrebbe essere effettuata oltre che per i tempi di ritorno considerati nello studio Hydrodata anche per il dato del 22 ottobre 2008.
7 ) Valutazione dei costi/benefici dell’intervento strutturale sulla diga in materiali sciolti: si propone di valutare l’alternativa proposta dal prof. Ravaglioli circa la demolizione del manufatto esistente ed il rifacimento di una diga in calcestruzzo a gravità, con soglia sfiorante centrale, che possa assolvere ai seguenti compiti: rallentamento dell’energia del fiume, trattenimento di materiale litoide, funzioni antincendio, funzioni di presa per scopi irrigui ed eventualmente anche potabili, funzioni di nicchia ecologica per uccelli stanziali e migratori, funzioni paesaggistiche.
Coerentemente con i principi del suo Statuto l’Associazione 22 Ottobre, auspica che tutti gli interventi futuri sul Rio S. Gerolamo, inteso come asta fluviale principale, affluenti e bacino idrografico, permettano la realizzazione di opere e strutture di difesa, compatibili con la realizzazione del “Parco Fluviale San Gerolamo” alla cui promozione e predisposizione l’Associazione si impegna a contribuire fattivamente.
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