A due anni di distanza dalla prima stesura del testo della relazione contenente le osservazioni dell’Associazione 22 Ottobre alla proposta di assetto infrastrutturale di Prima fase, redatta dalla società Hydrodata, l’Associazione 22 ottobre decide di scrivere le proprie osservazioni sulla nuova versione del cosiddetto "Piano Hydrodata" e le invia al Commissario straordinario delegato per la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico per la regione Sardegna, all’Assessore ai Lavori Pubblici e al Genio civile. Con questa lettera sono stati inoltrati i commenti e le valutazioni alla relazione “Individuazione della soluzione ottimale per gli interventi di messa in sicurezza del Riu San Girolamo - Fase 3.1 – Assetto definitivo degli interventi” predisposto dalla ATI: ART S.r.l., HYDRODATA S.P.A. DHI Italia per conto della RAS.
L’intento è quello di fornire agli organi competenti una serie di informazioni e di suggerimenti che si ritengono utili per le successive fasi di progettazione preliminari ed esecutive delle opere previste dal Piano degli interventi di messa in sicurezza del Rio San Girolamo
Testo della Relazione
Individuazione della soluzione ottimale per gli interventi di messa in sicurezza del Riu San Girolamo
Fase 3.1 – Assetto definitivo degli interventi
Direzione di progetto e consulenza scientifica:
Prof. Ing. Marco Mancini – Dott. Giovanni Tilocca
Con la collaborazione di:
ATI : ART S.r.l., HYDRODATA S.P.A. DHI Italia -
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CONSIDERAZIONI E PROPOSTE
DELL’ ASSOCIAZIONE 22 OTTOBRE
RELATIVAMENTE AGLI INTERVENTI PREVISTI
NEL BACINO DEL RIO SAN GIROLAMO
Premessa
A seguito dell’incontro tenutosi in data 4 dicembre 2009 presso la RAS e organizzato dall’Assessorato LL.PP., alla presenza di tutte le amministrazioni ed enti coinvolti, alla presenza dei tecnici delle Società Hydrodata – ART Ambiente S.r.l. e DHI Italia, incaricate dello studio e dei consulenti dell’Agenzia di distretto idrografico, alla quale l’Associazione 22 Ottobre è stata invitata dall’amministrazione comunale di Capoterra in qualità di rappresentanti del territorio ed esperti in materia, predisponemmo una prima Relazione contenente le nostre osservazioni sulla Proposta di assetto infrastrutturale di base (Fase 1.1) e le proposte alternative. Tale Relazione venne inviata al Commissario delegato per l’emergenza alluvione del 22 ottobre, 4 e 27/28 novembre 2008, Dott. Ugo Cappellacci, il quale la trasmise all’ADIS.
In tale Relazione l'Associazione 22 Ottobre riportò il punto di vista, anche tecnico, di residenti nel bacino del Rio San Gerolamo che, avendo sperimentato di persona i devastanti effetti dell'alluvione del 22 ottobre 2008, ritennero di poter fornire un contributo specifico all'analisi dell’evento alluvionale, per l'individuazione degli interventi di messa in sicurezza del Rio San Girolamo.
Il documento costituiva una sintesi delle osservazioni raccolte dall'Associazione nell'ambito di diversi incontri, promossi dall’Associazione stessa, tenutisi con i cittadini del comune di Capoterra nel corso del 2009. Si ricorda che molti dei contributi e suggerimenti presentati nella precedente Relazione vennero presi in considerazione dalla Società Hydrodata, incaricata di predisporre lo studio, per addivenire alla definizione dell’ Assetto definitivo degli interventi (Fase 3.1).
In considerazione della recente nomina del Commissario straordinario delegato per la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico per la regione Sardegna, si ritiene utile sottoporre una nuova Relazione rivista e corretta rispetto alla precedente e riferita appunto al documento Assetto definitivo degli interventi (Fase 3.1).
Anche se può essere superfluo rimarcarlo, l'Associazione 22 Ottobre sottolinea di non volere in alcun modo generare l'idea erronea che i possibili interventi di cui si discute nelle pagine seguenti possano essere eseguiti senza tutte le opportune ulteriori verifiche del caso. Resta inteso che tutte le indagini necessarie alla verifica delle condizioni di realizzabilità e sicurezza dei possibili interventi di cui si tratta nel seguito sono, e restano, di piena competenza dell'ente pubblico.
Si chiede di esaminare le osservazioni di seguito illustrate e di sottoporle al giudizio dei tecnici e funzionari presenti nella struttura operativa del Commissario, e di sottoporli anche al giudizio della Direzione di progetto e consulenza scientifica Prof. Ing. Marco Mancini e del Dott. Geol. Giovanni Tilocca.
La Relazione è articolata nelle seguenti parti:
- Tratto a monte della diga in terra
- Tratto a valle della diga in terra
- Bacino sperimentale del Rio San Girolamo.
TRATTO A MONTE DELLA DIGA IN TERRA
1 - Tronco SG01- Da confluenza Riu S’Arriu de Sa Figu a località C. Musiu (da sez. SG062 a sez. SG058) - Pag 56 della prima relazione.
Nello studio si legge che:
- ”Durante l’evento alluvionale del 2008 l’azione erosiva delle acque ha asportato la vegetazione arbustiva e arborea esistente; la pendenza media del fondo alveo piuttosto elevata, ha fatto si che gran parte del materiale a pezzatura grossolana sia stato trasportato verso valle. Durante l’evento i numerosi canali tributari, sia in sx che in dx idrografica, per ruscellamento delle acque piovane, hanno portato verso valle una notevole quantità di materiale a pezzatura medio grossolana facendo riemergere lungo i versanti il substrato granitico e generando alla confluenza con il riu San Girolamo conoidi di detrito”.
Queste osservazioni si concludono così:
- “Nel tratto montano oggetto di studio non sono presenti criticità, data la sostanziale stabilità dell’alveo, per l’assenza di abitazioni e di infrastrutture varie.”
Nostre Osservazioni e Proposte:
· Secondo noi le criticità, invece, ci sono e sono dovute alla notevolissima quantità di materiali che vengono mobilizzati a causa dell’erosione dei versanti e a quella concentrata lungo i solchi dei canaloni, alle modalità di rapido movimento in massa delle acque miste a detriti (flash flood), e alle velocità elevatissime (calcolate anche nello studio idraulico) che mettono a rischio di sovralluvionamento l’alveo e a rischio di danneggiamento tutti i bersagli situati più a valle (strade, ponti, strutture private), così come è già successo il 22 ottobre.
· Gli interventi che ci sentiamo di proporre riguardano: la progettazione e realizzazione di briglie montane (es. briglie drenanti e a bocca tarata) che riducano la velocità delle acque già a monte, che blocchino e stabilizzino i materiali mobilizzati in corrispondenza delle numerose confluenze tra i canaloni montani e l’alveo principale del S. Gerolamo; la predisposizione di interventi di sistemazione idraulico-forestale con il ripristino delle coperture vegetali (dove assenti o bruciate dagli incendi) e la risistemazione dei sentieri montani distrutti (piste con muri a secco opera dei carbonai, risalenti al 1800).
2 - Tronco SG02 – Da Case Musiu al ponte in località S. Gerolamo (da sez. 058 a sez. 054) –Tavola interventi SG02_01
Nello studio si legge che:
- L’intervento prevede l’ampliamento della struttura esistente lato sponda destra, mediante la sostituzione del rilevato stradale esistente con due nuove campate: l’obiettivo è di limitare l’interferenza dell’attraversamento con la sezione di deflusso di piena del rio.
Nostre Osservazioni e Proposte:
· Concordiamo nella utilità e urgenza dell’intervento.
Nello studio si legge che:
- Immediatamente a monte del ponte per Capoterra la struttura del centro ricerche Hydrocontrol “contrae in sinistra l’ambito fluviale con una sezione di 20 m, determinando un significativo ostacolo al naturale deflusso delle acque”.
- Poco a valle il ponte della strada comunale presenta una luce netta inadeguata rispetto alla morfologia del corpo idrico;
- L’intervento prevede la realizzazione di una difesa in massi di cava intasati (l = 338 m), in sponda sinistra, lungo il perimetro del centro ricerche, inondabile per l’evento di riferimento, finalizzata a proteggere l’insediamento da fenomeni erosivi. Il costo complessivo ammonta a 960.000 €.
- E’ previsto un nuovo attraversamento dimensionato in modo da essere compatibile con l’accentuata tendenza alla divagazione morfologica dell’alveo inciso che caratterizza il tratto di corso d’acqua, con dinamiche correlate al trasporto solido coinvolto.
Nostre Osservazioni e Proposte:
· La soluzione prospettata per la difesa spondale della struttura del centro ricerche sembra non tenere conto di quanto affermato nell’analisi geomorfologica e dalle evidenze riscontrabili sul posto, e cioè che l’edificio Hydrocontrol è stato realizzato sull’alveo. Infatti il limite esterno della recinzione dista attualmente poco meno di 10 m dall’alveo di magra e gran parte della recinzione sulla sponda sinistra del fiume è stata realizzata sopra un terrazzo fluviale recente, ben visibile dall’alveo; solo una piccola porzione più settentrionale sembrerebbe realizzata su un dosso costituito da granito arenizzato.
· Inoltre la struttura è chiaramente ubicata nell’area di esondazione storica e naturale del fiume e si trova esattamente alla confluenza con il Rio Sa Scabitzada, il quale proviene dal bacino montano del Monte S. Barbara sulla sponda destra, con direzione WSW-NNE. Questo fatto non è di scarsa rilevanza. Infatti a monte della sorgente di Sa Scabitzada – Santa Barbara, il Rio Sa Scabitzada ha subìto un imponente processo erosivo a partire dalla quota di circa 600 m s.l.m., con l’escavo di un enorme canale di erosione (dimensioni approssimative H = 2-3 m, larghezza 3-4 m, lunghezza = almeno 200-300 m), che ha asportato vegetazione, suolo e blocchi granitici, lasciando una superficie di granito completamente levigata, fino alla sorgente stessa. Subito a valle della sorgente è presente, lungo il canalone e le sue pertinenze, un’enorme conoide di detrito, formata da massi e blocchi, che si estende per centinaia di metri fino a riversarsi dentro l’alveo del Rio S. Gerolamo proprio di fronte all’Hydrocontrol. La presenza di tale canale di erosione, del conoide e l’esame dei danni subìti dalla piccola cappella seicentesca dedicata alla Santa, che ospitava la sorgente, erano sotto gli occhi di tutti nei giorni immediatamente successivi all’evento (sono apparsi articoli di stampa in merito), inoltre il canale suddetto è visibile, nelle giornate terse, perfino da Cagliari (Viale Buoncammino), nonché dalla SS 195 in direzione Pula. La struttura del centro ricerche, pertanto, ha ricevuto in pieno questa enorme massa di acqua e detriti solidi e ha fatto da ostacolo alla loro espansione nell’alveo. Data la morfologia dell’alveo, con una sponda destra in granito che fa da sperone e devia la corrente fluviale proprio verso l’Hydrocontrol, le condizioni dell’affluente e la morfologia della zona di confluenza, è evidente che l’Hydrocontrol è situato esattamente sopra il conoide di detriti formatosi per effetto degli apporti solidi ripetuti del Rio Sa Scabitzada.
· Alla luce di quanto sopra descritto, e considerate le specifiche condizioni geomorfologiche ed idrauliche, non si capisce come mai non venga prevista la delocalizzazione dell’Hydrocontrol, considerato anche che la difesa in massi non garantisce la sicurezza dell’edificio e delle sue pertinenze, neanche con portate di criticità uguali a quelle considerate nella simulazione (con T ritorno = 200 anni).
· Si ritiene poco probabile che, dopo quanto è accaduto, una riconversione della struttura (qualora dovesse essere venduta) possa consentire di trasferivi del personale, che potrebbe ragionevolmente rifiutarsi di soggiornarvi per lavoro, poiché il sito non può fornire le necessarie garanzie di sicurezza idrogeologica.
· Si suggerisce di prevedere, in alternativa alla demolizione “tout court”, la sua delocalizzazione con il mantenimento delle attuali cubature, magari trasferendo la struttura in un altro sito più sicuro dal punto di vista idrogeologico (se compatibile con gli indirizzi della RAS), all’interno dello stesso territorio del comune di Capoterra.
· In riferimento al viadotto proposto, inoltre, si rileva che il tratto definito “rilevato d’accesso” è stato ridotto a 115 m rispetto ai 125 m inizialmente proposti, Infatti nella prima versione, come evidenziato dall’Associazione 22 ottobre, tale rilevato in parte era posizionato in corrispondenza della curva stradale (sulla sponda destra del fiume su cui si allunga uno sperone in roccia granitica) dove esiste uno scatolare per il passaggio dell’acqua. In quel punto è ben evidente, sia dalle foto aeree del 2 novembre, sia dalle molte fotografie scattate subito dopo l’alluvione, la presenza di una cospicua porzione del conoide di deiezione a grossi massi e blocchi sedimentati dal fiume. La sezione del viadotto sembrava pertanto inadeguata e si era suggerito di allungarla verso sud in corrispondenza della curva stradale.
· Tra gli interventi previsti in tutto questo tronco non si parla mai di sghiaiamento dell’intero alveo (o disalveo), cioè da un punto a monte del ponte per la Chiesetta di S. Girolamo fino al centro ricerche Hydrocontrol e neppure nel tratto a valle del ponte-viadotto proposto. Questo tronco fluviale, invece appare sovralluvionato per tutto il suo corso, con una sezione dell’alveo che a causa della mole di sedimenti accumulati risulta chiaramente insufficiente.
· Inoltre si ritiene essenziale provvedere alla piantumazione delle sponde con essenze arboree idonee (ontani, salici, oleandri), tali da trattenere con le radici le sponde stesse, rallentando i processi di erosione laterale, contribuendo alla loro stabilizzazione e rafforzamento.
Nello studio si legge che:
- Il tracciato planimetrico è stato posizionato lungo il sedime esistente; il nuovo ponte in progetto è costituito da tre campate di 40 m, in modo da avere la compatibilità con la dinamica morfologica dell’alveo, che nel tratto tende sensibilmente a depositare i sedimenti trasportati da monte e a divagare all’interno di essi. l’opera è raccordata con difese di sponda a monte e a valle impostate con sensibili arretramenti in modo da consentire una vasta area di intercettazione e sedimentazione del trasporto solido.
Nostre Osservazioni e Proposte:
· Si prende atto che il nuovo viadotto proposto dal Piano, per la realizzazione dell’attraversamento del Rio S. Gerolamo, è stato traslato a valle, rispetto all’ipotesi iniziale che lo vedeva situato in una posizione inadeguata rispetto alla viabilità esistente. Tale scelta è scaturita anche dalle osservazioni a suo tempo formulate dall’Associazione 22 ottobre ed inviate all’ADIS.
· Si segnala che in fase di progettazione esecutiva dovranno essere accuratamente studiati i seguenti aspetti: la posizione della rotonda in uscita dal ponte che appare un po’ troppo vicina alla spalla del ponte; il tracciato di connessione tra il futuro ponte e la strada n. 51, sia in direzione nord-est verso le piscine, sia in direzione sud-est verso il centro commerciale. Si fa presente che la Cooperativa Poggio dei Pini in sede di revisione del piano di lottizzazione ha valutato la possibilità di traslare un tratto della strada 51, che consentirebbe lo spostamento di quest’ultima su un asse leggermente più prossimo alla sponda sinistra del Rio S. Barbara-Is Tintionis; il che eviterebbe la realizzazione di un flesso in corrispondenza del ponticello sul Rio S. Barbara, a nord della rotonda.
· Si segnala che nella tavola degli interventi non si parla di delocalizzazione dell’impianto di pompaggio reflui e della cabina ENEL esistente, ubicati nella coda del lago immediatamente a valle della sez. SG032 e presenti nella cartografia. Vengono segnalate altre interferenze di sottoservizi ma non si citano quelli sopra menzionati, di cui sembrerebbe che venga ignorata la presenza. Pertanto non è chiaro se le somme a disposizione per le interferenze delle reti tecnologiche (pari a 300.000 Euro) comprendano anche lo spostamento di tali manufatti.
· A proposito dell’abitazione sulla sponda sinistra, a monte del ponte esistente (sotto la sez. SG035), si dice che l’edificio sarebbe da delocalizzare o in alternativa da proteggere con difesa longitudinale, ma anche qui non è chiaro se le somme a disposizione coprano entrambi gli interventi.
· Si prende atto che in questa versione del piano, tra gli interventi previsti in tutto questo tronco si è introdotto il disalveo, ossia lo sghiaiamento dell’alveo, che sarebbe previsto nella zona immediatamente a valle e a monte del ponte. Mentre non si prevede, come suggerito dall’Associazione, il disalveo da monte delle piscine fino al ponte, nonostante anche questo tratto si presenti chiaramente sovralluvionato per tutto il suo corso, e non solo nei piccoli tratti previsti dal progetto. A tale proposito si segnala che i modesti interventi di risezionamento, eseguiti nell’inverno 2009-2010 a cura del comune di Capoterra, non hanno fatto altro che spostare dall’asse del fiume i detriti (in gran parte costituiti da pietrame grossolano), che però sono stati depositati sulle sponde limitrofe, lasciandoli, di fatto, in balia delle acque. Si ritiene che la sezione debba essere ridimensionata e che gran parte dei sedimenti grossolani e del pietrame di grandi dimensioni debba essere allontanato. Si fa presente che tale materiale potrà essere convenientemente riutilizzato per la realizzazione dei gabbioni e dei materassi “Reno” previsti per il 1° Lotto dei lavori alla foce (attualmente in fase di appalto).
· Lungo tutto il fiume dal ponte Hydrocontrol fino al nuovo ponte in coda al lago, una volta effettuato lo sghiaiamento del fiume e l’allargamento della sezione di deflusso, si ritiene essenziale provvedere alla piantumazione delle sponde con essenze arboree idonee (ontani, salici, carrubi, oleandri), tali da trattenere con le radici le sponde stesse, per ostacolare i processi di erosione laterale, contribuendo alla loro stabilizzazione e rafforzamento.
Nello studio si legge che:
- E’ opportuno evidenziare che in generale tutti i corsi d’acqua tributari del bacino montano, a causa della forte pendenza dei versanti, hanno generato una ingente movimentazione di inerti affluiti nel corso d’acqua principale. In corrispondenza dell’area di Poggio dei Pini alcuni corsi d’acqua secondari, drenanti i versanti sud-occidentali, si caratterizzano per elevate pendenze, significativo trasporto solido ed elevata pressione antropica.
- Lungo il reticolo secondario in esame le criticità possono essere così riassunte: a) l’apporto del materiale solido da monte, anche di notevoli dimensioni, riduce la sezione di deflusso nelle aree urbanizzate favorendo esondazioni diffuse; b) le opere di attraversamento esistenti sono inadeguate sia in termini di capacità di deflusso che in termini di funzionalità idraulica già rispetto a eventi statisticamente frequenti; c) l’alveo attuale dei corpi idrici è stato oggetto in diversi tratti di interventi antropici che ne limitano l’officiosità idraulica, esponendo infrastrutture ed insediamenti a fenomeni erosivi anche molto intensi.
Nostre Osservazioni e Proposte:
· Si prende atto che lo studio, nella sua seconda versione, ha riguardato anche tutti gli impluvi affluenti in destra idraulica del Rio S. Girolamo, che, come a suo tempo segnalato dall’Associazione 22 ottobre, nella precedente versione non erano stati esaminati.
· Si concorda con tutte le osservazioni presenti nello studio e con le linee di intervento illustrate comprendenti: regolarizzazione del profilo di fondo e intercettazione del materiale solido mediante briglie selettive nei tratti a monte dell’area urbanizzata; rifacimento dei manufatti di attraversamento inadeguati; risezionamento dell'alveo; rimozione di depositi e di materiale vegetale, sistemazione del profilo di fondo mediante opere trasversali e rivestimento delle sponde con gabbionate senza il ricorso a manufatti in cemento; adeguamento e rivestimento della sezione dell'alveo nei tratti in prossimità degli insediamenti. Anche in questo caso tali indicazioni sono scaturite sulla base delle osservazioni a suo tempo formulate dall’ Associazione 22 ottobre ed inviate all’ADIS.
· Si segnala che nella tavola citata, tra i manufatti di attraversamento oggetto di rifacimento sono assenti i seguenti: attraversamento del Riu Sa Menta lungo la strada attualmente sterrata che porta dalla Chiesa al Centro Commerciale; attraversamento del Riu is Tintionis in corrispondenza dell’intersezione con le strade 47 e 49; attraversamento del Riu Santa Barbara in corrispondenza dell’intersezione con la strada 50. Nella tavola allegata alla presente Relazione, denominata SG04_02 (opportunamente modificata) è stato corretto anche l’andamento del Rio S. Barbara nel suo tratto iniziale, poiché riverificato in campo. Si chiede che il rifacimento di questi manufatti sia incluso nel piano e si chiede pertanto di aggiornare l’importo dei lavori.
6 - Tronco SG05 – Canalizzazione del Rio San Girolamo e by-pass del lago artificiale - Traversa in muratura - Tavola interventi SG05_01
Nello studio si legge che:
- DIGA in Terra - La soluzione ipotizzata disconnette il lago, e pertanto il corpo diga, dal deflusso in piena lungo il rio, mediante la realizzazione di un by-pass in sinistra adeguato a smaltire gli afflussi; viene mantenuto tuttavia il collegamento idraulico in condizioni ordinarie con il lago mediante un’opera di derivazione. La soluzione è perseguibile ipotizzando la riprofilatura e il risezionamento dello scolmatore esistente. Il dimensionamento di tale intervento è stato condotto rispetto all’evento dell’ottobre 2008. La soluzione proposta trasforma l’attuale funzionamento della diga (il cui invaso è ininfluente alla laminazione di piena) da sistema in linea a sistema in derivazione, soluzione, che se approvata, permetterebbe una migliore gestione dell’opera, soprattutto rispetto ai problemi di sicurezza e di interazione con il trasporto solido del corso d’acqua che oggi è totalmente intercettato dal bacino artificiale.
- Diga in Muratura - A fronte della prima soluzione prospettata, che prevedeva la demolizione della traversa, appare anche accettabile l’ipotesi intermedia di eliminare il rialzo in calcestruzzo realizzato successivamente alla prima costruzione dell’opera e ripristinare la quota di stramazzo al valore originario della struttura in pietrame (abbassamento di circa 1.0 m). In tal modo si garantiscono livelli idrici accettabili anche in concomitanza con gli afflussi dell’ordine di quelli dell’evento dell’ottobre 2008, salvaguardando nel contempo le valenze paesaggistiche sottolineate nelle osservazioni alla prima versione dello studio.
Nostre Osservazioni e Proposte:
· Diga in Terra - Si ribadiscono tutte le perplessità già formulate nella nostra prima Relazione, inviata nel 2010, relativamente alla soluzione progettuale della canalizzazione. Poiché l’intervento sulla diga in materiali sciolti è stato demandato come competenze al Servizio Infrastrutture Idriche dell’Assessorato dei LL.PP. e al Servizio del Genio Civile, si ritiene di non doversi esprimere in questa sede, in attesa che venga ratificata la cessione delle opere dalla Cooperativa Poggio dei Pini all’Ente che se ne dovrà fare carico e che venga presentato il relativo progetto di adeguamento del manufatto alla L.R. n 12/2007.
· Diga in Muratura - Nel merito di tale intervento proposto, si prende atto che, come suggerito dall’Associazione, a fronte della prima soluzione prospettata, che prevedeva la demolizione della traversa, ora si propone come accettabile l’ipotesi intermedia di eliminare il rialzo in calcestruzzo L’Associazione, pertanto concorda del tutto con la soluzione individuata e con le motivazioni alla base della scelta; si augura che la stessa proposta venga messa in atto dall’Ente che dovrebbe prendere in carico le due dighe attualmente ancora di proprietà della Cooperativa Poggio dei Pini.
· Vista la perdurante situazione di criticità dei due manufatti idraulici, ancora oggi non a norma rispetto alle normative vigenti, e considerata la situazione di disagio e di apprensione che tale situazione crea nei residenti a valle delle dighe, benché l’argomento non sia di sua stretta competenza, si sollecita il Commissario affinché si faccia parte attiva nell’accelerazione delle pratiche amministrative per la cessione delle opere idrauliche.
TRATTO A VALLE DELLA DIGA IN MURATURA
Nello studio si legge che:
- In questo tratto il corpo idrico si sviluppa rigidamente vincolato in una stretta forra rocciosa granitica di ampiezza limitata. All’uscita dalla forra rocciosa il corso d’acqua tende a divagare verso destra. La strada comunale (strada 35) e gli insediamenti sportivi lungo la sponda dx sono a rischio di inondazione.
- L’intervento prevede la realizzazione di una difesa di sponda in massi di cava intasati, con lo scopo di difendere il tratto di sponda destra dai fenomeni erosivi per difendere la sede stradale e gli insediamenti esistenti nell’area golenale destra, dalla divagazione planimetrica dell’alveo attivo .
Nostre Osservazioni e Proposte:
· Il piano prevede unicamente una piccola opera di protezione della strada n. 35 (l = 235 m) lungo la sponda destra davanti alla palestra, utile unicamente a sostenere una piccola porzione della strada soprastante, ma non sufficiente a proteggere la parte più valliva della strada, né idonea a proteggere la zona sportiva e la zona dell’acquedotto della Cooperativa Poggio dei Pini da una nuova piena.
· Su questo tratto di alveo dopo un’accurata ispezione, e tenuto conto di quanto accaduto in occasione di altri eventi alluvionali nel 1986, nel 1999 e nel 2005, si ritiene di dover fornire le seguenti osservazioni integrative a quelle già inviate con la Relazione di Prima fase. L’analisi verrà effettuata suddividendo il tratto in esame in due parti: un primo tratto tra la traversa del lago minore e la palestra del basket; un secondo tra la palestra del basket e la zona a valle dell’impianto di sollevamento fognario.
7.1 Tronco tra la traversa del lago minore e la palestra del basket
· L’analisi diretta della zona, su entrambe le sponde, mostra pareti subverticali, alte da un massimo di circa 20 m in corrispondenza del nuovo ponte in costruzione, fino a 2-3 m proseguendo verso valle, costituite da graniti rosati tipici del Basso Sulcis, ricoperti in sommità da depositi alluvionali terrazzati del Quaternario antico (ciottolami e trovanti di grosse dimensioni immersi in una matrice formata da sabbia ed argilla rossastra). Tali sponde sono sicuramente originate dall’erosione del fiume che ha reinciso in tempi relativamente recenti (Quaternario recente) i precedenti depositi alluvionali, originatisi durante periodi in cui le portate del fiume dovevano essere molto consistenti, in corrispondenza di climi caratterizzati da una forte piovosità, che favoriva una erosione intensa nel bacino montano, un elevato trasporto solido lungo l’alveo, con conseguente sedimentazione, nelle fasce adiacenti all’alveo stesso, di enormi masse detritiche composte da pietrame e ciottolami anche di grandi dimensioni (oltre 1 m di diametro). Il fiume durante tutto il Quaternario antico svolgeva il ruolo che ha sempre svolto, tipico della dinamica fluviale in zone con un ampio bacino montano di alimentazione fortemente acclive ed erodibile, e con un bacino vallivo caratterizzato da aree che favorivano il deposito delle masse detritiche: esattamente gli stessi processi geomorfologici sviluppatisi durante l’alluvione del 2008. L’erosione spondale con frane localizzate, riscontrabili a valle della diga, sono dovute per lo più all’erosione al piede del canyon che causa lo scoscendimento di masse detritiche e di frammenti non rilevanti di roccia granitica.
· Si rileva che attualmente, così come prima dell’alluvione, nel tratto di canyon sopradescritto il fiume scorre per un lungo tratto esattamente in corrispondenza del piede della sponda destra, a causa della mancanza di un alveo inciso in corrispondenza dell’alveo di magra; ciò è dovuto al fatto che l’alveo è ingombro da una consistente massa detritica, formata da enormi massi trasportati dal fiume e risedimentati a valle della diga dopo i vari fenomeni alluvionali; tale massa detritica però costituisce un impedimento al normale scorrimento del fiume nel centro della valle.
· Il geologo incaricato dal Comune della predisposizione del PUC ha recentemente segnalato, in questo tratto, la presenza di aree di instabilità potenziale con frane quiescenti interessanti le sponde del canyon. Si ritiene che tali fenomeni, giustamente posti in evidenza dallo studio geologico comunale siano da considerarsi localizzati e non generalizzati a tutto l’alveo inciso. Infatti durante la disastrosa alluvione del 2008 tali fenomeni hanno riguardato soltanto la sponda destra, causandone un lieve arretramento in un tratto situato a valle del sito scelto per la costruzione del nuovo ponte; mentre la sponda sinistra, su cui si prevede la realizzazione di una nuova parte della lottizzazione Poggio dei Pini (Aree A2 e A3), non ha subito profondi e rilevanti erosioni spondali, né al piede in roccia granitica, né alla sommità in depositi alluvionali, se si esclude qualche sporadica caduta di massi instabili dalla parte sommitale della parete.
· L’osservazione delle modalità di scorrimento del fiume allo stato attuale, suggerisce che l’attenuazione del rischio di potenziali future frane, potrebbe essere facilmente e sensibilmente ridotto mediante una risagomatura dell’alveo fluviale, nel tratto in questione, creando una savanella centrale piuttosto ampia accompagnata da una movimentazione dei sedimenti che andrebbero spostati dall’asse centrale della valle verso la due sponde, andando cioè a costituire una protezione del piede delle stesse, con i massi più grandi, lasciando al centro i sedimenti di minore diametro. Questo intervento, realizzabile con una semplice movimentazione dei materiali già presenti, non altererebbe il profilo di equilibrio venutosi a formare in questo tratto e consentirebbe al fiume di trasportare verso valle i sedimenti più fini (sabbie e ghiaie) essenziali per il ripascimento delle spiagge litoranee; al contempo permetterebbe una protezione dell’erosione al piede soprattutto della sponda destra del fiume, che risulta la più erosa, e lungo la quale si sviluppa la strada di lottizzazione n. 37, per la quale il proseguimento dell’erosione al piede potrebbe a lungo andare costituire un rischio per la sua stabilità.
· Si evidenzia che tale problematica non era emersa nell’analisi della Prima fase, mentre si ritiene fondamentale la sua segnalazione per la scelta degli interventi futuri da eseguirsi in alveo.
7.2 Tronco tra la palestra del basket e la zona in cui sorge l’impianto di sollevamento fognario
· Si fa presente che, benché le strutture sportive siano costantemente utilizzate da centinaia di utenti tra gestori, atleti e parenti degli atleti (e quindi costituiscano dei bersagli da difendere), il Piano non ritiene necessario realizzare interventi a protezione degli insediamenti, tra i quali ricordiamo l’importante presenza dell’acquedotto della Cooperativa Poggio dei Pini. La motivazione di questa scelta è basata sul fatto che l’area in cui sorgono gli impianti costituirebbe la normale area di sedimentazione e di esondazione del fiume. Il piano prevede, infatti, un piccolissimo tratto di scogliera in corrispondenza della strada 35 fino all’ingresso della palestra, utile unicamente a proteggere dall’erosione la strada soprastante, ma non a fermare l’eventuale piena, mentre a valle è prevista esclusivamente la delocalizzazione degli spogliatoi dei campi di calcio e dell’impianto di sollevamento fognario (ripristinato da ABBANOA dopo l’alluvione), peraltro senza alcuna indicazione sulla possibile riedificazione di quest’ultima infrastruttura al servizio dell’intera lottizzazione. Tra l’altro tale scelta operativa appare in contrasto con le scelte avanzate per la protezione del Centro Ricerche dell’Hydrocontrol.
· Si fa notare che dallo schema tipologico dell’intervento “difesa in massi” si evince che la sezione trasversale prevista per la scogliera (pari a circa 6-7,5 m) comporterebbe una notevole riduzione della sezione di deflusso del fiume che in quella zona è particolarmente sovralluvionato (massi, pietrame e sabbia). Si suggerisce la necessità di studiare una tipologia di protezione spondale mediante una scogliera/muro di contenimento in cemento armato con grossi blocchi di pietrame, che preveda una sezione orizzontale ridotta, ma che abbia uno sviluppo verticale maggiore, ad esempio con un rialzo di almeno 1-2 m dal p.c. attuale.
· Per quanto riguarda le protezioni lungo la sponda destra si ritiene che un intervento minimale sarebbe utile e realizzabile prevedendo il prolungamento della scogliera/muro di contenimento (di cui sopra) fino a raggiungere l’ingresso all’acquedotto della Cooperativa Poggio dei Pini. A tale proposito si informa che questo impianto, con 3 pozzi in esercizio, fornisce di acqua potabile circa 300 famiglie su 800 presenti attualmente nella lottizzazione, in quanto la quantità di risorsa idrica messa a disposizione da Abbanoa non copre l’intero fabbisogno idropotabile della Cooperativa stessa.
· Da un esame di dettaglio dell’area e dal confronto con l’immagine aerea contenuta nella Tavola Intervento SG07-01 si propone che l’area in cui sorgono gli impianti sportivi venga messa al riparo almeno dagli eventi con tempi di ritorno inferiori a quelli di progetto, per esempio per piene dell’ordine di circa 180 mc/s (Tr = 100 anni – vedi Tab. 10 Portate di piena al colmo per tempi di ritorno di 50, 100, 200 e 500 anni derivanti dal PSFF, con l’applicazione di valori unitari del coefficiente di deflusso e di quello di ragguaglio alla superficie – pag. 15 della Relazione Hydrodata – Prima fase e Tab I – Portate al colmo per diversi tempi di ritorno calcolate con le nuove LSPP a confronto con quelle del PSFF ottenute con l’attuale VAPI – pag. 6 della Relazione del febbraio 2010). Sulla base di queste considerazioni e dei dati citati si propongono i seguenti interventi di mitigazione del rischio
- A partire da un punto situato a monte dell’incrocio tra la strada 3 e la strada 35 (incrocio della palestra di basket), per tutto il tratto vallivo, fino a poco oltre il guado esistente, per una lunghezza complessiva di circa 400 m, si può allargare l’attuale alveo completamente sovralluvionato, per ottenere una maggiore sezione di deflusso a disposizione del fiume eseguendo le seguenti azioni: risezionamento, rimozione dei depositi sabbiosi e dei massi, rimozione del materiale vegetale accumulato, eliminazione delle piante di eucalipto che in tre anni hanno completamente invaso l’alveo, realizzazione di una savanella centrale, protezione delle sponde con una difesa in massi saldati. Questo risultato potrebbe essere ottenuto e facilmente realizzabile mediante un arretramento di circa 5-6 m della strada 35 (parallela al fiume sulla sponda destra) o anche maggiore fino al massimo di 10 m, realizzabile con la rinuncia da parte della Cooperativa di una parte dell’area sportiva (peraltro come noto una parte in prossimità dei due spogliatoi è già appartenente al demanio fluviale), senza che ciò possa compromettere del tutto l’accesso alle strutture, per le quali si potrebbero aprire dei nuovi accessi dalla strada 33. La sezione compresa tra la scogliera/muro sopra descritta e la sponda naturale in sinistra idrografica, raggiungerebbe così una sezione libera di circa 50-60 m o più, dove possibile si potrebbero raggiungere anche i 70-80 m di sezione a disposizione del fiume, contro gli attuali 10-15 scarsi.
- Lungo la sponda destra la difesa spondale potrebbe essere inizialmente rettilinea e poi dai due spogliatoi verso valle ad andamento curvilineo. Questa difesa dovrà essere progettata in modo da non invadere l’alveo e non restringere troppo la sezione di magra, sul tipo di quella già illustrata precedentemente, potrebbe spingersi sotto la strada attuale, ad altezza variabile da monte verso valle, dovrebbe sporgere dal p.c. attuale almeno di 1,0-2,0 m, l’altezza dovrà essere valutata in funzione della portata di riferimento (180-200 mc/s), della larghezza assegnata alla sezione e in base alla velocità raggiunta dalla corrente nei vari tratti.
- All’altezza del guado attualmente è presente una strozzatura, a causa del terrazzo in sponda sinistra che fa deviare il fiume verso destra, indirizzandolo verso l'impianto di sollevamento fognario, come ben visibile nella foto del 2 novembre 2008 (vedi documentazione Hydrodata); pertanto si ritiene fondamentale e necessario intervenire allargando questa sezione ed eliminando tale ostacolo. Il terrazzo in sponda sinistra dovrà essere arretrato per una profondità di alcuni metri e per diversi decine di metri in parallelismo con il fiume, e il guado eliminato.
- Dal guado verso valle dovrebbe continuare l’allargamento della sezione su entrambe le sponde: verso la sponda destra, con l’asportazione di una parte del terrazzo recente, dove attualmente sorge l’impianto di sollevamento fognario e parte dell’agrumeto, e dove è posizionato l’edificio a destinazione agricola (capannone da delocalizzare in quanto esattamente lungo l’asse principale del fiume). Anche lungo la sponda sinistra un piccola porzione di terrazzo recente, che borda la strada comunale Isca Su Loi andrebbe eliminato, in quanto crea un’ostruzione al ramo principale del fiume. In questo tratto occorre valutare l’opportunità di difendere la strada comunale con una difesa spondale analoga a quella prevista sulla sponda destra.
- Tutta l’area del corso d’acqua, partendo dalla zona della palestra fino all’agrumeto (questo compreso) dovrebbe essere interessata da un intervento di rimozione e vagliatura dei sedimenti, separando la parte ciottolosa, con trovanti e grandi blocchi, dalla parte fine costituita dalla sabbia. La parte più grossolana potrebbe essere convenientemente riutilizzata per fare il muro in scogliera e per realizzare i riempimenti delle mantellate tipo Reno previste nel tratto di valle della foce (Tronco SG09-SG010 - zona lottizzazione San Gerolamo - Frutti d’Oro), tutte le sabbie verrebbero depositate in spiaggia (se non sono inquinate) per il ripascimento dell’arenile in erosione, oppure rilasciate sull’alveo del fiume, subito a valle del futuro viadotto ANAS della nuova SS 195, per far sì che il fiume le trasporti naturalmente al mare e favorire il ripascimento delle spiagge in erosione.
· In sintesi si propone che:
- La sponda destra dell’alveo di magra venga notevolmente arretrata rispetto alla sua posizione attuale. Per fare ciò la Cooperativa dovrebbe rinunciare a circa 20-25 m tra la strada n. 35 (da demolire) e la zona sportiva, in pratica verrebbe eliminato un triangolo di sedimenti corrispondente grosso modo al ramo secondario del Rio S. Gerolamo indicato nelle carte IGM del 1898 e nei fogli catastali. In ogni caso l'accesso agli impianti sportivi sarebbe realizzabile sulla strada parallela (n. 33), anche per l'acquedotto non ci sarebbero problemi di accesso dalla stessa strada. L'azienda agricola sottostante (agrumeto) dovrebbe rinunciare ad una piccola parte della superficie più vicina al fiume (tra l’altro questa zona molto probabilmente è già sottoposta ad esproprio da parte dell’ANAS).
- La sponda sinistra, piuttosto elevata rispetto all’alveo di magra, quasi ovunque corrispondente alla sponda dell’antico terrazzo quaternario, verrebbe lasciata più o meno com'è adesso fino a poco prima del guado. In questo punto si dovrebbe fare un taglio di rettifica, sullo spigolo, per allargare l’alveo poco a monte del guado e per un breve tratto anche verso valle.
- L’attuale guado dovrebbe essere demolito oppure se lo si vuole salvare potrebbe essere trasformato in un guado sommergibile, realizzato con dei grossi tubi finsider (più grandi di quelli attuali) del diametro almeno 1-1,2 m, annegati nel calcestruzzo da rivestire in pietrame, sul tipo di altri interventi simili realizzati dal Genio Civile di Cagliari nel Sarrabus. Il guado potrebbe assolvere anche la funzione di soglia di fondo per regolare la pendenza dell'alveo in quel tratto, e magari avere la funzione di evitare anche scalzamenti alle future pile del viadotto ANAS, posto a valle.
· Questa nuova configurazione dell’alveo risolverebbe molti problemi futuri, in quanto consentirebbe di realizzare una sorta di area di deposito larga 50-60 m lunga circa 800 m (dalla diga in giù). Sarebbe opportuno procedere ad uno sghiaiamento complessivo dell’alveo del fiume e delle aree limitrofe a partire dalla sezione SG19 fino alla zona del maneggio (zona del futuro viadotto ANAS), poiché attualmente tale zona è evidentemente sovralluvionata e praticamente la sezione di deflusso è quasi inesistente, anche per la presenza di numerosissimi esemplari di eucalipto cresciuti dopo l’alluvione del 2008 dentro l’alveo. Nella peggiore delle ipotesi considerando solo il tratto dalla palestra in giù (quindi solo 500 m) considerando uno spessore di sedimenti (sabbia, ghiaia e pietrame di tutte le dimensioni) pari o superiore ad almeno 2 m, si otterrebbe la possibilità di rimuovere quasi 50.000 mc di materiali (ottimi per la produzione di calcestruzzi e bitumi, nonché di gabbionate) e quindi si potrebbe lasciare a disposizione del fiume un volume identico per il deposito di futuri apporti solidi piuttosto consistenti. Ovviamente si dovrà prevedere la regolare manutenzione dell’alveo con una rimozione controllata dei sedimenti accumulati, almeno ogni 2-3 anni, in tal modo la sezione di deflusso sarebbe sempre libera, e non si avrebbero sovralluvionamento e danni nell’area sportiva adiacente, in caso di eventi più importanti.
· È da rimarcare il fatto che il Piano non ha tenuto conto degli affluenti provenienti dalla sponda destra. In particolare uno di essi (denominato Rio Pauliara), proveniente dalla zona a monte della pineta (Strada 1) attraversa la zona sportiva subito a valle della palestra; questo rio presenta un bacino di alimentazione di una certa rilevanza, e attualmente il suo tracciato risulta praticamente inesistente: è ingombro di alberi e sabbia e privo di un alveo definito e di sezione idonea a smaltire le portate di piena; alcuni attraversamenti stradali presentano una luce insufficiente e durante l’evento alluvionale le sue acque hanno allagato la strada 33; riversando dentro l’area sportiva una massa enorme di detriti e sabbia contribuendo al sovralluvionamento della stessa area. Lo stesso rio si è aperto una nuova via di scorrimento attraverso la cunetta parallela alla strada n. 33 fino a confluire nel ponticello immediatamente sottostante i campi da tennis. Nella Tavola allegata sono pertanto indicati i due manufatti di attraversamento lungo l’asta fluviale del Rio Pauliara (tra la palestra e l’area acquedotto) ed un terzo manufatto di attraversamento, gravemente danneggiato dall’alluvione, posto nello spigolo vicino ai campi da tennis (angolo in basso a destra della tavola). Si chiede pertanto che gli studi e le progettazioni future su quest’area tengano presenti anche tali problematiche non affrontate in modo puntuale dal Piano Hydrodata.
Per quanto riguarda i finanziamenti a disposizione per questo tronco del fiume si rammenta che la LEGGE REGIONALE 19 gennaio 2011, n. 1 – all’art. 8 comma 1 prevede quanto segue: “L’autorizzazione di spesa, disposta dall’articolo 4, comma 34, della legge regionale n. 1 del 2009, è incrementata di euro 4.000.000 per ciascuno degli anni 2011, 2012, e 2013 al fine di completare il programma degli interventi urgenti approvato dal Presidente della Regione in qualità di commissario delegato per il superamento dell’emergenza alluvionale”. Il completamento del programma è approvato su proposta dell’Assessore regionale dei lavori pubblici, previo parere della competente Commissione consiliare, secondo le seguenti priorità. In particolare il punto c) prevede il ripristino e/o delocalizzazione delle opere sportive di interesse pubblico devastate dall’esondazione del Rio San Girolamo fino ad euro 500.000 (UPB S04.03.004) per ciascuna annualità 2011, 2012, 2013.
Sulla base di tale norma è pertanto disponibile una somma complessiva 1,5 MEuro. Questa cifra non basterebbe a delocalizzare e ricostruire tutti gli impianti sportivi attualmente presenti nell’area, costituiti da una palestra di basket (tra l’altro una delle poche nell’area cagliaritana coperta e con ampi spalti) una palestra fitness, quattro campi da tennis di cui due coperti, un campo di calcetto, un campo di calcio.
Si ribadisce che nella zona adiacente alla zona sportiva, di fianco alla palestra, è presente la struttura dell’acquedotto sociale della Cooperativa, di cui nella L.R. non si fa alcun cenno, così come nella zona immediatamente a valle della zona sportiva è ubicato l’impianto di sollevamento fognario comunale fondamentale per il funzionamento della rete che è al servizio dell’intera lottizzazione, di cui sempre nella L.R. non si fa alcun cenno.
Poiché a quanto risulta tali fondi non sono stati ancora spesi, né risultano predisposti progetti di alcun tipo per la ricostruzione degli impianti sportivi dell’area, si invita il Commissario a promuovere un utilizzo più consono ed adeguato delle somme, mediante il loro impiego per la realizzazione delle opere sopra descritte relative al tronco tra la palestra del basket e la zona in cui sorge l’impianto di sollevamento fognario.
In tal modo tutta l’area potrebbe essere messa in sicurezza, almeno dagli eventi pluviometrici con tempi di ritorno minori, e gli impianti sportivi potrebbero essere in parte ripristinati con somme notevolmente inferiori a quelle previste, che appaiono sovrastimate. Tra l’altro su queste aree la Cooperativa ha già speso notevoli risorse derivanti dalle entrate di bilancio ordinarie e straordinarie (fondi messi a disposizione dalla Regione per i danni dell’alluvione), ripristinando con il proprio personale gran parte delle strutture danneggiate (recinzioni, cunette, banchine, parcheggi, impianti fognari, rete idrica ed elettrica); perciò i lavori da eseguire per il completo riavvio di tutte le attività sportive possono essere valutati in poche centinaia di migliaia di euro, necessari per eseguire lavori di manutenzione straordinaria ad alcune strutture (coperture dei campi da tennis) e per far ripartire le attività nel campo di calcio (attualmente ceduto in comodato d’uso all’Oratorio della Parrocchia Madonna di Lourdes).
BACINO SPERIMENTALE DEL RIO SAN GIROLAMO
Infine vorremmo sottolineare che il Piano Hydrodata ha proposto, in perfetto accordo con l’Associazione 22 ottobre e con quanto da subito emerso tra gli esperti a livello regionale, la necessità e l’utilità di istituire nel bacino del Rio san Girolamo un “Bacino sperimentale”
Come giustamente riportato nello studio:
L’analisi dell’evento in esame, i fenomeni che si sono verificati, la tipologia del bacino i prossimi interventi di messa in sicurezza, la presenza dell’invaso, suggeriscono di eleggere il bacino idrografico del Riu San Girolamo a bacino sperimentale ai fini del:
1. monitoraggio delle portate al colmo e dei fenomeni di trasporto solido;
2. messa a punto di un sistema di allerta idrometrica basato su soglie pluviometriche;
3. taratura dei metodi per il calcolo del trasporto solido.
Sollecitiamo quindi che vengano immediatamente messi in campo i suggerimenti descritti nel Piano , grazie alle somme poste nel quadro economico e a disposizione dell’Amministrazione.